L’anticorruzione e “l’inibito” Oliverio Ma c’è un’altra Calabria su cui dover vigilare
Il caso Gioffrè con la nomina a commissario dell’Asp di Reggio Calabria, non in regola con i criteri contrattuali e la conseguente inibizione del governatore Oliverio per tre mesi, dimostra quanto, attraverso le reazioni di politici e saccenti giuristi dell’Authority anticorruzione, Anac, conoscono ben poco. Sia della sua indipendenza stabilita per legge che delle sue competenze che non sono solo di vigilanza su eventuali condizioni di corruzione, ma anche sui contratti pubblici. Quindi, nel caso Gioffrè non si tratta di corruzione, ma solo di una presunta non regolarità della nomina a commissario che secondo alcune interpretazioni è equiparata a direttore generale, e visto che lo stesso è stato candidato a competizioni politiche, nel suo caso a sindaco di Seminara, ragion per cui non poteva essere nominato per tale carica.
L’Anac è un’authority che è nata con il governo Renzi e per darle un “corpo” ed una struttura, ha assorbito con la sua soppressione, l’Avcp (Autorità di vigilanza sui Contratti Pubblici), trasferendone le competenze della vigilanza sui contratti di lavori, servizi e forniture ed integrandole con quelle delle norme anticorruzione (la c.d. Legge Severino). Ovvero l’Anac, ha competenze con il Codice Appalti e Regolamento (Dlgs 163/2006 e Dpr 207/2010) che riguardano i contratti, che con la Legge per l’anticorruzione (Legge 190/2012) ed altri reati similari.
La questione che più mi ha fatto riflettere, è stata la movimentazione mediatica di questa indignazione verso una nomina (non in regola), con una levata di scudi che sembra un’armata di verginelli illibati ed allibiti che di colpo dal sordomutismo sono stati miracolati.
Io mi auguro che la stessa forma di protesta e di denuncia aggiungo, specie da chi fa politica, dalla classe dirigente, ce l’avrà d’ora in poi anche per questioni minori (ma non di poco conto), come ad esempio gli incarichi nei Comuni da parte di decreti sindacali ai vari tecnici di fiducia o alle persone a loro vicine. A come si espletano gli appalti insieme alla loro regolarità ed a chi vengono assegnati. I conflitti di interessi parentali ed affini o gli studi associati di progettazione e le associazioni temporanee di imprese. O magari se i tecnici che ricevono degli incarichi hanno dei carichi pendenti perché magari perpetrati in altri contesti amministrativi. E se non è il caso di denunciare all’Anac così per legge inibisce e sanziona chi ha violato la legge per determinate questioni di sua competenza. Mi riferisco principalmente al controllo dei cosiddetti “assistenti al Rup (Responsabile unico del procedimento)” ai sensi dell’art. 10 comma 7 del Codice appalti, o magari alle assegnazioni di responsabili se in regola con l’art. 52 del Dlgs 165/2001. O magari se diversi responsabili svolgono il ruolo di Rup pur non essendo tecnici e si prendono le provvigioni incentivanti che la legge consente, ma che a loro non è consentito. Perché se io sono un Rup di un progetto tecnico di restauro, consolidamento ed altra condizione strutturale, se ho un diploma di ragioniere non potrei fare il Rup in quanto non competente e men meno potrei avere un “assistente al Rup”, visto che il mio assistente è ad un Rup che non può essere tale (sic!). E poi, vigilerei segnalando all’Authority se con i vari decreti sindacali si nominano staff ed altre persone che entrano ed escono dagli uffici, maneggiando carte, documenti ed altro che non potrebbero fare se non chi è un reale dipendente amministrativo. In merito consiglierei di leggere le delibere del consiglio Authority anche sulla trasmissione degli atti all’Anac stessa. In Calabria ci sarebbe molta carne al fuoco. Certamente anche in altri contesti, ma adesso sto scrivendo in Calabria. Morale di tutto, per combattere la corruzione, il malaffare o non rispetto delle regole, come ogni cosa occorre sempre partire dal basso, per arrivare alla punta dell’iceberg.
(gl)