“Via Commissione Antimafia e magistrati in politica” E' la ricetta che suggerisce il sociologo Antonio Marziale, noto alle cronache per il suo impegno di presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori
“Abolizione della commissione parlamentare antimafia e obbligo per i magistrati di dimettersi almeno 5 anni prima di assumere eventuali cariche politiche”: è la ricetta che suggerisce il sociologo Antonio Marziale, noto alle cronache per il suo impegno di presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori.
Per Marziale: “La commissione parlamentare non ha senso se non per produrre carrierismi politici speculativi e incapaci di incidere, sul piano sostanziale, alla debellazione della fenomenologia, allora siano gli organismi inquirenti a preoccuparsi di questo lavoro, a patto che ci siano tempi ragionevoli di distacco tra l’impegno in magistratura e quello in politica”.
Il sociologo evidenzia: “Gli esempi Di Pietro e Ingroia non si sono rivelati costruttivi sul piano della percezione della magistratura presso l’opinione pubblica e anche il passaggio di Pietro Grasso direttamente dall’antimafia alla seconda carica dello Stato non può che indurre l’opinione pubblica a immaginare che l’autonomia tra poteri, costituzionalmente contemplata, non sia che una colossale chimera. Ben altra cosa fu l’impegno tecnico di Giovanni Falcone alla direzione degli affari penali del ministero della giustizia, ruolo previsto per un magistrato”.
“La vicenda Crocetta – conclude Marziale – rappresenta l’ennesima riprova di come l’antimafia sia uno status retorico più che un impegno sostanziale e un terreno di confronto finalizzato ad accaparrarsi il consenso e il problema è che a uscirne con le ossa rotte è sempre e solo lo Stato, verso cui la sfiducia della gente è ormai esponenziale”.