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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 22 OTTOBRE 2024

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Fao, dire addio alla dieta mediterranea Necessario fermarne la scomparsa

Fao, dire addio alla dieta mediterranea Necessario fermarne la scomparsa
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La sottoalimentazione continua ad affliggere i paesi del Mediterraneo meridionale,
obesità e sovrappeso stanno diventando fenomeni sempre più comuni in tutta la regione.
Secondo un nuovo studio realizzato dalla FAO e dal Centro Internazionale di Alti
Studi Agronomici Mediterranei (CIHEAM), presentato Giovedì ad Expo Milano, ci saranno
effetti negativi dovuti al cambiamento dei comportamenti alimentari nella regione
del Mediterraneo. “La regione del Mediterraneo sta attraversando una transizione
nutrizionale che la sta allontanando dalla sua antica dieta, a lungo considerata
un modello per una vita sana e per sistemi alimentari sostenibili, in grado di preservare
l’ambiente e favorire i produttori locali”. Pertanto la ricerca auspica un programma
d’azione per promuovere delle diete più sostenibili in tutta la regione. Secondo
il rapporto la globalizzazione, la commercializzazione alimentare e il mutamento
degli stili di vita, tra cui anche il cambiamento del ruolo delle donne nella società,
stanno alterando i modelli di consumo nel Mediterraneo, allontanandosi da cibi quali
frutta e legumi verso un maggior uso di carne e prodotti caseari. Allo stesso tempo,
la regione nel suo insieme sta riscontrando un aumento delle malattie croniche legate
alle diete, che porta sempre più spesso a disabilità e morte. La sottonutrizione
è ancora un problema rilevante nel Mediterraneo meridionale, come lo è il ritardo
della crescita tra i bambini sotto i cinque anni di età, sia nei paesi del Mediterraneo
meridionale che orientale. “La dieta mediterranea chiamata anche ” Dieta cretese”
è nutritiva, ben integrata nelle culture locali, sostenibile in termini ambientali
e favorisce le economie locali,” ha affermato Alexandre Meybeck, Coordinatore del
Programma per i Sistemi Alimentari Sostenibili della FAO. “E per questo è essenziale,
per noi, continuare a promuoverla e sostenerla.”Per Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti [1]” , associazione che da anni sostiene l’incentivazione
a tutte quelle iniziative che propongono la “dieta mediterranea” e i suoi alimenti
base quale vero e proprio toccasana per la salute, in aperto contrasto con tutti
quelli stili di vita che hanno cercato di entrare prepotentemente nella quotidianità
delle famiglie italiane a partire dalle diete di matrice nordeuropea e nordamericana,
lo studio in questione assume straordinaria rilevanza non solo per la curiosa coincidenza
che le indagini statistiche siano state rivolte su donne del sud ed in particolare
della provincia di Lecce, ma soprattutto perché é stata commissionata e realizzata
dalla FAO, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite con il mandato di aiutare
ad accrescere i livelli di nutrizione. Ciò perché ormai da decenni noi italiani
abbiamo importato alcune cattive abitudini alimentari provenienti da oltreoceano,
mentre proprio gli americani si stanno rendendo conto che la dieta che da centinaia
di anni osserviamo nel Paese, quale principale regime alimentare, contribuisca in
maniera fondamentale al mantenimento di uno stato di salute sano anche in età avanzata.