Il Tar rigetta il ricorso di Romeo: è lui il “male oscuro” di Taurianova? Approdonews analizza la sentenza del Tar Lazio - Prima parte
L’era di Domenico Romeo è definitivamente conclusa e nel peggiore dei modi. Su certi aspetti non è mai nata perché minata da ogni avversità possibile ed inimmaginabile. Tra commissioni di accesso, attentati e ben due scioglimenti, di peggio non poteva accadere.
La sua avventura amministrativa, pur essendo stato eletto con ampi consensi per ben due volte, sbaragliando tutti i suoi avversari, è stata contraddistinta dall’onta di due scioglimenti per infiltrazione mafiosa. L’ultimo, in ordine di tempo, nel 2013, dove la sentenza del Tar Lazio a seguito del ricorso dello stesso Romeo, ha rigettato tutto quanto e con esso posto la fine amministrativa di un sindaco che verrà ricordato (purtroppo), solo perché sciolto per mafia due volte consecutivamente.
Insieme a Romeo si penalizza una comunità, una città fatta gran parte di persone perbene. Si penalizza un contesto in cui ci vede protagonisti negativi agli occhi del mondo. Ed anche se, sia nella prima sentenza del Tar Calabria che in quest’ultima del Tar Lazio, si rammentava che lo scioglimento “non è sanzionatorio” ma è “preventivo”, l’onta e la vergogna rimangono tali. Per tutti quanti, nessuno escluso!
Abbiamo avuto sempre i nostri dubbi, sin dalla relazione del primo scioglimento sui reali contesti che avessero portato a tale estremo provvedimento, e questi dubbi sono stati rimarcati e sempre più vivi quando abbiamo letto la relazione del secondo scioglimento. Abbiamo finanche letto che Taurianova avesse dei collegamenti con ambienti camorristici (sic!), una sorta di copia ed incolla selvaggio che tanti hanno letto, ma pochi hanno commentato (?). Abbiamo assistito a personaggi politici (li chiamiamo così per convenzione), dove esultavano per questo scioglimento, addirittura si erano pompati a festa. Come se questo personaggio di nome Romeo, fosse un “male oscuro”, un pericolo da debellare o peggio un virus da tenere in quarantena. Non capendo però che sciogliere Romeo, ammonire Romeo, addirittura catalogare Romeo come un sindaco mafioso o vicino alle consorterie criminali, non è stata solo una penalizzazione dell’ex sindaco, ma è stata una mannaia che ha reciso la dignità di una società civile qual è la città di Taurianova. Chi asserisce il contrario non è affine alla buona fede, anzi è un qualcuno che non vuole (e non ha mai voluto bene alla città).
Scorrendo il dispositivo di sentenza, si resta allibiti come i giudici su certi aspetti “ammoniscono” i legali dell’ex sindaco, specie quando scrivono. «Nella proposta di scioglimento sono indicati in modo analitico le anomalie riscontrate ed i provvedimenti necessari per rimuovere tempestivamente gli effetti più gravi e pregiudizievoli per l’interesse pubblico. Tale successione procedimentale nel caso risulta rispettata né i ricorrenti presentano censure orientare a contestare il profilo procedimentale formalmente seguito, essendo piuttosto indirizzate a censurare nella sostanza il giudizio che ha portato all’impugnato decreto di scioglimento». Cioè, i giudici dicono che i ricorrenti contestano l’esito finale e quindi, lo scioglimento e non quello che nei fatti dovrebbe essere la parte più importante, ossia, perché si è arrivati e come a questo scioglimento, e quali siano stati i motivi di tale provvedimento, sin dall’insediamento della commissione di accesso.
Oltremodo, grave in una democrazia visto che è una legge tutta da rivedere, ovvero quella sullo scioglimento dei Comuni, perché non si può penalizzare una comunità, la sua amministrazione e gli organi elettivi solo per mere condizioni indiziarie. Non si può dire, «Ebbene, dato che lo scioglimento dell’organo elettivo si connota quale misura di carattere straordinario per fronteggiare un’emergenza a sua volta straordinaria, sono legittimati ampi margini discrezionali di apprezzamento dell’amministrazione nel valutare gli elementi sui collegamenti diretti o indiretti, non traducibili in singoli addebiti personali, ma tali da rendere plausibile il condizionamento degli
amministratori, pur quando il valore indiziario dei dati non sia sufficiente in sé per l’avvio dell’azione penale (…)»., catalogando inoltre Taurianova tra i paese in cui c’è “l’accertata o notoria diffusione sul territorio della criminalità organizzata (sic!)”. I giudici, sciorinando archivi di sentenze precedenti, ritengono che, «(…) è considerato legittimo lo scioglimento di un Consiglio comunale nel caso in cui sia l’andamento generale della vita amministrativa di un ente locale a subire influenze da un ipotizzato condizionamento “mafioso” (…)». “Ipotizzato condizionamento mafioso”!
Taurianova ha avuto tre scioglimenti per mafia, più di altri paesi limitrofi della Piana, in cui si respira ‘ndrangheta in ogni angolo, e dove in questi anni sono stati effettuati dalla magistratura numerosi arresti per mafia e confische di beni per svariati milioni di euro. Taurianova ha dei partiti politici (almeno si spera non solo nelle elezioni), ha un mondo associazionistico che si è scoperto in questi anni e che prima dell’avvento degli ultimi commissari prefettizi si ignorava finanche l’esistenza. Tutti insieme, per un riscatto sociale e per dire no, a questa ingiustizia al di là che si chiami Romeo o altro, e non sarebbe una cattiva idea. Perché la massima ingiustizia non l’ha subita un sindaco sciolto per mafia, ma l’ha subita una città! Ed è da qui che occorre ripartire.
(1 – continua)