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TAURIANOVA (RC), VENERDì 15 NOVEMBRE 2024

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Taurianova, Aldo Spanò condannato per diffamazione Spanò era stato querelato dai familiari di Cipriano Scarfò per gli attacchi su Facebook alla memoria del defunto martire antifascista

Taurianova, Aldo Spanò condannato per diffamazione Spanò era stato querelato dai familiari di Cipriano Scarfò per gli attacchi su Facebook alla memoria del defunto martire antifascista
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Si è conclusa con una condanna alla pena di mesi quattro di reclusione la vicenda processuale che vedeva coinvolti Aldo Spanò e i familiari del defunto Cipriano Scarfò. Il giudice ha disposto a carico dello stesso Spanò anche il pagamento delle spese processuali ed il risarcimento dei danni in favore della costituita parte civile, quantificati equitativamente in €. 10.000,00, oltre alle spese di costituzione e difesa liquidate in €. 1.700,00, iva ed accessori come per legge.
E’ stata questa la decisione del Tribunale di Palmi in Composizione Monocratica, nella persona del dott. Battaglia, in relazione al procedimento penale n° 3102/12 R.G.N.R., instaurato nei confronti del sig. SPANÒ ALDO, imputato nel predetto procedimento, per il reato di cui all’art. 595 comma 3 c.p., perchè comunicando con più persone, tramite il social network Facebook, offendeva la memoria del defunto Cipriano Scarfò. In particolare rivolgendosi ad un numero indeterminato di utenti, pubblicava sul predetto social network i seguenti messaggi:“Ragazzi Scarfò è stato un sabotatore che rubò il rame a Taurianova i più anziani lo dicono apertamente. Ed infatti per proprio per questo motivo non ha mai ricevuto, alla memoria, alcuna medaglia da parte dello Stato. Se fosse stato veramente un martire della violenza nazi-fascista, dal dopoguerra ad oggi avrebbe senza dubbio ricevuto un riconoscimento ufficiale“ e ancora: “[…] Chi ruba per fame o meno non può diventare un eroe. Se dovesse passare questo concetto pensa quanti eroi si troverebbe la società nei prossimi anni…“.
Con l’aggravante di aver recato offesa con mezzo di pubblicità, segnatamente tramite il social network Facebook. Accertato in Taurianova il 02/06/2012 ed il 04/06/2012.
Alla prima udienza del processo si era costituito parte civile il sig. Benito Scarfò, per il tramite del proprio difensore Avv. Alfredo Giovinazzo, che aveva precedentemente querelato il sig. Spanò Aldo nella qualità di figlio del defunto Cipriano Scarfò, per i fatti di seguito esposti: Il sig. Scarfò Benito possiede un profilo su social network “Facebook”.
“Facebook” include alcuni servizi tra i quali la possibilità per gli utenti di ricevere ed inviare messaggi e di scrivere sulla bacheca di altri utenti e consente di impostare l’accesso ai vari contenuti del proprio profilo, attraverso una serie di “livelli” via via più ristretti e /o restrittivi a quelli sempre più diffusi.
Il Sig. Spanò Aldo, anch’egli titolare di un profilo su Facebook e non rientrante nella schiera di amici della persona offesa, alle ore 18,56 del 2/06/2012, rispondendo ad un precedente intervento su Cipriano Scarfò, padre del denunciante, barbaramente trucidato dai nazisti per atti di sabotaggio, pubblicava sulla bacheca del sito “foto e cartoline con ricordi di Taurianova”, i messaggi riportati nel capo di imputazione del decreto di citazione a giudizio e che in questa sede, per eccesso di zelo, si richiamano:
…Ragazzi Scarfò è stato un sabotatore che rubò il rame a Taurianova i più anziani lo dicono apertamente. Ed infatti proprio per questo motivo non ha mai ricevuto, alla memoria, alcuna medaglia da parte dello stato. Se fosse stato veramente un martire della violenza nazi-fascista, dal dopoguerra ad oggi avrebbe senza dubbio ricevuto un riconoscimento ufficiale…..
Ed ancora per rendere più esplicito il suo pensiero pubblicava in data 4 giugno 2012, in risposta ad un precedente commento, alle ore 17,31 il seguente messaggio:
…..Rocco tu hai ragione ma chi ruba, per fame o meno, non può diventare un eroe. Se dovesse passare questo concetto pensa quanti eroi si troverebbe la società nei prossimi anni….
Dal contenuto dei messaggi il sig. Benito Scarfò, figlio del compianto Cipriano, si è determinato a sporgere querela nei confronti dello Spanò, atteso il riferimento, purtroppo in termini dispregiativi, al defunto Cipriano Scarfò .
Preliminarmente, appare necessario sintetizzare la vicenda, che ha visto quale vittima l’eroe Scarfò, per come è stata ricostruita dagli storici e poi riportata da tutti i mezzi di informazione.
Per ultimo il Comune di Taurianova in collaborazione con l’Istituto Ugo Arcuri di Cittanova il 26.05.2012 hanno ricordato l’eroica figura di Cipriano Scarfò, antifascista libertario, fucilato dai Nazisti.
Tutte le maggiori testate giornalistiche regionali hanno riportato la storia di Cipriano Scarfò, che il 25 agosto del 1943 venne catturato dai nazisti in Piazza Duomo e caricato su un carro, condotto al campo tedesco dove alle 14,30 di quello stesso giorno, venne barbaramente trucidato, con l’accusa di sabotaggio, per avere tagliato i fili del telegrafo della Ventinovesima Divisione Tedesca Panzer Grenadier, che era accampata nella contrada Micigallo del Comune di Taurianova .
Per questi motivi è indubbio che l’epiteto, reiterato, di “ rubare ..rubò il rame” attribuito dallo Spanò al padre del querelante, precisamente al defunto Cipriano Scarfò, rappresenta un oltraggio alla memoria dello stesso, che annichilisce la morale ed il decoro della persona offesa e di tutti i cittadini democratici, che conoscendo la reale storia, anelanti di libertà , si volgono all’indirizzo dello Scarfò per trarne insegnamento e porgere deferente ringraziamento.
Lo stesso Spanò, non si limita a tale definizione ingiuriosa e diffamatoria, ma enuncia, nel corpo del messaggio, una serie di atti e fatti specifici, quali il riferimento agli anziani del paese e alla mancanza di riconoscimenti formali o medaglie, cercando, attraverso la mistificazione, di far passare un messaggio, teso esclusivamente a mortificare la memoria del defunto Scarfò, che in quanto proiezione morale ultraesistenziale è meritevole di tutela giuridica.
Da tali affermazioni emerge, con assoluta chiarezza l’intento del sig. Spanò di offendere la reputazione del defunto Scarfò Cipriano e conseguentemente del figlio Benito.
Infatti, commette il reato di diffamazione (art. 595 c.p.) chi offende l’altrui reputazione in assenza della persona offesa.
L’Avv. Alfredo Giovinazzo, difensore della costituita parte civile, ha dimostrato, nel corso della discussione, in modo inconfutabile, la sussistenza di tutti gli elementi integranti la fattispecie incriminante contestata allo Spanò.
Il Tribunale di Palmi ha, in data 20/07/2015, con la citata sentenza, definitivamente concluso una vicenda, che ha minato la memoria ed il ricordo storico sulla tragica vicenda del Sig. Cipriano Scarfò e dei suoi familiari, restituendo ad essi la giusta e meritata serenità e, soprattutto, riabilitando, anche agli occhi dei pochi millantatori, la immensa statura morale e inequivocabile irreprensibilità sociale del martire Cipriano Scarfò .
Con questa Sentenza il tribunale di Palmi ha recepito la vera storia di Cipriano Scarfò, eroe immolato sull’altare della libertà e della democrazia, spinto non da sterili interessi privati, ma dalla folgorante voglia di assicurare ai propri figli e alle generazioni successive quella libertà, che, in quel particolare momento storico, era in Calabria, in Italia e nel mondo fortemente compromessa.
Intanto, la difesa di Aldo Spanò ha già annunciato la volontà di ricorrere in Appello e quindi si procederà con un ulteriore grado di giudizio prima di una sentenza definitiva.