Osservatorio sulla ‘ndrangheta: “Attenzione ai rapporti tra criminalità e gioco d’azzardo” Un plauso al Tar che ha rigettato il ricorso della Savini srl per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, dell’Ordinanza commissariale n.53 del 12.09.2014 nel punto in cui disciplina gli orari giornalieri di apertura delle sale giochi
L’Osservatorio sulla ndrangheta, nel plaudire alla decisione del Tar che ha rigettato il ricorso della Savini srl per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, dell’Ordinanza commissariale n.53 del 12.09.2014 nel punto in cui disciplina gli orari giornalieri di apertura delle sale giochi lancia l’allarme: attenzione ai rapporti tra criminalità organizzata e gioco d’azzardo. A documentare la presenza criminale delle mafie in questo settore, vi sono non soltanto le relazioni della direzione nazionale antimafia ma anche le ricerche della Consulta antiusura e dell’Osservatorio sulla ndrangheta. Il ricorso dell’esercente per richiedere la sospensiva e probabilmente anche il risarcimento danni, così come è successo in altre città d’Italia, per il mancato guadagno vuol dire che lo stesso non ritiene sufficienti per il suo ‘business’ dodici ore di funzionamento continuo della sua sala giochi. E intanto molti disoccupati e pensionati trovano occupazione sullo sgabello di slot machine o “macchine mangiasoldi”: rulli, videopoker, multistation, newvideo che alimentano la psicosi ossessivo-compulsiva che annovera, tra l’altro, la dipendenza dal gioco. Adesso quello che l’opinione pubblica chiede è una corretta applicazione dell’Ordinanza e soprattutto che non si facessero passi indietro. Un’Ordinanza necessaria non soltanto per contrastare le ludopatie ma per mettere un freno ad uno dei business della criminalità organizzata, a fronte dei ricorsi da parte degli esercenti di sale slot che si moltiplicano in tutt’Italia: Genova, Milano, Pavia, Ravenna, Napoli, ecc. Ma è lo Stato, della serie “il pesce puzza dalla testa”, a doversi fare carico di una seria regolamentazione del settore che al momento è affidata alle iniziative delle singole amministrazioni comunali. Pochi, peraltro, i controlli interforze che dovrebbero garantire una corretta applicazione delle Ordinanze. D’altronde, il peso del sommerso criminale nel volume di gioco delle slot machine è ben illustrato dalla ricerca del sociologo Maurizio Fiasco della Consulta delle Fondazioni antiusura realizzata in collaborazione con l’Osservatorio sulla ndrangheta : nella provincia di Reggio la stima, considerata la differenza percentuale tra il registrato ed il nero, è seconda solo a quella di Napoli ed ammonta al 95,54 per cento. Nella sostanza la ricerca, squisitamente statistica, dice che circa la metà del giocato sia ignoto ai Monopoli di Stato. Ma altre voci autorevoli, come quella del giornalista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, parla di “pozzo senza fondo del gioco d’azzardo”, riprendendo proprio il rapporto della Consulta Nazionale antiusura in cui si evince che le famiglie italiane l’anno scorso hanno speso ben 100 miliardi in azzardo su un volume complessivo di consumi che si aggira sugli 800 miliardi di euro. Un business da capogiro che spesso diviene criminogeno, secondo il rapporto della Consulta, quando dice che “la disoccupazione alimenta la propensione verso l’azzardo che, a sua volta, è diventato un indotto per il prestito a usura e un’opportunità per la criminalità organizzata; con ciò incidendo in maniera funesta sulla più grave crisi economica dal secondo dopoguerra”. Ma non è tutto. Perché le conseguenze della dipendenza dal gioco cominciano a farsi pesanti, tanto da far dire a Maria Angela Ambrogio del Cereso, una struttura che si occupa del recupero di soggetti dipendenti dall’abuso di sostanze illegali ma anche dal gioco d’azzardo, che l’intervento di recupero non basta. Anche al numero verde sul gioco d’azzardo, istituito dall’Osservatorio sulla ndrangheta, arrivano soprattutto richieste di aiuto per la dipendenza dal gioco. Molti sono giovanissimi e in condizioni finanziarie disperate.