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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Usura ed estorsioni, commerciante si ribella: sei fermi nel Vibonese Sono stati i carabinieri a ricostruire anni di violenze subiti da un commerciante che aveva chiesto un prestito dopo essere rimasto vittima di due rapine

Usura ed estorsioni, commerciante si ribella: sei fermi nel Vibonese Sono stati i carabinieri a ricostruire anni di violenze subiti da un commerciante che aveva chiesto un prestito dopo essere rimasto vittima di due rapine
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VIBO VALENTIA – Si ribella ai suoi estorsori, li denuncia ai carabinieri e li fa fermare. I militari del reparto operativo del comando provinciale di Vibo Valentia hanno eseguito sei provvedimenti di fermo emessi dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. L’operazione “Insomnia” fa luce su un vasto giro di usura ed estorsioni compiute, mediante il ricorso alle modalità mafiose, nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. La vittima è un commerciante di abbigliamento e di oggetti preziosi che, dopo due rapine fruttate ai malviventi, nel complesso, quasi 500.000 euro, ha avuto necessità di denaro per riavviare l’impresa. Le somme sono state prestate dal 2010 al 2014.

Secondo quanto appurato dagli investigatori, a garanzia degli interessi e del capitale, gli usurai si sono fatti consegnare due orologi Rolex, una partita di gioielli e pietre preziose, assegni e una scrittura privata che li ponesse al riparo da possibili denunce. Sempre secondo quanto si apprende, per ottenere i pagamenti, inoltre, i fermati hanno minacciato gravi ritorsioni ai danni del soggetto passivo e dei suoi familiari («Se ti vedo ti scasso la pancia»; «…per colpa tua sto facendo brutta figura con tutte le persone …vedi di onorare gli impegni presi altrimenti qui diventa come il giorno dei morti»; «…non ti azzardare a denunciarmi, altrimenti dove ti trovo ti spacco e tieni conto che ho anche quel pezzo di carta che mi tutela»).

Quando il commerciante ha deciso di non mostrarsi in pubblico per un certo periodo di tempo, i suoi “creditori”, nel tentativo di rintracciarlo, hanno cercato di recuperare il numero di telefono del figlio e ipotizzato una spedizione punitiva a casa sua stile “arancia meccanica” («Io vorrei incontrarlo adesso qua, davanti alla moglie e al figlio …lo faccio mortadella e può anche gridare …la moglie e il figlio li chiudo nella stanza e gli prendo i telefoni così non possono chiamare nessuno»).