Candido (AlmCalabria): “Sul testamento biologico a Lamezia ossessioni medioevali”
redazione | Il 07, Apr 2014
“Anche se non ancora vincolanti per l’assenza di una normativa che li regolamenti, i registri dei testamenti biologici consentono al cittadino di esprimere anticipatamente, qualora si trovi in stato d’incoscienza sopraggiunto, di veder garantite le proprie volontà di accettare o meno i trattamenti sanitari di mantenimento in vita, in caso di specifiche malattie incurabili”
Candido (AlmCalabria): “Sul testamento biologico a Lamezia ossessioni medioevali”
“Anche se non ancora vincolanti per l’assenza di una normativa che li regolamenti, i registri dei testamenti biologici consentono al cittadino di esprimere anticipatamente, qualora si trovi in stato d’incoscienza sopraggiunto, di veder garantite le proprie volontà di accettare o meno i trattamenti sanitari di mantenimento in vita, in caso di specifiche malattie incurabili”
In attesa che il parlamento discuta la proposta di legge popolare su
Eutanasia Legale, sui registri dei testamenti biologici, se ne sentono di
tutte i colori. E’ quanto si legge in una nota di Giuseppe Candido,
militante del Partito Radicale.
Anche se non ancora vincolanti per l’assenza di una normativa che li
regolamenti, i registri dei testamenti biologici consentono al cittadino di
esprimere anticipatamente, qualora si trovi in stato d’incoscienza
sopraggiunto, di veder garantite le proprie volontà di accettare o meno i
trattamenti sanitari di mantenimento in vita, in caso di specifiche malattie
incurabili.
Facoltà garantita alla persona cosciente dall’articolo 32 della nostra
Costituzione, come divenne chiaro dopo la battaglia politica, non
personale, di Piergiorgio Welby, ma che in caso di perdita della capacità
di intendere e volere, come avvenne per la povera Eluana Englaro, necessità
di una stremante battaglia giudiziaria, lunghissima, che fu possibile
superare, in quel caso, solo grazie alla tenacia del padre di vedere
rispettate le volontà della figlia.
L’aver registrato le proprie volontà, dopo averle espresse davanti ad un
notaio che ne certifichi l’autenticità, rappresenta per il cittadino una
garanzia in più di veder rispettate le proprie volontà. Una garanzia che
non lede il diritto, a chi vuol sperare nel miracolo, di lasciarsi
sopravvivere attaccato ad una macchina.
Non è una battaglia tra chi è a favore della vita e chi, secondo alcuni,
sarebbe portatore di una cultura di morte.
Quella per i registri dei testamenti biologici e per l’eutanasia legale
contro quella clandestina, come fu nel caso dell’aborto clandestino che
drasticamente diminuì proprio dopo l’approvazione dell’aborto legale, sono
battaglie dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni, che promuovono la
vita, non la morte. La vita in cui si è liberi di scegliere fino alla fine,
secondo l’autodeterminazione che anche il Signore c’ha dato.
In Italia esiste, oggi, l’eutanasia clandestina e la rinuncia alle cure
avviene spesso nel silenzio delle mura domestiche, quando, come si dice,
“non c’è più niente da fare”. Il nostro Si all’eutanasia legale contro
quella clandestina, il nostro Sì ai registri dei testamenti biologici, è un
Si alla vita, alla tutela della vita e delle libertà proprio quando si è
nelle condizioni di massima fragilità, affinché nessuno decida per noi.
*La decisione del consesso civico di Lamezia Terme*, perciò, come quella
del consiglio Comunale di Botricello, primo in provincia di Catanzaro ad
adottare i testamenti, tra le pochissime amministrazioni d’Italia,
rappresenta un barlume di conquista di libertà. Ricordo che, depositata in
Parlamento, esiste una proposta di legge d’iniziativa popolare sottoscritta
anche da migliaia di calabresi, anche della città lametina.
*OSSESSIONI. A chi, come Monsignor Cantafora, vescovo di Lamezia, commenta
la decisione* del Consiglio Comunale della città della Piana dicendo che
“non siamo padroni della vita” e che tale decisione sarebbe, addirittura,
“portatrice di una preoccupante cultura di morte”, vorrei pacatamente
ricordare le parole di San Tommaso, quel Tommaso Moro canonizzato quale
martire da Pio XI nel 1935, che nell’Utopia *testualmente scriveva:
“Nella migliore forma di repubblica i malati incurabili sono assistiti nel
miglior modo possibile. Ma se il male non solo è inguaribile, ma dà al
paziente continue sofferenze allora sacerdoti e magistrati, visto che il
malato è inetto a qualsiasi compito, molesto agli altri, gravoso a sé
stesso, sopravvive insomma alla propria morte, lo aiutano a morire
liberandosi, lui stesso, da quella vita amara, ovvero consenta di sua
volontà a farsi aiutare dagli altri. Sarebbe – *aggiunge *- un atto
religioso e santo”. Anche Papa Francesco*, ha chiesto agli alti prelati di smetterla con
quelle che ha definito “ossessioni”. “Basta con queste ossessioni”, ha
detto. Voler impedire un normale trapasso imponendo alimentazione, idratazione e
persino ventilazione artificiali, se non volute dal paziente perché utili
solo al prolungamento della sua sofferenza, ci sembrano davvero ossessioni
medioevali.