Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 18 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

I paladini dell’esibizionismo Riflessioni del giurista Giovanni Cardona sul potere giudiziario

I paladini dell’esibizionismo Riflessioni del giurista Giovanni Cardona sul potere giudiziario
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Una pletora consistente di giudici asserisce che l’attuale posizione della magistratura è garantita da una Costituzione che lascerebbe poco margine modificativo, se non attraverso le leggi ordinarie.
Quello che sottacciono è che l’autonomia della magistratura sia talmente illimitata da sconfinare, spesso, in una sorta di anarchia comportamentale, generando nella funzione giurisdizionale il frutto amaro dell’incertezza del diritto.
Ma è proprio la posizione costituzionale dei pubblici ministeri, correlata alla consequenziale ed ineluttabile mancanza d’ogni ragionevole controllo, che muove non pochi di loro verso frenetici protagonismi sfocianti in interminabili sequele giudiziarie, assorbenti le migliori energie ed intellighenzie; o indagini grandangolari e temporalmente illimitate che prendono l’avvio dalle faconde ed incentivate propalazioni di pentiti.
Da non sottacere sulle forze dell’ordine, cooptate anch’esse nei faraonici disegni storico-politici di pubblici ministeri e giudici, tanto da assorbirne in maniera contorta, esaltata ed esibizionisticamente patologica realtà che andrebbero elaborate con grande umiltà e con le dovute precauzioni, quali le scorte in generale o la protezione dei collaboranti in particolare.
Il risultato è che la criminalità comune italiana e straniera, avallata da un incredibile ed allarmante impunità, impazza minacciando di travolgere la gente onesta.
Proprio questa loro mal dissimulata “eccellenza” non declassabile a normalità da una servile e spregevole politica di accattoni, ha fatto perdere statisticamente il sempre bramato consenso popolare verso i magistrati, tanto che il giornale statunitense The Wall Street Journal ha attestato tra le sue colonne, come per l’Italia sarebbe salutare porre un freno all’eccessiva riverenza verso una screditata magistratura.
Le perplessità generali riguardano anche la magistratura giudicante, basta considerare episodi che offendono il senso estetico che negli italiani spesso ha maggiore importanza del sentimento etico, ove un presidente di sezione ammiccando con il pubblico ministero gli confida la tecnica del bastone e della carota da utilizzare con il processando imputato, al fine di estorcergli una ricompensata confessione.
D’altra parte i magistrati più lucidi tentano in extremis il recupero dei più pregnanti compiti d’istituto, cercando di tornare alla normalità, senza sovreccitazione, per trovare l’antidoto al tracollo diuturno della giustizia penale e civile.
La produttività e l’efficienza diminuiscono man mano che pubblici ministeri e giudici al loro seguito, salgono per crociate su gioiose macchine da guerra.
I sullodati sono lontani anni siderali dalle problematiche che accomunano milioni di semplici cittadini italiani, i quali informati da una corriva stampa hanno ormai disvelato la mal celata “eccellenza” magistratuale declassabile ad esibizionistica tracotanza.
Bisognerebbe scendere da cavallo ed uscire dall’armatura.
Questa è l’Italia di oggi dove si rischia di essere condannati da un tribunale del popolo composto da magistrati esibizionisti, giornalisti faziosi ed una folla di tricoteuses opportunamente istigata da immorali paladini della virtù.