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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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La violenza è uguale per tutti L’ipocrisia della giornata contro il femminicidio

La violenza è uguale per tutti L’ipocrisia della giornata contro il femminicidio
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Questa rubrica si è occupata varie volte del fenomeno della violenza sulle donne, e l’ha fatto in occasioni non celebrative, ma a seguito di fatti di cronaca accaduti sul momento. Ed ha sempre cercato di non porre in essere speculazioni, ma favorire idee per far capire che, sempre di violenza trattasi e che, essa va punita senza se e senza ma. Benedetto Croce, grande filosofo italiano, disse che «La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruggitrice».

Questa “debolezza” che in tanti chiamano pure “malattia”, in quanto chi è violento è un uomo malato: non solo di sentimenti, ma anche e soprattutto di cultura. Quella che non gli consente di capire che la legge del più forte sul più debole, non è orgoglio né merito, ma semplicemente codardia, imbecillità e bassezza umana.

Oggi ricorre un’altra celebrazione ipocrita, l’ennesima, l’Italia ne è piena, quella appunto contro la violenza sulle donne. In un paese che detiene numeri terribili di casi di femminicidio, si cerca di sensibilizzare un tema cui basterebbe considerare per legge, uomini anzi, bestie vigliacche che per imporre il loro predominio egoista, utilizzano la violenza contro le donne e contro chiunque rappresenti per loro una sorta di debolezza. Ed infine punirli con una certezza della pena rigida. Mi sa di passerella da ipocrisia quello che si assiste in questo giorno. Come se la violenza sulle donne fosse un appuntamento cadenzato per l’occasione. E così si notano gli esperti, tra criminologi, psichiatri, opinionisti di ventura a dire le loro solite supercazzole di rito. Gli uomini, si sa, sono notoriamente dei vigliacchi e non è difficile “sgamare” un uomo violento che si contraddistingue per la sua violenza. Basterebbe evitarli, denunciarli e soprattutto capire che chi picchia anche solo una volta, lo farà per sempre. Alle donne che inconsapevolmente si innamorano di queste bestie, vanno assegnati degli strumenti culturali di crescita che non avranno mai con le passerelle convegnistiche, le quali vengono spacciate per prevenzione, non fanno altro che gonfiare le tasche di chi si riempie la bocca dicendo le più mostruose cavolate, senza alcuna base scientifica né culturale.

Gli omicidi, le violenze, gli abusi devono essere puniti per legge. La violenza è un fenomeno criminale che vige nella mente malata di chi lo perpetra.

Finché esisterà una giornata contro la violenza sulle donne, ciò vorrà significare che l’uomo è autorizzato a fare del male e quindi non avrà ancora imparato ad essere degno di tale nome. Perché gli uomini, quelli veri uomini non picchiano, non ammazzano e non distruggono l’esistenza alle donne.

Le ombre e le circostanze di tale ricorrenza, per darle un senso, solo per l’occasione e poi non parlarne più, restano sempre vive e ben rimarcate. Così come accade per le altre vittime, come quelle della mafia, del terrorismo, delle morti bianche e degli altri che ora dimentico. Dare una celebrazione unica per l’occasione e poi averci per tale condizione, pulito la coscienza, non ha alcun senso. Un mondo civilizzato consiste nel regolare ed educare i propri comportamenti ed in primo luogo, ridurre la violenza. Questa è la funzione principale della civilizzazione ed attraverso questo, migliorare il livello della nostra civiltà.

Shakespeare in tempi meno sospetti ci diceva che la donna è nata da una costola, ossia di lato dall’uomo, perché fosse uguale nel rispetto e nella sua dignità. Non è nata dai piedi per essere calpestata o dalla testa per sentirsi superiori. Iniziamo da qui, dal rispetto “culturale”, e poi parliamo del resto.

PS: Questa rubrica non ha volutamente affrontato il discorso della politica per il rispetto delle migliaia di lettori che la seguono, e quindi non influenzare le idee o quantomeno comprometterle nelle proprie scelte, sin dall’inizio di una campagna elettorale nata nel segno di due terribili scioglimenti consecutivi per mafia. E quindi, rispettare e porre in essere una sorta di libertà delle coscienze e (dell’arduo) ripristino dell’onestà intellettuale (si spera).

Considerato anche che i temi ed i protagonisti (alcuni, vecchi e nuovi), sono stati al centro negli anni, di profonde riflessioni basate su documentazioni reali e non su opinioni da slogan elettorale. Fesserie se ne sono sentite a iosa, notizie a metà, stravolgimenti della realtà dei fatti e soprattutto abbiamo assistito a degli sciacallaggi mediatici, specie da giornalisti che scrivono su testate nazionali che, per fare notizia rimescolano brodaglie e insalate aggiustate per l’occasione. Ciononostante, non si è sentito da nessun palco una difesa alla città contro la tendenza di buttarla sempre nel fango e di dare dei connotati giornalistici di città mafiosa (la quale non è assolutamente).

Nella speranza di una rinascita che auguro si “riavvii” qualunque sarà il primo cittadino, mi preme sottolineare solo una piccola, chiamiamola postilla, d’ora in poi, evitate nei comizi di nominare il povero Salvatore Comandè e di dire baggianate del tipo, “si poteva evitare”, “è stata colpa di questo o quello perché…”, andate avanti con i programmi, ma soprattutto con un doveroso e rispettoso silenzio per una tragedia orribile e basta.