Prorogato lo scioglimento del Comune di Reggio, commissari per altri 6 mesi
redazione | Il 18, Feb 2014
La seduta del Consiglio dei Ministri si è svolta in tarda mattinata ed è durata pochissimi minuti. Il decreto è stato poi firmato dal presidente della Repubblica
# Bilardi amareggiato per la proroga del commissariamento al comune di Reggio Calabria
Prorogato lo scioglimento del Comune di Reggio, commissari per altri 6 mesi
La seduta del Consiglio dei Ministri si è svolta in tarda mattinata ed è durata pochissimi minuti. Il decreto è stato poi firmato dal presidente della Repubblica
REGGIO CALABRIA – Il consiglio dei Ministri svoltosi nella mattinata odierna e conclusosi a mezzogiorno ha accordato la proroga di sei mesi alla terna commissariale che guida il Comune di Reggio Calabria e che ne fece richiesta lo scorso dicembre. L’atto della proroga e’ in questo momento alla firma del presidente della Repubblica Napolitano. Il Consiglio comunale venne sciolto ad ottobre 2012 per contiguità con la ‘ndrangheta.
Il consiglio dei Ministri era stato convocato in tarda mattina ed è durato pochissimi minuti. Il prefetto Gaetano Chiusolo, a capo della terna commissariale, nel chiedere la proroga aveva sottolineato che i sei mesi di proroga sono necessari perchè «dopo un’operazione chirurgica, quale è stato lo scioglimento, segue la terapia e la riabilitazione, ancora siamo nella fase della terapia che proseguirà per sei mesi, dopo di che la fase della riabilitazione la potranno gestire gli amministratori eletti dal popolo». I sei mesi di proroga sono necessari, ha affermato il prefetto, perchè «dopo un’operazione chirurgica, quale è stato lo scioglimento, segue la terapia e la riabilitazione, ancora siamo nella fase della terapia che proseguirà per sei mesi, dopo di che la fase della riabilitazione la potranno gestire gli amministratori eletti dal popolo».
Commissari chiamati a evitare il dissesto. Corte conti boccia piano rientro preparato da terna guida Ente
Evitare la dichiarazione di dissesto finanziario. E’ questo il principale obiettivo della terna commissariale, presieduta dal prefetto Gaetano Chiusolo, che governerà la città di Reggio Calabria per altri sei mesi dopo la decisione di oggi di prorogare il commissariamento dell’Ente deciso nel 2012 per contiguità mafiose. I tre commissari, che nei mesi scorsi avevano chiesto la proroga del loro mandato, hanno già presentato un piano di rientro dal deficit che però è stato bocciato dalla sezione regionale controlli della Calabria della Corte dei conti. I giudici contabili, nella motivazioni della loro decisione, hanno sottolineato, tra l’altro, “l’insussistenza del presupposto sostanziale per l’accesso alla procedura di riequilibrio, essendo riscontrabili gli estremi della più grave situazione finanziaria reclamante l’immediata debita dichiarazione di dissesto finanziario”. Per la Corte dei conti, nonostante le indicazioni inserite nel piano di rientro del debito dalla terna Commissariale siano state “rigorose e onerose”, con tagli ai servizi anche di tipo essenziale e l’aumento massimo delle aliquote, è comunque insufficiente l’impostazione per il risanamento del bilancio di Reggio Calabria. La terna commissariale potrà adesso ricorrere contro la decisione.
Primo capoluogo provincia sciolto per mafia. Conferma decisione Tar Lazio. Ex sindaco dichiarato incandidabile
Il Comune di Reggio Calabria è stato il primo capoluogo di provincia sciolto per mafia. La decisione, presa il 9 ottobre 2012 dal Consiglio dei Ministri per “contiguità mafiose”, come spiegò l’allora ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, è stata poi confermata nel novembre scorso dal Tar del Lazio, che ha rigettato il ricorso presentato dall’ex sindaco Demetrio Arena sostenendo che la proposta ministeriale che ha condotto allo scioglimento ha dato “logicamente e adeguatamente conto di fatti storicamente verificatisi e accertati e quindi concreti”. Lo scioglimento, come spiegò all’epoca la Cancellieri, riguardò l’amministrazione in carica al tempo, guidata da Arena, e non quella precedente, che era stata guidata dall’attuale Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, che non fu presa in considerazione perché “la commissione – disse il ministro – si è insediata all’inizio dell’anno (il 2012, ndr), quando era già vigente questa amministrazione”. A seguito dello scioglimento del Consiglio, la Corte d’appello di Reggio Calabria, ai sensi della legge Severino, nei mesi scorsi ha sancito l’incandidabilità di Arena, nel frattempo diventato assessore regionale alle Attività produttive, e di Pino Plutino (detenuto per concorso esterno in associazione mafiosa), Luigi Tuccio, Walter Curatola, Giuseppe Eraclini, Giuseppe Martorano, Sebastiano Vecchio e Pasquale Morisani, tutti ex amministratori del Comune sciolto.
I motivi che portarono allo scioglimento
Appalti a ditte in odor di mafia; infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle società miste Multiservizi e Leonia; assessori, consiglieri comunali e funzionari legati da amicizia o vincoli di parentela a boss e pregiudicati: sono alcuni degli elementi che portarono allo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria per contiguità mafiosa. Rilievi che rappresentano la sintesi del lavoro svolto dal gennaio al luglio 2012 dalla Commissione d’accesso antimafia nominata dall’allora prefetto Luigi Varratta e condensati in poco più di 200 pagine dal suo successore, prefetto Vittorio Piscitelli, nella relazione inviata al ministro dell’Interno dell’epoca Annamaria Cancellieri. Un’ampia parte della relazione era dedicata alla situazione delle società miste, la Multiservizi e la Leonia, finite al centro di inchieste giudiziarie per la loro gestione che, secondo gli inquirenti, era di fatto in mano alle cosche della città. Riguardo alle municipalizzate, il gip di Reggio Calabria, nell’ordinanza che portò in carcere, nell’ottobre 2012, il direttore operativo della Leonia e 7 presunti affiliati alla cosca dei Fontana, scrisse: ”Si può ritenere, senza tema di smentite, come le società miste hanno rappresentato uno dei poli di attenzione della ‘ndrangheta, finendo con il rivelarsi strumento (l’ennesimo) mediante il quale la criminalità organizzata ha infiltrato (sarebbe meglio, forse, dire l’ha fatta propria) l’economia cittadina. Con la prima aggravante che ciò è avvenuto in un settore, come quello dei servizi pubblici, destinato alla collettività e con l’ulteriore aggravante rappresentata dall’incapacità (a voler essere ottimisti) del socio di maggioranza (Comune di Reggio Calabria) di controllare, nel corso degli anni, cosa accadesse in seno alla società mista”.
Da Scopelliti ed ex sindaco appello al voto. Scioglimento criticato da Pdl, ora Ncd voleva stop a commissari
La fine del commissariamento del Comune di Reggio Calabria ed il ritorno al voto è stato chiesto, a più riprese nelle ultime settimane, dal governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e dall’ex sindaco Demetrio Arena, e, più in generale, da tutto il Nuovo centrodestra. Il ministro dell’Interno e segretario del Ncd Angelino Alfano, l’8 febbraio scorso, intervenendo ad una iniziativa a Reggio Calabria, aveva detto ai giornalisti: “Ho detto a Giuseppe Scopelliti che su Reggio Calabria valuterò con la massima correttezza e prudenza istituzionale quanto è necessario fare”. Lo stesso Alfano, quando era segretario nazionale del Pdl, scrisse la prefazione ad un instant-book di 50 pagine dal titolo ”Reggio Calabria – La democrazia sospesa”, voluto dal Pdl per confutare le tesi di uno scioglimento definito ”ingiusto e scaturito da una relazione fallace, piena di errori, clamorose inesattezze e violente quanto ingiuste accuse a cittadini onesti”. Già all’indomani della decisione del Consiglio dei ministri dal Pdl si era sollevato un coro di critiche e di polemiche. Tanto che lo stesso Alfano, l’11 ottobre 2012, aveva dichiarato che ”il provvedimento assunto dal Governo nell’ultima seduta del Consiglio dei Ministri, riguardo lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, penalizza e condanna un’intera comunità e non rafforza la presenza dello Stato in questa parte di Paese”.