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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 17 DICEMBRE 2024

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Confiscati beni per 7 mln ai clan dei Gallico di Palmi e dei Cordì di Locri

Confiscati beni per 7 mln ai clan dei Gallico di Palmi e dei Cordì di Locri

| Il 17, Dic 2013

Effettuata una confisca contro le due cosche che operano sul versante ionico e tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Ingente il valore delle proprietà che erano state sequestrate nel corso di precedenti indagini

Confiscati beni per 7 milioni ai clan di ‘ndrangheta dei Gallico di Palmi e dei Cordì di Locri

Effettuata una confisca contro le due cosche che operano sul versante ionico e tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Ingente il valore delle proprietà che erano state sequestrate nel corso di precedenti indagini

 

REGGIO CALABRIA – La Polizia di Stato di Reggio Calabria ha eseguito provvedimenti di confisca, disposti dall’Autorità giudiziaria reggina, riguardanti beni immobili e società riconducibili ad esponenti delle cosche dei Gallico e dei Cordì, che erano stati precedentemente sequestrati al termine di indagini contro la ‘ndrangheta.

Le ‘ndrine Gallico e Cordì operano rispettivamente sul versante tirrenico e ionico della provincia reggina. Il valore complessivo dei beni confiscati ammonta a circa sette milioni di euro.

Società, imprese, villette, appartamenti e conti correnti: sono questi i beni confiscati dalla polizia di Stato di Reggio Calabria nei confronti di presunti affiliati alle cosche dei Gallico e dei Cordì, operanti rispettivamente sul versante tirrenico e ionico della provincia reggina. Il primo provvedimento, emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione – ha interessato Giuseppe Gallico, 58 anni, e la moglie Maria Carmela Surace (55), ritenuti appartenenti alla cosca Gallico di Palmi. La confisca trova origine nell’operazione “Cosa mia” coordinata dalla Dda reggina e condotta dalla squadra mobile di Reggio e dal Commissariato di Palmi nei confronti di 52 persone ritenute tra i maggiori esponenti delle ‘ndrine dei Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano di Palmi e di quelle contrapposte dei Bruzzise-Parrello operanti nel limitrofo comune di Seminara, protagoniste di una sanguinosa faida consumatasi tra il 2004 e il 2008. Con il provvedimento, il Tribunale ha disposto la confisca di un fabbricato a quattro piani situato a Palmi e, secondo l’accusa, frutto di attività estorsiva. Il fabbricato, per l’accusa, oltre a essere la residenza dei Gallico, era la base logistica degli affari criminali della famiglia. All’interno, in passato, sono stati individuati rifugi per nascondere i latitanti della ‘ndrina. Tra i beni confiscati figurano una villetta, una lavanderia che si sarebbe sviluppata grazie all’intimidazione posta in essere dai Gallico che avrebbero costretto il titolare di un’impresa concorrente a cedere loro metà dell’attività di lavaggio delle lenzuola utilizzate dagli operai alloggiati nei campi-base della Salerno-Reggio Calabria o, in alternativa, a versare un’equivalente somma di denaro, due auto e vari conti correnti e libretti di deposito a risparmio. Ai coniugi è stata applicata anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di ps per cinque anni per Giuseppe Gallico e di quattro per la moglie, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Sule versante ionico reggino, invece, è stata eseguita la confisca disposta nella sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria della società “Italcantieri Costruzioni Generali s.r.l.” e della ditta individuale “Tallura Antonio”, già nella disponibilità dei fratelli Antonio e Francesco Tallura, di 48 e 41 anni, attualmente detenuti. La sentenza, adesso divenuta definitiva, è giunta a conclusione del processo seguito all’operazione “Shark” condotta nel 2009 dalla squadra mobile e dal Commissariato di Siderno contro la cosca Cordì di Locri. Con la sentenza, i fratelli Tallura sono stati condannati, rispettivamente, a 7 e 6 anni di reclusione per associazione mafiosa.