“SS 106, non strada della morte ma della stupidità”
redazione | Il 23, Ago 2014
Ecco la lettera aperta di Lenin Montesanto: “E’ normale autorizzarvi feste e processioni? La gente ci muore, a Mirto ci installano le luminarie”
“SS 106, non strada della morte ma della stupidità”
Ecco la lettera aperta di Lenin Montesanto: “E’ normale autorizzarvi feste e processioni? La gente ci muore, a Mirto ci installano le luminarie”
Riceviamo e pubblichiamo:
A Fabio PUGLIESE Autore del Libro-Inchiesta “Chi è Stato?”
EPC
Al Sig. Prefetto di Cosenza – S.E. Gianfranco TOMAO
Al Sindaco di Crosia – Avv. Antonio RUSSO
Al Sig. Questore di Cosenza – Dott. Luigi LIGUORI
Rivolgo pubblicamente all’Ing. Fabio PUGLIESE che ha avuto il merito di riportare sulla drammatica questione meridionale della SS106 una consapevolezza ed un allarme sociali che erano stati sepolti dall’indifferenza, dall’apatia e dall’ipocrisia, lo stesso semplice interrogativo che, nell’ambito ed a nome di altre associazioni (Otto Torri sullo Jonio sugli assurdi Mercatini di Natale organizzati sulla SS106!), ponevano invano qualche anno fa.
Se la SS106 è strada della morte e se i numeri delle vittime sono quelli tristissimi che proprio PUGLIESE ci ricorda quasi ogni giorno, allora dobbiamo chiederci tutti ed una volta per tutte se debba essere ancora considerato normale che sull’ormai vergognoso tratto urbano di Mirto Crosia di quella stessa strada della morte, possa essere autorizzata e tollerata la totale anarchia quotidiana, in spregio al buon senso prima ancora che alle norme di sicurezza.
SU UNA STRADA DELLA MORTE, FORSE, NON SI AUTORIZZANO FESTE ED AFFOLLATE PROCESSIONI POPOLARI per uno o più giorni, avendo a disposizione tra l’altro un centro storico (quello di Crosia!) che, al pari di tutti gli altri che si affacciano sulla costa ionica, meriterebbe semmai un’attenzione istituzionale e turistica strategiche, del tutto opposte a quanto accade invece quasi ovunque alle nostre latitudini.
Su una strada della morte, forse, non si possono tollerare, a tutte le ore del giorno e della notte, parcheggi in doppia, tripla ed anche quadrupla fila; e soprattutto il sabato notte, all’altezza di esercizi commerciali e location di intrattenimento, quando la SS106 diventa rischiosissimo teatro di un viavai consistente di giovani automobilisti in andata o al rientro da discoteche e serate mondane, in particolar modo d’estate.
Su una strada della morte, forse, ci si aspetterebbe maggiore e più scrupolosa attenzione sui parcheggi selvaggi e violenti che, insieme alle sistematiche immissioni barbare, di fatto bloccano ogni giorno, con un’arroganza stradale specchio di una concezione proprietaria degli spazi pubblici e tra le espressioni più pericolose del diffuso familismo amorale, centinaia e centinaia di automobilisti costretti sull’unica arteria disponibile.
Su una strada della morte, forse, non si autorizzerebbe il montaggio e lo smontaggio, come avvenuto anche stamani (sabato 23 agosto), delle luminarie di qualsiasi festa laica o religiosa, in mezzo alla carreggiata, nel bel mezzo della mattinata, in un sabato di agosto, con code chilometriche in entrambe le direzioni, con pedoni e famiglie zigzaganti da un lato all’altro per shopping e con pochi agenti di polizia municipale o impegnati altrove oppure curiosamente zelanti (per non dire altro!) nel voler impedire (come loro unica priorità in quel caos!) a qualche marziano scandalizzato da tanta assurdità ed inciviltà di immortalare e raccontare questa intollerabile anarchia.
TUTTO CIÒ È ASSURDO, INCONCEPIBILE ED INTOLLERABILE.
E diventa ancor di più tale se quanto accaduto anche stamani (le foto allegate parlano da sole!) accade nello stesso territorio di quello stesso comune (Mirto Crosia) che ospita una legittima installazione per il controllo della velocità media (TUTOR) oltre i 60km/h, ubicata però esattamente dopo quella bolgia quotidiana di centro abitato e cioè nell’unico tratto libero della SS106 di quel comune (in località FIUMARELLA), senza immissioni laterali e quasi del tutto non urbanizzato.
E allora carissimo Fabio PUGLIESE,
rispettiamo fino in fondo la tua battaglia di civiltà.
Ma delle due l’una: o la SS106 è la strada della morte ed allora dovremmo tutti, istituzioni in primis, temerla e trattarla di conseguenza; OPPURE SAREBBE MEGLIO E PIÙ GIUSTO CHIAMARE LA SS106, STRADA DELLA STUPIDITÀ, DELL’ANARCHIA E DELL’IRRESPONSABILITÀ. Facciamolo almeno per rispetto delle tante vittime che la insanguinano quasi quotidianamente.
Avv. Lenin MONTESANTO
Fiduciario Slow Food Sibaritide – Pollino