Approdonews difende il giornalista Domenico Latino L’ex vicesindaco di Gioia Tauro Jacopo Rizzo ha pubblicato su un social network i contenuti della conversazione privata avuta con il cronista per la mancata partecipazione ad una trasmissione televisiva
Lascia letteralmente sgomenti la scelta dell’ex vicesindaco di Gioia Tauro, Jacopo Rizzo, di pubblicare su Facebook i contenuti della conversazione privata avuta con il nostro Domenico latino a proposito della sua mancata partecipazione ad una nostra trasmissione. Fermo restando il diritto per chiunque di rispondere o non rispondere all’invito di una testata giornalistica, ciò che non è ammissibile è che si mettano in piazza dialoghi di lavoro, per puro spirito polemico, per fare politica con gli stessi, finendo con l’esporre il giornalista non ad una possibile ed ammissibile critica per un articolo da parte di un movimento politico – ma né più né meno – ad un attacco gratuito alla sua professionalità e senza possibilità di difesa.
Nelle parole usate da Latino per invitare il rappresentante di cittadinanza Democratica non c’era nulla di offensivo o di molesto, come pure durante la trasmissione nessuno aveva letto la risposta di Rizzo proprio perché risposta all’invito mandato nella chat privata di Facebook non c’era stata. Che poi il giornalista abbia voluto, in privato, esternare al politico il suo rammarico e la sua delusione per la strategia della comunicazione del movimento, considerando il suo interlocutore un personaggio pubblico non immune da analisi e il suo gruppo politico un soggetto politico che deve dare conto all’opinione pubblica, ciò non autorizza nessuno a utilizzare per fini politici il senso di una conversazione che Latino ha intavolato nell’esercizio della sua funzione professionale.
Cosa avrebbe detto Rizzo se fosse avvenuta una cosa inversa, ovvero se Latino senza autorizzazione avesse utilizzato per un articolo le frasi estrapolate da una conversazione con lui? Ciò che vale per i giornalisti, ovvero di avere rispetto per le proprie fonti e per il ruolo dei propri interlocutori, deve valere anche per gli altri.
Non ha poi nessun pregio logico la difesa di Rizzo che dice che non è professionale la comunicazione tra un politico e un giornalista tramite una chat privata. L’arena pubblica contemporanea, ormai, è quotidianamente animata da operatori della stampa e leader che anche tramite internet parlano e si rispondono, chiedono e rilasciano interviste, annunciano politiche e subiscono critiche. Tutto alla luce del sole, però, senza imboscate propagandistiche come quella che ha teso Rizzo che, volendo trasformare una propria mancanza in una risorsa politica – dice infatti di non aver saputo dell’invito perché il suo profilo è consultato anche dalla compagna che non l’avrebbe avvisato – finisce per tentare di spostare a suo favore la propria caduta di stile. Se un giornalista non è più libero di dialogare senza ombre e sospetti con un politico, se cioè deve temere da un momento la messa all’indice per quello che dice, vuol dire che gli spazi di libertà che sono necessari per fare al meglio il nostro lavoro sono di colpo ristretti. Nell’esprimere solidarietà al nostro Latino, quindi, respingiamo fermamente la volontà di stabilire un grave precedente che suona anche come un tentativo di “avvisare” il giornalista per il futuro. Nessuna censura al nostro lavoro è tollerabile, meno che meno quella che passa attraverso l’insolita pubblicazione di una corrispondenza privata.