Reggio: i lavoratori Simply in stato di agitazione Indetto uno sciopero di 18 ore. Interviene il sindacato Uiltucs, De Stefano: «Lavoratori umiliati, stanchi, sofferenti e sdegnati, le istituzioni rompano l’immobilismo e si siedano ad un tavolo per stipendi e futuro»
Ai 65 lavoratori dei supermercati Simply cittadini non è restato altro che proclamare un nuovo stato di agitazione e ricorrere ad un pacchetto di 18 ore di sciopero attraverso la Uiltucs. Da tempo, la situazione per i dipendenti della Sgs group srl è a dir poco difficile, basti pensare alle 8 mensilità più 13esima e 14esima non ricevuti, ad altri sacrifici come contratti di solidarietà e mobilità e a punti vendita vuoti di merce o quasi che impediscono loro di poter lavorare al meglio e che lasciano presagire nulla di buono per il futuro. Ma c’è un fatto che ha ancor di più acceso gli animi già provati da una mancata interlocuzione con i curatori giudiziari della società: il rinvio della riunione che gli stessi avevano convocato e che poi hanno stoppato. «Dopo innumerevoli tentativi di avere qualche comunicazione inerente le trattative per la garanzia alla continuità del posto di lavoro dei dipendenti e per avere riscontro sugli stipendi da marzo 2015 ad oggi e dopo l’ennesimo rinvio di un incontro stabilito si è venuto a creare un clima di umiliazione, stanchezza, sofferenza e sdegno. Quindi, insieme ai lavoratori, abbiamo deciso di proclamare lo stato di agitazione con sospensione lavorativa e un pacchetto di diciotto ore di sciopero» è l’annuncio della segretaria provinciale della Uiltucs Sabrina De Stefano. Umiliazione, stanchezza, sofferenza e sdegno che si avvertono chiaramente nel punto vendita di viale Aldo Moro. «I curatori avevano convocato i direttori per spiegare la situazione, ma poi hanno rinviato. Non rispondono mai a mail, telefonate ed altre sollecitazioni. Ci aspettavamo garanzie e invece così si va verso la chiusura totale. “Noi siamo lo Stato” ci dicono. Se questo è lo Stato…» è stato il durissimo sfogo di un lavoratore. «Abbiamo accettato sacrifici come solidarietà e mobilità. Più che non prendere stipendi che possiamo fare ancora? Abbiamo figli da sfamare, prestiti e mutui, tasse da pagare. Non sappiamo più come fare, ad alcuni di noi hanno pignorato casa. Siamo disperati, forse vogliono che si arrivi a qualche insano gesto? Davanti a noi abbiamo il nulla più totale, visto che, oltre ai curatori, anche il giudice non interviene. Che Prefettura, Procura e Comune facciano qualcosa» sono state le parole altrettanto forti di un altro lavoratore. «Ci rivolgiamo ai curatori e al giudice: esprimetevi. Ancora meglio sarebbe farlo in un tavolo tecnico in Prefettura, allargato al Comune perché una perdita di 65 posti di lavoro sarebbe pesantissima per la città. Siediamoci e troviamo una soluzione, ci sono in gioco la dignità delle persone e la sussistenza loro e delle famiglie. Altrimenti, sin dai prossimi giorni, ci mobiliteremo» è l’esortazione finale della De Stefano alle istituzioni.