Monsignor Galantino saluta la diocesi di Cassano Ultimo giorno da vescovo prima di trasferirsi definitivamente a Roma alla guida della Cei
Nessun bilancio delle cose fatte. Solo lo sguardo proiettato al futuro, cioè «là dove il Signore ci chiama». Monsignor Nunzio Galantino saluta la diocesi di Cassano e i suoi fedeli per trasferirsi a Roma e mettersi completamente a disposizione della Cei. Senza «fare bilanci o raccontarci eventi o emozioni che, pur importanti, devono trovare altri spazi ed altri tempi per essere evocati» ha detto nella sua omelia. Senza «attardarci a parlare di noi, di quello che abbiamo fatto insieme in questi tre anni», ma solo «per farci aiutare dal Signore a proseguire il nostro cammino, per domandare al Signore di farci ancora dono del suo Spirito perché la nostra testimonianza dovunque Egli ci chiama – possa essere sempre di più una testimonianza credibile».
Le celebrazioni, quindi, i ricordi, quanto realizzato passa tutto in secondo piano. Anche perchè monsignor Galantino nelle sue parole ha battuto soprattutto su un punto: la necessità del perdono. Sempre e comunque. E in qualche maniera richiamando quel “vengo a chiedervi scusa” che annunciò la visita pastorale di Papa Francesco a Sibari lo scorso 21 giugno: «Dove il mondo dice che il perdono è un atto umiliante e un gesto di debolezza, la Chiesa è chiamata a vivere e a far vivere il perdono come un gesto di coraggio e di grande maturità spirituale» ha spiegato il presule ricordando il dialogo tra Pietro e Gesù nel vangelo di Matteo, e ammettendo come la necessità di perdonarsi sia uno scoglio con cui ogni cristiano è chiamato a misurarsi. «Ma con la risposta data a Pietro, Gesù vuole assicurarci che il Signore ha messo in noi una capacità illimitata di perdono – ha aggiunto monsignor Galantino – Penso rimaniate anche voi sorpresi quando sentite o leggete di perdono offerto in situazioni e a persone alle quali voi personalmente fareste fatica a perdonare. A me questo è capitato e capita. E la sorpresa è tanto più grande quando vedo la fatica che io stesso faccio a guardare con occhio di benevolenza chi parla male di me o chi danneggia la mia reputazione ingiustamente. Sì, io faccio fatica, in questi casi, a perdonare. Eppure la cronaca ci presenta esempi di perdono offerto e accolto».
Infine la conclusione: «Chi non è consapevole del perdono che il Signore gli concede, difficilmente sentirà il bisogno di perdonare».
La diocesi di Cassano a questo punto è pronta a ripartire: il nuovo vescovo è don Francesco Savino, 60 anni, di Bitonto, prete dal 1978, oggi parroco e rettore del santuario dei santi medici Cosma e Damiano di Bari.