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TAURIANOVA (RC), SABATO 16 NOVEMBRE 2024

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“Tutelare la dignità umana di Domenico Larosa” La deputata M5s Dalila Nesci ha scritto una lettera all'arcivescovo di Ancona, il cardinale Edoardo Menichelli, e al vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, Francesco Milito

“Tutelare la dignità umana di Domenico Larosa” La deputata M5s Dalila Nesci ha scritto una lettera all'arcivescovo di Ancona, il cardinale Edoardo Menichelli, e al vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, Francesco Milito
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A tutela della dignità umana di Domenico Larosa, calabrese disabile per malasanità, la deputata M5s Dalila Nesci ha scritto una lettera all’arcivescovo di Ancona, il cardinale Edoardo Menichelli, e al vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, Francesco Milito, chiedendo il loro sostegno per la causa.
Larosa, affetto da una gravissima patologia conseguente alla nascita, vive dal 1985 in un centro riabilitativo delle Marche. Di recente l’Asp di Reggio Calabria ne ha disposto il trasferimento in una rsa calabrese entro la fine di agosto, per motivi legati al pareggio di bilancio in sanità.
Al cardinale Menichelli e al vescovo Milito, la parlamentare M5s ha scritto: «Finora nessuno si era accorto della dimora marchigiana di Domenico, che vi ha ricevuto cure e vicinanza cristiane, prima che in Calabria si avviasse una particolare revisione di spesa. Al giovane, infatti, è imposto il ritorno in Calabria, a fronte di un risparmio di circa 35 mila euro all’anno, mentre la stessa Azienda sanitaria ha, per altra questione, attivato una consulenza di 600 euro al giorno. Non è giusto, perché Domenico ha vissuto quasi tutta la sua vita nel centro marchigiano che l’ha ospitato e ripreso. Lì i sanitari lo conoscono bene, sanno comunicare con lui e Domenico riesce a trasmettere i suoi bisogni e sentimenti, nonostante la patologia di cui soffre».
Nella sua lettera, Nesci ha precisato: «Il ritorno di Domenico in Calabria per motivi legati al pareggio di bilancio, soprattutto alla luce della sua storia personale, è atto disumano che le Istituzioni civili non possono compiere».