Fondo sanitario, crociata di Nesci (M5s) contro Governo Presentato esposto alle Procure
Per la cessazione dei tagli del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, la deputata Dalila Nesci ha scritto un’articolata nota al governatore Mario Oliverio, ai vertici del dipartimento regionale di competenza e di tutte le aziende delle sanità pubblica calabrese. Nella missiva la parlamentare ha affrontato il tema dell’attuale assegnazione del fondo sanitario alla Regione Calabria, che, del tutto insufficiente, viola precise norme costituzionali. L’esponente 5 stelle ha poi argomentato l’infondatezza del piano di rientro e l’illegittimità della proroga del commissariamento, la necessità e urgenza di ottenere la modifica dei criteri di ripartizione del fondo sanitario alle Regioni e di avere in Calabria i fondi mancanti dal 1999, pari a circa 1,7 miliardi di euro. Contestualmente, la deputata M5s ha presentato un esposto alla magistratura contabile della Calabria e alla magistratura penale di Roma e delle 5 province calabresi. Con il documento, la battagliera parlamentare ha proposto «al governo della Regione Calabria e alla dirigenza sanitaria interessata di convergere per l’immediata revisione del criterio di ripartizione del fondo sanitario alla Regione, nonché per assumere iniziative finalizzate all’erogazione delle risorse negli anni non corrisposte» dallo Stato. La parlamentare ha precisato che «non è più possibile il silenzio e l’immobilismo sull’attuale criterio di ripartizione del fondo in oggetto, causa principale del debito sanitario della Regione Calabria e in via indiretta del disavanzo». In sostanza, dati alla mano la Calabria ha 287.000 malati cronici in più, a parità di popolazione, rispetto alle altre regioni. Ciò ha comportato un esborso maggiore per le cure, pari a circa 110 milioni all’anno, che nel tempo ha messo in ginocchio i servizi sanitari, mentre il governo ha paradossalmente imposto alla Regione il piano di rientro. Questa realtà inconfutabile, ha sottolineato la parlamentare 5 stelle nella sua lettera, è contenuta nel decreto numero 103 del 2015 dei commissari Scura e Urbani, che certifica i riferiti dati. «Ciò significa – commenta Nesci – che non c’è alcuna ragione per cui debba ancora esserci il commissariamento e lo stesso piano di rientro, perché il problema vero è che per la sanità lo Stato ci dà molti meno soldi di quanto dovrebbe».