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TAURIANOVA (RC), SABATO 21 SETTEMBRE 2024

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Il senatore Nico D’Ascola parla del porto di Gioia Tauro E' necessario realizzare le infrastrutture che mancano per implementare l’attività dello scalo

Il senatore Nico D’Ascola parla del porto di Gioia Tauro E' necessario realizzare le infrastrutture che mancano per implementare l’attività dello scalo
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“Non c’è sviluppo economico senza i commerci”. E’ quanto affermato da Nico D’Ascola, candidato a presidente della Regione Calabria per Alternativa Popolare, il raggruppamento che vede insieme Ncd e Udc alle prossime elezioni regionali. “In questi anni il porto di Gioia Tauro è stato maltrattato in maniera indecorosa. Uno scalo che potrebbe dare benessere non solo alla Calabria, ma a tutta l’Italia se assumesse le dimensioni che potrebbe avere, se una certa politica che ha favorito i porti del nord Europa, soprattutto quelli tedeschi e olandesi, fosse controbilanciata da un’iniziativa che si radicasse nel centro del Mediterraneo. Per incentivare l’attività del porto di Gioia Tauro è necessario realizzare le infrastrutture che mancano, così si potrebbe ottenere un doppio risultato. Da un lato rafforzare le infrastrutture con l’alta velocità, con i treni che arrivano sino al porto e trasferiscono immediatamente le merci con un risparmio di circa 12 giorni di navigazione, dall’altro un risparmio di tempi ed economico. Si darebbe luogo a quello che può costituire un modello di sviluppo della Calabria, i commerci su scala addirittura mondiale, basti pensare alle rotte che vengono dai Paesi in via di industrializzazione con un tasso enorme di crescita. I Paesi dell’Oriente, come Cina e Corea, sono economie fiorenti che devono portare i loro manufatti verso i Paesi industrializzati in grave crisi, dunque uno sviluppo commerciale, ma anche la possibilità di implementare il turismo. Se non ci sono le strade, se mancano le ferrovie, gli aeroporti a prezzi ragionevoli al contrario di quelli che attualmente si praticano, tutto diventa una chimera. La pre condizione per lo sviluppo economico sono le infrastrutture. Parlare di industrializzazione è difficile, non solo per i costi, ma anche perché il modello industriale è declinante dappertutto. E’ necessario guardare ad un modello di economia che si fondi su commerci, turismo, servizi, agricoltura, il recupero delle tradizioni, dei mestieri e delle capacità individuali dei soggetti. Questo è un modello di sviluppo credibile, non costosissimo, che si reggerebbe sulla realizzazione di infrastrutture, facendo decollare la società, anziché pensare ad uno Stato o un ente territoriale che dall’alto debba risolvere i problemi della gente”.