Dalla Svizzera nuovo allarme su pericoli rete oscura Giovani fanno affari nel web comprando armi per poi rivenderle
Non é accaduto lontano dai nostri confini. Due giovani del Canton Ticino hanno rivelato
di aver comprato armi nel cosiddetto deep web, o rete oscura che dir si voglia –
un’area grigia di internet dove sarebbe possibile fare ogni acquisto illegale – per
poi rivenderle a ricchi collezionisti dell’est e guadagnando, a loro detta, migliaia
di franchi svizzeri. I due ragazzi di Lugano, ancora minorenni, intervistati nel
loro paese hanno raccontato il loro singolare business. Il campo d’azione, come detto
è il deep web o darknet, chiamato anche internet parallelo. Uno spazio in rete
non accessibile tramite i sistemi classici e che sfugge, spesso, al controllo delle
autorità e di cui più volte ne ha parlato lo “Sportello dei Diritti” segnalandone
i pericoli. La nuova, anche se non é poi così recente, frontiera dell’illegalità,
non é solo un sistema per fare “shopping” di armi. Ma anche materiale pedopornografico,
veleni, droga, farmaci proibiti. Tutto quanto di illegale esiste, lo si può trovare
sul deep web. Accedere al deep web non è particolarmente complicato. Si scarica
il browser noto come tor e grazie a questo si può accedere a una rete parallela,
non reperibile direttamente tramite Google. In sintesi chi conduce affari loschi
ha il vantaggio di non essere direttamente rintracciabile dalla polizia. Ma il rischio
di incappare in un’inchiesta internazionale c’è sempre. Ed è per questo che gli
informatici sconsigliano a tutti di entrare da quella porta. Non bisogna aprirla,
nemmeno per curiosità. Altrimenti c’è il serio rischio di avere problemi serissimi
con le autorità. In Svizzera, per esempio, è la polizia federale a occuparsi della
tematica. La portavoce dell’autorità, Myriam Stucki, sottolinea di non essere in
possesso di cifre, ma ha fatto notare di essere a conoscenza di varie piattaforme
in cui si commerciano prodotti illegali. Si va dalle droghe alle armi, ma è anche
possibile acquistare documenti falsi. Mentre rileva di non avere strumenti specifici
per stabilire se gli utenti del deep web siano minorenni o meno. D’altro canto però
é evidente che questo genere di tecnologie attira molto i giovanissimi. L’assenza
di numeri certi e la complessità del fenomeno, certamente in crescita, perché in
crescita é lo sviluppo della rete, la velocità di connessione ed il numero di utenti
in tutto il mondo, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti
[1]”,, comportano da una parte la necessità di un incremento dei controlli da
parte delle forze di polizia, in particolare di quelle postali, su base internazionale
perché la rete non ha confini, ma dall’altra che tocca ai media, ma anche alle famiglie
e agli educatori il compito fondamentale per quanto riguarda l’informazione e la
prevenzione in materia.