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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 23 GENNAIO 2025

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Finita dopo 5 anni la latitanza del boss di Cirò Silvio Farao. Era in una villetta a Cariati

Finita dopo 5 anni la latitanza del boss di Cirò Silvio Farao. Era in una villetta a Cariati

| Il 08, Feb 2014

Il blitz è scattato nel corso della notte. Era fuggito nel 2008 dopo essere stato arrestato al termine di un altro periodo di latitanza

Finita dopo 5 anni la latitanza del boss di Cirò Silvio Farao. Era in una villetta a Cariati

Il blitz è scattato nel corso della notte. Era fuggito nel 2008 dopo essere stato arrestato al termine di un altro periodo di latitanza

 

CROTONE – I carabinieri del Comando provinciale di Crotone hanno arrestato il boss latitante Silvio Farao, ritenuto il capo dell’omonima famiglia operante a Cirò, il cui nome era inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia. Latitante dal 2008, Farao era stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado.
Farao, 66 anni, è stato individuato e arrestato in un’abitazione rurale situata in piena campagna nel territorio di Cariati, comune del cosentino al confine con la provincia di Crotone. Quando i carabinieri del Comando provinciale di Crotone hanno fatto irruzione, il latitante si è arreso senza opporre resistenza. Farao era latitante dal novembre del 2008 quando evase dagli arresti domiciliari ai quali era stato posto pochi giorni prima, dopo essere stato arrestato al termine di un altro periodo di latitanza. L’uomo era stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per l’omicidio di Mario Mirabile, ucciso a Corigliano Calabro (Cosenza) nel 1990 ed è ritenuto dagli investigatori un capomafia di grosso spessore criminale. In attesa che la sentenza di condanna diventasse definitiva, a Farao era stata imposta la sorveglianza speciale. Dopo ripetute violazioni, la Procura di Crotone aveva chiesto e ottenuto, come aggravamento della misura, gli arresti domiciliari. Il 7 settembre 2007, però, il boss era fuggito una prima volta per essere arrestato il 4 novembre 2008. All’epoca furono disposti nuovamente i domiciliari, in quanto gli veniva contestata solo la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale in attesa della definizione del processo per omicidio.

Presi anche due fiancheggiatori
Due persone, Gregorio Erario, e la moglie, Loredana Campana, entrambi di 44 anni, sono state arrestate per favoreggiamento nell’ambito dell’operazione che ha portato alla cattura del boss latitante della ‘ndrangheta Silvio Farao. L’operazione è stata compiuta nel corso della notte dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone. Farao occupava l’appartamento a piano terra di una palazzina nella quale al piano superiore abitano i due coniugi arrestati per favoreggiamento. La palazzina si trova in località Vascellero di Cariati, in una zona con le strade prive di segnaletica e con una vegetazione rigogliosa.
Dda Catanzaro: era un capo temibile
E’ ritenuto dalla Dda di Catanzaro un “capo temibile” e per quattro anni è stato cercato “per mare e per terra” fino a quando i carabinieri di Crotone non sono riusciti ad individuare il suo nascondiglio e lo hanno arrestato. Si è conclusa nella notte la latitanza del boss della ‘ndrangheta Silvio Farao, ritenuto il capo dell’omonima famiglia operante a Cirò, il cui nome era inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia. I particolari delle indagini e dell’operazione compiuta nel corso della notte dai carabinieri sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il Procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ed il comandante provinciale dell’arma, Col. Francesco Iacono. “Oggi – ha detto Lombardo – riusciamo finalmente ad eseguire una sentenza emanata nel 2009; una sentenza che è di fatto una pena a vita. Farao è stato inseguito dai Carabinieri per monti, mare e terra; ricercato in Calabria, Italia e anche all’estero. Un capo temibile perché Cirò è assurta al rango di Crimine. Grande merito va dato ai Carabinieri ed al comandante provinciale di Crotone, colonnello Francesco Iacono”. I carabinieri, come ha riferito il colonnello Francesco Iacono, hanno concentrato la loro attenzione in quella contrada osservando in particolare i movimenti della famiglia del latitante; un’attività tutt’altro che facile in quanto chi andava a trovarlo sapeva come muoversi con circospezione, usando sempre autovetture diverse e delle quali si praticamente è perso il conto. Nel corso delle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni ambientali e telefoniche, i Carabinieri sono stati anche aiutati dalla circostanza di essere venuti a conoscenza dei gusti del boss, al quale piace molto un amaro contenuto in bottigliette mignon. Proprio mettendosi sulle tracce di questa passione, i militari dell’Arma hanno evidentemente avuto conferma che Silvio Farao si trovava proprio in quella zona.