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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 17 DICEMBRE 2024

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L’olio d’oliva italiano diventa raro Il mercato è controllato dalla mafia

L’olio d’oliva italiano diventa raro Il mercato è controllato dalla mafia
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L’inverno caldo, un’estate piovosa, grandine a settembre.
Marco e Massimo Verniani denunciano la peggiore raccolta di tutti i tempi, la loro azienda
produce 9.000 litri di olio di altissima qualità a Tatti nel sud della Toscana, con raccolta a
mano e spremitura a freddo.
“Quest’anno i 200 litri di olio che abbiamo prodotto, non bastano nemmeno per la nostra
numerosa famiglia.”
Per la prima volta dal 1874, dice Pietro Clarici da Foligno (Umbria) – “ le mie cisterne sono
vuote, la mia azienda con 25.000 piante d’olivo danno di media una produzione di 200.000
litri di olio biologico di primissima qualità (olio extravergine di oliva), quest’anno non
soltanto la quantità, ma anche la qualità lascia a desiderare.”
In una lettera ai suoi clienti abituali, ha comunicato che per evitare di non lasciarli senz’olio
sta cercando di reperire olio di qualità da altre regioni d’Italia.
La cosa non è semplice, perché olio di qualità al momento in Italia è raro.
La colpa non è esclusivamente da addebitare alle avversità climatiche, ma anche ad un
piccolo insetto, la mosca olearia (Bactrocera oleae).
Essa si riproduce con temperature calde e umide, posando le sue uova nel frutto, le larve
si inseriscono all’interno della polpa che a loro volta si riproducono da 2 massimo 3 volte.
Normalmente in estate calde e secche, la maggior parte di loro muoiono senza interventi
esterni.
Purtroppo quest’anno non è stata un’estate calda, a questa situazione si sono aggiunte le
grandinate che hanno contribuito a mettere in ginocchio il comparto.
La produzione è calata di oltre un terzo, nelle classiche regioni produttrici di olio di qualità,
come l’Umbria e la Toscana è andata ancora peggio con un calo di porzione tra il 45 e
70% dove in alcune aziende il raccolto è stato zero.
Mentre per i produttori è una situazione disastrosa, da una parte, dall’altra si aprono
periodi lucrativi per i falsari dell’olio e per coloro che sfruttano le maglie larghe della legge
per raggiungere enormi profitti, perché il mercato de “l’oro verde” come viene definito in
Italia l’olio d’oliva, come da regola offre a molti lo spazio per imbrogliare i consumatori.
Come ad esempio la dicitura “olio d’oliva” riportato sulle etichette, dovrebbe garantire un
blend di olive molite allo stato naturale e olio di olive raffinato.
Purtroppo è sufficiente una percentuale poco superiore all’un percento di olio d’oliva
naturale, all’interno di una brodaglia, sottoposta ad un processo chimico-meccanico di
raffinazione da olive fermentate, che spesso vengono raccolte da terra.
La stessa cosa succede anche per gli “oli di oliva” sottoposti ai controlli di qualità.
Per l’ IGP (olio italiano di indicazione geografica protetta) da regioni famose, indica
esclusivamente che basta un passaggio della filiera di trasformazione avvenga in una di
queste regioni, ad esempio la pressatura, ma da dove provengono le olive non interessa a
nessuno.
Resta il fatto che i controlli sono molto difficili, perché l’Italia è la piattaforma del
commercio internazionale dell’olio, ed esso non viene influenzato dai piccoli produttori, ma
controllato dalle grosse aziende e dalla mafia.
L’Italia con 464.000 Tonnellate dopo la Spagna è il secondo produttore di olio e nello
stesso tempo con 481.000 Tonnellate è il più grande importatore.