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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 14 NOVEMBRE 2024

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Fumo campo rom Lamezia, Falvo scrive al sindaco "Bloccare i business sottesi ai roghi per 'spegnere' i fumi del campo rom"

Fumo campo rom Lamezia, Falvo scrive al sindaco "Bloccare i business sottesi ai roghi per 'spegnere' i fumi del campo rom"
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Egr. Sig. Sindaco Mascaro, il problema dei fumi provenienti dal campo rom
non può aspettare un anno come da Lei annunciato, chiede un intervento
immediato.

Anche perché non è detto che sgomberare il campo significherebbe mettere
fine allo scempio dei roghi (che potrebbero invece spostarsi in altre parti
della città), e la Procura non ha potere di intervento autonomo.

Durante la scorsa campagna elettorale, con l’associazione Città Delle Idee
abbiamo condiviso una strategia che ripropongo, sperando che possa essere
adottata dalla nuova amministrazione.

Per bloccare i roghi, è infatti necessario porsi le giuste domande,
individuare gli (pseudo)imprenditori in affari con chi brucia e colpire i
business che alimentano i fuochi.

1. Perché vengono accesi i roghi?

Di mezzo al malaffare, si sa, da noi ci sono sempre denaro e connivenze.

I roghi, infatti, hanno certamente un ritorno economico per gli
interessati, come ad esempio: (a.) ottenere metalli da rivendere, come il
rame, sciogliendo la plastica che li avvolge (ad es. nei cavi elettrici o
nelle apparecchiature elettroniche), oppure (b.) bruciare rifiuti speciali,
lo smaltimento regolare dei quali sarebbe molto oneroso per le aziende che
devono smaltirli.

2. A chi vengono poi venduti i metalli raccolti?

Se si vogliono bloccare i roghi – stante la situazione – è necessario
intervenire su chi fa affari coi responsabili dei fumi.

Bisogna definire strategie per identificarli, o comunque far sentire la
presenza dello Stato (in surroga il Comune) così da far percepire come
troppo rischioso proseguire negli affari illeciti.

Se chi brucia non trova più partner economici, i roghi smetteranno in breve
tempo.

Operativamente, si dovrebbe iniziare con il censire tutti gli impianti di
stoccaggio di materiali ferrosi che si trovano a Lamezia Terme o nei comuni
limitrofi, e che possono avere rapporti commerciali con le tante fonderie
del centro nord.

Questa tipologia di impianti sono sotto il controllo della Provincia, alla
quale si potrebbe chiedere la collaborazione per le attività da svolgere.

Gli impianti che trattano la compravendita di materiali ferrosi (da
riciclo) hanno l’obbligo di curare i registri di carico e scarico nonché
ulteriore e copiosa documentazione amministrativa. Pertanto, anche solo
analizzando i documenti sarebbe possibile identificare carichi o traffici
anomali.

La maggioranza saranno ovviamente impianti gestiti alla perfezione, ma se
c’è un mercato dei metalli raccolti a Scordovillo almeno qualcuno dovrà pur
comprarli, no? Bene, va trovato e sanzionato.

Con un’attività investigative da demandare alla Polizia Municipale (alla
quale non mancano capacità e competenze), sarebbe possibile ricostruire
fasi importanti del business sotteso ai roghi, acquisendo materiale
probatorio per poi, allora si, investire la Procura della Repubblica con
cognizione di causa.

Se identificare chi accende i fuochi è impossibile per mille ragioni,
bisogna allora concentrarsi su chi compra da loro i materiali ferrosi.

E’ necessario far passare la voglia di concludere affari (per quanto
lucrosi) con chi attizza roghi in loc. Scordovillo!

Ed il comune ha tutte le risorse ed i poteri amministrativi per farlo.

3. Nei roghi vengono bruciati anche rifiuti speciali pericolosi?

Anche questo potrebbe essere un lucroso business, se si pensa che per le
aziende smaltire regolarmente rifiuti speciali è molto oneroso.

Nuovamente, per avere risposta, sarebbe necessaria un’attività di
intellicence e monitoraggio da parte della Polizia Municipale o delle altre
autorità investigative competenti.

Ma l’amministrazione comunale deve fare la propria parte, adottando gli
atti necessari.

Perché Lamezia non ne può più.

4. Attività da svolgere – monitorare gli accessi – delegare attività
investigativa alla Polizia Municipale.

In primo luogo, gli interventi necessari andrebbero riassunti ed inseriti
in un piano d’emergenza per fronteggiare “il problema sanitario e di igiene
pubblica“ causato dai fumi. Tale piano andrebbe adottato con ordinanza del
Sindaco ai sensi del comma 5 dell’art. 50 del TUEL, che consente ampi
margini di intervento, anche in deroga ad altre disposizioni normative.

Con lo strumento amministrativo suggerito, il Sindaco avrebbe mani libere
per intervenire, e non è poco.

Nella pratica, essenziale sarebbe partire da un maggior controllo dell’area
di Loc. Scordovillo.

Attualmente ci sono almeno 3 vie principali di accesso al campo rom, che
possono essere riconosciute da tutti i cittadini grazie a google maps
(dalla via di fianco al ponte ferroviario di c.da Donna Mazza, da via
Perugini quasi di fronte al Comune e dal retro dello stadio D’Ippolito).

Sono troppe.

Si dovrebbe mantenere un’unica strada di accesso (e vigilare affinché non
ne vengano riaperte altre), in modo da rendere più facile il controllo del
traffico diurno e notturno di automezzi in ingresso ed uscita dal campo
rom, bloccando fisicamente tutte le altre vie di transito per camion e
mezzi che trasportano il materiale da bruciare.

Senza spendere molto, visto che il tema ricorrente è la nota sofferenza
economico/finanziaria dell’ente, all’imbocco dell’unica via carrabile che
dovrebbe rimanere andrebbe installato un sistema di videosorveglianza
attivo h 24 con visore notturno. Un po’ come capita nelle belle città del
nord Italia dove le ZTL (zone a traffico limitato) vengono video monitorate
h 24 per multare le auto non autorizzate a circolare.

Un sistema di video controllo, da mettere al servizio della Polizia
Municipale, consentirebbe di effettuare un buon lavoro di monitoraggio sui
mezzi in transito, sugli orari di spostamento e dunque faciliterebbe di
molto l’organizzazione di tutte le attività investigative (come i necessari
pedinamenti) necessarie a identificare soggetti in affari con chi accende i
roghi.

Per altro, si fa presente che l’accertamento di compravendita di materiali
ferrosi come quelli in argomento, potrebbe comportare non solo forti
responsabilità penale, ma anche gravi conseguenze amministrative e
pecuniarie per le aziende ree.

Vigilando il territorio con interventi mirati, spostando l’attenzione sulle
cause economiche dei fumi, identificando e sanzionando i soggetti in affari
coi responsabili, in breve tempo il business potrebbe subire un duro colpo,
e il gravissimo problema dei roghi potrebbe essere risolto.

Considerato l’invito di recente manifestato, restiamo a disposizione del
Sindaco per essere convocati ad un eventuale incontro, nel corso quale
approfondire la presente proposta politica arricchendola di ulteriori
dettagli tecnico/operativi.

Andrea Falvo – Presidente ass. Città Delle Idee