Nuove proteste a New York, occupato il ‘cubo’ della Apple. Svolta antirazzista di Obama Cortei lungo Fifth Avenue, manifestanti marciano verso Brooklyn
(ANSA) Terza serata di proteste a New York contro il razzismo e la violenza della polizia, con migliaia di persone in strada che chiedono giustizia per Eric Garner e per tutti gli afroamericani vittime degli agenti. A Manhattan un gruppo di manifestanti, partito da Columbus Circle, è entrato all’interno del ‘cubo’ della Apple sulla Fifth Avenue, a due passi dall’entrata sud del Central Park, e lo ha occupato, sorprendendo personale e clienti e causando l’interruzione dell’attività. All’interno del famoso punto vendita della Casa di Cupertino è stato quindi inscenato il cosiddetto ‘die-in’, con i manifestanti stesi in terra che si fingono morti. Questi ultimi sono poi usciti riunendosi al corteo lungo la Quinta Strada.
Un altro corteo si è messo in marcia da Rockfeller Plaza. Per molti dei manifestanti l’obiettivo è camminare fino a Brooklyn, dove è in corso la veglia per un altro giovane afroamericano disarmato ucciso da un agente la settimana scorsa. Tutti i ponti e i tunnel di Manhattan sono presidiati dalle forze dell’ordine che temono nuovi blocchi stradali e un’affluenza di manifestanti molto maggiore rispetto alle due serate precedenti, vista la concomitanza del weekend. Proteste in strada e blocchi stradali anche in altre città, con un gran numero di manifestanti soprattutto a Boston, Pittsburgh e Miami.
Pronta la svolta ‘antirazzista’ di Obama – Basta persone fermate, controllate, perquisite o indagate solo per il colore della loro pelle. L’amministrazione Obama è pronta a varare la più importante svolta antirazzista degli ultimi decenni nel campo della sicurezza. Una svolta che si affianca alla già annunciata stretta sulla polizia. Il ministro della giustizia Eric Holder si appresta infatti a presentare, all’inizio della prossima settimana, le nuove regole che bandiscono per la prima volta sul piano nazionale il cosiddetto “racial profiling”, la controversa pratica secondo cui i fattori razziali diventano fondamentali nel determinare l’intervento da parte delle forze dell’ordine. Una pratica che da sempre per le associazioni per la difesa dei diritti civili è illegale. E più volte criticata dallo stesso presidente Obama. Il concetto di “profilazione razziale” – rivela il Washington Post – sarà inoltre esteso in modo da evitare che gli agenti dell’Fbi, nell’aprire un’indagine, possano considerare determinanti anche fattori come la religione e la nazionalità di origine. Ci saranno però delle eccezioni, legate sostanzialmente alla lotta al terrorismo e all’emergenza dell’immigrazione clandestina. Come rivela sempre il Washington Post, le nuove regole non varranno per molti agenti e funzionari dipendenti dal Department of Homeland Security, quelli che si occupano dei controlli negli aeroporti o ai confini meridionali degli Stati Uniti. Una decisione questa – scrive il Post – a cui si è arrivati dopo un duro scontro all’interno dell’amministrazione federale, con alcuni massimi dirigenti contrari ad esentare gli uomini della Transportation Security Administration (Tsa) e quelli dello Us Customs and Border Protection.