L’inno della Madonna di Polsi su “Partecipiamo” La composizione sulla Santa Vergine è stata pubblicata sul giornale online
di Domenico Caruso
Apprendiamo, con viva soddisfazione, l’interesse suscitato per la nostra composizione “A’ Madonna da’ Muntagna” (Alla Madonna della Montagna) – musicata dal Maestro Camillo Berardi – che precede l’ampio servizio (di 218 pagine) sulla Santa Vergine pubblicato dal noto “Giornale on line” www.partecipiamo.it. Per comodità dei nostri lettori, riportiamo la prima parte del testo.
Scrive Camillo Berardi
“A’ Madonna da’ Muntagna”
(Alla Madonna della Montagna)
Sin dai primordi della preistoria e della storia ha avuto origine la diffusione del sentimento religioso, l’uomo – infatti – già nel paleolitico era aperto alla dimensione spirituale e viveva un rapporto con il sacro: ne sono potenti esempi il culto dei morti, i rituali sella sepoltura, il credo nella sopravvivenza dello spirito dei defunti, il rapporto con le divinità considerate esseri soprannaturali e potenti, i riti sacrificali, il culto della Grande Madre, genitrice di ogni forma di vita e simbolo della fertilità. Le divinità, in tutte culture, avevano le dimore sui monti che erano considerati la congiunzione tra la terra e la volta celeste. Il culto primordiale della Grande Madre, con l’evolversi delle civiltà, si trasformò nei culti di divinità specializzate, altre Dee Madri rappresentative dell’amore (Afrodite, Venere), della guerra (Minerva), della fertilità (Ecate), della caccia (Artemide, Diana), dell’oltretomba (Bona Dea, Mater Matuta), ecc., con nomi mutevoli da un popolo all’altro, pur rappresentando gli stessi principi.
La Grande Madre era il simbolo archetipico della fertilità, della nascita, della vita e del nutrimento della natura. La “nascita soprannaturale”, che non avveniva nel campo naturale, apparteneva al pantheon delle Dee Vergini e Madri.
Anahita (= senza macchia, immacolata), Signora delle acque incontaminate, era la maestosa dea indo-persiana connessa all’autofertilità e alla fecondità e anche i Romani l’assimilarono alla Grande Madre. La nascita verginale di suo figlio Mitra, e altre pratiche del culto mitraico, hanno fatto riscontrare molte somiglianze tra il cristianesimo e il mitraismo, quest’ultimo, di origini molto più antiche. Peraltro, la nascita di Mitra sarebbe avvenuta il 25 dicembre, giorno coincidente con la festività del “Dies Natalis Solis invicti” nel solstizio d’inverno (giorno della nascita del Sole Invitto), il Dio aveva dodici discepoli e veniva chiamato “Il Salvatore”, inoltre, molte chiese cristiane furono edificate su mitrei distrutti.
Le Madonne-Montagna del territorio andino, rifacendosi a miti antichi e a culti ancestrali, vengono identificate con la Madre Terra (Pacha Mama) dalla forma triangolare, esplicita configurazione della montagna che è considerata un luogo sacro. Nella città di Potosì, in Bolivia, la Madonna e la Montagna del “Cerro Rico” (il “Monte Ricco” che è la miniera d’argento più importante del mondo) s’identificano.
Il dipinto della Madonna-Montagna boliviana (la Virgen del Cerro) raffigura il celebre monte dal cui cacume sbucano il volto e le mani di Maria. Questa figuratività “montana” della Madonna, si ritrova in moltissime immagini mariane del territorio andino, che hanno influenzato anche l’iconografia mariana europea. Un esempio emblematico della figuratività muntiforme è rappresentato dalla “Virgen de Pomata” in Perù, nel quale l’ampia dalmatica che indossa Maria, conferisce alla Vergine Celeste la forma triangolare di una montagna.
La Madonna della Montagna, nella tradizione europea, è legata alla Vergine del Carmine, cioè del Monte Carmelo in Galilea. Infatti, nove secoli prima della nascita di Gesù, durante una terribile carestia generata da anni di siccità, il profeta Elia seguito dal popolo di Israele salì sul Monte Carmelo dove apparve una piccola nuvola dalle sembianze umane femminili che si allargò e si sciolse dando origine ad una copiosa pioggia che ridonò vita all’arsa terra d’Israele. In quella nuvola trasformatasi in pioggia, i mistici e gli esegeti hanno visto l’immagine della Vergine Maria, ed è incredibile che la venerazione della Madre Celeste sul Monte Carmelo, abbia avuto inizio molti secoli prima della sua nascita.
Anche nel nostro Paese il sentimento religioso è molto sentito e spesso si è manifestato sulle altitudini. Tante montagne – dalla Valle d’Aosta alla Sicilia – sono cosparse di santuari e luoghi sacri, e fra questi, più di duemila templi sono dedicati al culto mariano, sorti in gran parte nei luoghi in cui si annoveravano le apparizioni della Regina Celeste e prodigi straordinari. Il numero enorme dei santuari mariani esistenti, è sicuramente dovuto al fatto che con la diffusione del cristianesimo, il culto di Maria si è sovrapposto e sostituito a quello ancestrale della Grande Madre.
In Calabria l’espressione del sentimento religioso è molto diffusa e il popolo è fortemente legato al culto della Madonna. La marianità della regione, che ha origini bizantine per i molteplici contatti avuti con l’Oriente, in molti casi si è manifestata sui monti: il massimo luogo di devozione si trova a Polsi, nel cuore dell’Aspromonte. In una piccola valle immersa in un ambiente naturale grandioso – sorge il Santuario della “Madonna della Montagna” di Polsi, circondato da gole profonde, corsi d’acqua, foreste, rupi scoscese e ripidissimi pendii, dominati dalla vetta suprema del Montalto, nell’incanto dei silenzi alti e ancestrali.
Il culto mariano aspromontano nel pittoresco borgo di Polsi, ha origini antichissime e molte leggende raccontano la sua nascita. La più popolare narra che, nel 1114, un giovane pastore si spinse sulla montagna alla ricerca di un giovenco smarrito: lo ritrovò intento a dissotterrare una Croce in ferro di tipo orientale e, dopo averla estratta, s’inginocchiò di fronte ad essa. Nello stesso istante apparve la Madonna con il Bambino in braccio che, rivolta al mandriano, manifestò il desiderio di vedere eretto in quel luogo un santuario a Lei dedicato.
La fondazione del tempio avvenne al tempo di Ruggiero II di Sicilia (1095-1154), e al suo interno fu custodita la Santa Croce del miracolo che può essere ammirata ancora oggi. Successivamente, nel Tempio furono accolti anche due magnifici simulacri della Madonna della Montagna: uno monumentale – opera siciliana del XVI secolo – scolpito in pietra tufacea dipinta, e l’altro più piccolo e più leggero in legno. Il primo troneggia nella nicchia dell’altare maggiore dal 1570 e per tradizione viene rimosso ogni cinquanta anni per celebrare l’Incoronazione della Vergine, circostanza nella quale i preziosi gioielli del passato ricoprono la Madonna come un “fulgido ricamo”. Il secondo viene utilizzato per le cerimonie annuali, alle quali partecipano moltissimi pellegrini provenienti da località calabresi, siciliane ed extracontinentali, che venerano anche le proprie “Vergini della Montagna”, collegate al culto più antico della Madonna di Polsi. In occasione della festa della Madre Celeste aspromontana, che si celebra dal 31 agosto al 2 settembre di ogni anno, una moltitudine di pellegrini organizzata in numerose carovane, ascende in pellegrinaggio la montagna per raggiungere il Santuario di Polsi, in uno straordinario intreccio di colori, canti, danze, gioia, commozione, fede, tradizioni e folklore, con tracce di riti arcaici e culti pagani. Il sentimento religioso popolare unisce e confonde sacro e profano, storia e leggende, ma è sempre improntato all’ascesi e alla ricerca del sublime e dell’infinito. In occasione dei festeggiamenti della Vergine della Montagna, persone di ogni ceto, da molti secoli, si ritrovano insieme a pregare, cantare, suonare e ballare, circoscrivendo uno straordinario fenomeno che è anche sociale, oltre che religioso.
Il poeta calabrese Domenico Caruso e il musicista aquilano Camillo Berardi hanno dedicato alla Regina aspromontana il componimento “A’ Madonna da’ Muntagna” che può essere ascoltato nel video accessibile tramite il link seguente:
Dal sito: http://www.partecipiamo.it
Le illusrazioni possono essere visualizzate con il link seguente: http://www.partecipiamo.it/musica/camillo_berardi/a_madonna_da_muntagna.htm
Fra le illustrazioni segnaliamo:
“Cerro Rico” – Montagna Ricca – (Bolivia); Vergine di Pomata e Madonna di Betlemme (Perù); Virgen del Rocìo e Virgen de Vélez-Málaga (Spagna); Madonna della Mercede (Perù); Madonna andina del 1680; Madonna del Rosario di Pomata; Virgen de los Dolores de Torreblanca (Spagna); Madonna nera dell’isola di La Palma (Canarie); Virgen de Guadalupe (Bolivia); Madonna del Carmen a Santiago del Cile; Virgen Purificada de Canicunda a Cusco (Perù); Virgen del Cobre (Cuba); Madonna col Bambino del 1700 (Scuola di Cusco); Chiesa Parrocchiale di Capistrano (VV): Il miracolo di Polsi di Zimatore (1937); La Madonna della Montagna di Capistrano; Il borgo, il Santuario, il Simulacro monumentale e quello ligneo della Madonna della Montagna di Polsi; Incoronazione della Madonna di Polsi; La Madonna della Montagna di Taurianova e quelle di Palmi, di Galatro, a Porelli di Bagnara (provincia di RC), di Ganzirri (ME); Statua della Madonna della Montagna di Galatro venerata a Tablada (Argentina) e quella di Capistrano venerata in Canada.