La natività incontra la Calabria di 100 anni fa Alla Scuola paritaria Lucianum di Reggio Calabria va in scena un presepe vivente nel segno della tradizione calabrese
La grotta della Natività al centro della scena circondata da antiche botteghe, pastori, giovani ballerini di tarantella ed angioletti.
Il cortile della scuola “Lucianum” si è trasformato per un giorno in un vero e proprio presepe vivente curato in ogni minimo dettaglio e realizzato dai docenti con il prezioso aiuto dei genitori.
L’ampio spazio esterno della scuola primaria ha accolto, nel pomeriggio di martedì, centinaia di persone tra famiglie, passanti e semplici curiosi che hanno voluto partecipare all’ennesima iniziativa del “Lucianum”.
“E’ stata una bellissima esperienza per noi ma soprattutto per i bambini perché li abbiamo fatti tuffare in un altro tempo – spiega il dirigente della scuola Don Massimo – Abbiamo caratterizzato il presepe vivente nella nostra zona pensando alla Calabria di cento anni fa. Gli alunni hanno così riscoperto lavori che non hanno mai visto come il ciabattino, la filatrice o lo zampognaro. Oltre a riprendere il tema del Natale abbiamo fatto riscoprire ai bambini un pezzo di mondo che non c’è più – continua Don Massimo – Senza le famiglie molto probabilmente non saremmo riusciti a fare tutto questo. I genitori hanno aiutato gli insegnanti nella ricerca materiale dei prodotti e di tutto ciò che serviva per la realizzazione del presepe. Crediamo molto in una scuola dalle esperienze concrete, al passo con i tempi e sempre più vicino alle famiglie dei nostri alunni.”
In un suggestivo scorcio natalizio legato all’arte della nostra terra, tra dolciumi di ogni tipo, castagne, pane caldo, crespelle e balli folkloristici i genitori hanno trascorso un sereno pomeriggio tra la grotta della natività con Giuseppe e Maria, i Re Magi e i pastorelli immersi per qualche ora nell’antica civiltà calabrese, con la sua storia, la sua cultura, i suoi costumi e il suo folklore.
Intorno alla grotta vere e proprie botteghe artigianali animate da antichi e umili artigiani ormai quasi scomparsi che hanno lasciato una tradizione indelebile, come il calzolaio (u scarparu), la filatrice, il bottaio (u guttaru), il fabbro (u furgiaru), lo zampognaro (u Ciarameddharu).
“Una bella manifestazione realizzata in occasione delle festività per riscoprire i veri valori del Natale – spiega Giuseppe Furlò, genitore – Ringrazio Don Massimo per l’ottima iniziativa. Un pensiero affettuoso va a Don Mimmo Gerace, parroco storico della nostra parrocchia che come lui, anni fa, organizzava eventi importanti come il carnevale del quartiere.”