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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 05 DICEMBRE 2024

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Nesci (M5s): “Scura e Urbani applichino a tutti gli ospedali gli antani innovativi” "Anche negli altri nosocomi la riattivazione del punto nascita come Melito Porto Salvo"

Nesci (M5s): “Scura e Urbani applichino a tutti gli ospedali gli antani innovativi” "Anche negli altri nosocomi la riattivazione del punto nascita come Melito Porto Salvo"
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«La riattivazione del punto nascita all’ospedale di Melito Porto Salvo è una previsione innovativa della nuova rete dell’assistenza, decretata lo scorso 2 aprile». Lo dichiara la deputata M5s Dalila Nesci, a commento del documento di riorganizzazione della sanità calabrese licenziato dal commissario governativo Massimo Scura ma predisposto soprattutto dal subcommissario Andrea Urbani. La parlamentare M5s prosegue: «La commissione per il rientro sanitario si caratterizza per l’innovazione, che possiamo apprezzare da Palermo ad Aosta, senza vibrante protesta. Ciononostante – aggiunge la parlamentare – i criteri innovativi di tale felice scelta per l’ospedale di Melito Porto Salvo devono essere applicati anche per gli ospedali di San Giovanni in Fiore, Acri, Tropea e gli altri, che non hanno avuto la riattivazione dei punti nascita, pur avendo, come Melito, meno di 500 parti all’anno; numero minimo necessario, secondo il Ministero della Salute». «Poi, le tre cardiochirurgie – continua la parlamentare M5s – inserite nella nuova rete, due delle quali a Catanzaro, sono l’applicazione del principio antanico del ‘non c’è due senza tre’, per il quale tanta elaborazione vi è stata sin dai tempi di Adamo, ovviamente non il politico». «A questo punto – conclude Nesci – posto che per fortuna la nuova rete prescinde abbastanza dal nuovo Patto per la salute, di cui in Calabria sappiamo fare a meno, è opportuno che la commissione per il rientro e il governatore regionale procedano in piena e solida collaborazione al raddoppio del finanziamento all’Università di Catanzaro, che, basato sul dato storico e non sull’effettiva produttività, ha un costo di 30 mila euro al giorno, buttati in nome delle vacche grasse».