Annullato lo scioglimento del Comune di Bagaladi Tar Lazio: "Nessuna interferenza della 'ndrangheta". Accolto il ricorso proposto dall'ex sindaco e dal Consiglio comunale
E’ annullato lo scioglimento dell’Amministrazione comunale di Bagaladi (Reggio Calabria). Lo ha deciso il Tar del Lazio, accogliendo un ricorso proposto dall’ex sindaco Federico Pasquale Curatola e dai dodici ex consiglieri comunali. Tutti, a contestare i decreti con i quali nell’aprile 2012 fu disposto lo scioglimento del comune per 18 mesi, nonché di quello che dispose la proroga dello stesso scioglimento.
«L’esame del quadro delineato nella proposta di scioglimento – si legge nella sentenza del Tar – fa emergere la fondatezza della censura ricorsuale inerente la carenza nella fattispecie dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi locali».
Per i giudici, la vicenda da cui prese le mosse l’attività di indagine (il presunto intrattenimento da parte del sindaco di rapporti, desunti in via indiretta, con un giovane esponente di una cosca malavitosa reggina, finalizzati all’ottenimento di sostegno elettorale per la competizione del 2010), sarebbe «un elemento desunto esclusivamente da un’informazione di garanzia indirizzata al sindaco, nell’ambito di un procedimento che, nel prosieguo, si è concluso con l’archiviazione su richiesta del Pm. Correlativamente, si osserva che nessuno degli eletti risulta aver riportato condanne penali».
La tesi delle esistenti azioni di «interferenza amministrativa», poi, per i giudici amministrativi «si rivelano disfunzionalità non dissimili da quelle che interessano molte amministrazioni locali. Per tutte queste ragioni, il Tar ha ritenuto che il ricorso dovesse «essere accolto per quanto di ragione, disponendosi, per l’effetto, l’annullamento del gravato provvedimento di scioglimento e del relativo atto di proroga».
Il Consiglio comunale di Bagaladi era stato eletto il 28 marzo 2010, ed era stato sciolto dal Governo per la presenza di infiltrazioni e condizionamenti della criminalità organizzata. Il Prefetto della provincia di Reggio Calabria, Luigi Varratta, su delega del Ministro dell’Interno aveva disposto l’accesso, ai sensi della normativa antimafia, alcuni mesi prima dello scioglimento, a giugno. L’esecuzione del provvedimento era stata affidata ad una commissione costituita da funzionari prefettizi che ha effettuato una serie di accertamenti volti a verificare l’esistenza di eventuali tentativi di condizionamento da parte di organizzazioni malavitose al fine di incidere sull’attività amministrativa dell’ente locale. Infiltrazioni che, invece, sono state smentite dal Tar Lazio.