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TAURIANOVA (RC), SABATO 23 NOVEMBRE 2024

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Concorsi truccati: questa volta nelle Forze di Polizia L’inchiesta di Antonio Giangrande

Concorsi truccati: questa volta nelle Forze di Polizia L’inchiesta di Antonio Giangrande
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Parliamo della Magistratura. E’ da scuola l’esempio della correzione dei
compiti in magistratura, così come dimostrato, primo tra tutti gli altri,
dall’avv. Pierpaolo Berardi, candidato bocciato. Elaborati non visionati, ma
dichiarati corretti. L’avvocato astigiano Pierpaolo Berardi, classe 1964,
per anni ha battagliato per far annullare il concorso per magistrati svolto
nel maggio 1992. Secondo Berardi, infatti, in base ai verbali dei
commissari, più di metà dei compiti vennero corretti in 3 minuti di media
(comprendendo “apertura della busta, verbalizzazione e richiesta
chiarimenti”) e quindi non “furono mai esaminati”. I giudici del tar gli
hanno dato ragione nel 1996 e nel 2000 e il Csm, nel 2008, è stato costretto
ad ammettere: “Ci fu una vera e propria mancanza di valutazione da parte
della commissione”. Giudizio che vale anche per gli altri esaminati. In
quell’esame divenne uditore giudiziario, tra gli altri, proprio Luigi de
Magistris, giovane Pubblico Ministero che si occupò inutilmente del concorso
farsa di abilitazione forense a Catanzaro: tutti i compiti identici e tutti
abilitati. Al Tg1 Rai delle 20.00 del 1 agosto 2010 il conduttore apre un
servizio: esame di accesso in Magistratura, dichiarati idonei temi pieni
zeppi di errori di ortografia. La denuncia è stata fatta da 60 candidati
bocciati al concorso 2008, che hanno spulciato i compiti degli idonei e
hanno presentato ricorso al TAR per manifesta parzialità dei commissari con
abuso del pubblico ufficio. Risultato: un buco nell’acqua. Questi
magistrati, nel frattempo diventati dei, esercitano.

Parliamo della Avvocatura. E’ da scuola l’esempio della correzione dei
compiti in avvocatura, così come dimostrato, primo tra tutti gli altri, dal
dr Antonio Giangrande, che ha provato sulla sua pelle per ben 17 anni
l’ignominia e la gogna di non essere all’altezza per una funzione
meritatissima. Elaborati non visionati, ma dichiarati corretti. Ha scritto
dei saggi in base alla sua esperienza. Ha pubblicato dei video per chi non
vuol leggere. Per questo gli hanno inibito la professione di avvocato e,
addirittura, processato per aver denunciato e scritto cose che tutti sanno.

Potevano bastare questi esempi per dimostrare l’illibatezza dei nostri
tutori della legalità? Certo che no!!

Parliamo della Guardia di Finanza: Lo dice il maresciallo capo della Finanza
Antonio Izzo ai genitori di un aspirante finanziere, mentre davanti a un
caffè illustra la proposta indecente: 1500 euro in cambio del superamento
dei test attitudinali per il figlio. “Signora, questa è una cosa normale.
Voi pensate che non ci siano persone corrotte? Qui tutto il sistema è
corrotto”, scrive Vincenzo Iurillo su “Il Fatto Quotidiano” del 14 dicembre
2015. «Non si entra in Guardia di Finanza se non per queste vie». È la frase
che il maresciallo della Gdf Bruno Corosu ha pronunciato, scrive “Il
Corriere del Mezzogiorno” del 24 marzo 2015. Un finanziere romano e alcuni
aspiranti marescialli avevano in casa copia dei test a risposta multipla del
concorso svolto a Bari nell’aprile scorso. Lo hanno scoperto i militari del
Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanzi di Bari durante le
perquisizioni disposte dalla magistratura barese nell’ambito dell’inchiesta
della Procura di Bari dove si ipotizzano i reati di corruzione e rivelazione
di segreti d’ufficio nei confronti di sette persone, tra finanzieri in
servizio e ex militari, tutti romani, e partecipanti al concorso per 297
posti da allievo maresciallo nella Guardia di finanza, scrive “La Gazzetta
del Mezzogiorno” il 2 dicembre 2013.

Parliamo della Polizia Penitenziaria. Concorso agenti polizia penitenziaria
a Roma: scoperti dal servizio di sorveglianza durante i controlli. Tutto per
un posto in carcere. Anche, magari, rischiando il carcere stesso. 88 persone
tra gli undicimila uomini e le duemila donne partecipanti al concorso per
agenti della polizia penitenziaria, tenutosi a Roma tra il 20 e il 22
aprile, sono state indagate e denunciate a piede libero: le operazioni di
controllo effettuate dalla task force di vigilanza tra i banchi della Nuova
Fiera di Roma hanno infatti portato a scoprire materiale con cui i presunti
furbetti cercavano di passare il test a pieni voti. Ne scrive il 26 aprile
2016 il Messaggero con Michela Allegri.

E poi, non poteva mancare lo scandalo per la Polizia di Stato.

Parliamo della Polizia di Stato. Concorso Vice Ispettori: gli esclusi devono
avere delle risposte, scrive Il Sap Nazionale il 21 marzo 2016. I candidati
non idonei alla prova scritta del concorso per 1.400 posti da Vice Ispettore
devono avere delle risposte e tanti dei loro elaborati risultano non essere
inferiori di altri che hanno superato l’esame. E’ quanto emerge con
chiarezza dalla lettera inviata il 18 marzo 2016 dal SAP al Capo della
Polizia Alessandro Pansa e per conoscenza al Ministro dell’Interno Angelino
Alfano. Secondo il SAP non è accettabile che i numerosi colleghi risultati
non idonei alla prova scritta del concorso siano così bistrattati anche
quando, dopo il difficilissimo accesso agli atti, hanno scoperto le carte e
le hanno messe sul tavolo. Documenti che sono stati analizzati dallo stesso
Sindacato, il quale condivide quanto è stato rappresentato da molti degli
esclusi. Non c’è mai stata una manifestazione di dissenso così forte. Basti
pensare che è stata costituita anche un’associazione chiamata “Tutela e
Trasparenza” con l’obiettivo di tutelare i colleghi esclusi ingiustamente
dalla prova scritta. La stessa associazione ha ricordato che la pubblica
amministrazione deve assicurare il rispetto dei principi costituzionali del
buon andamento e dell’imparzialità, senza dimenticare il principio di
trasparenza che deve valere anche per gli appartenenti alla Polizia di
Stato. Il SAP auspica che l’Amministrazione riveda i temi giudicati non
idonei e rivaluti quelli che effettivamente risultano meritevoli di
consentire l’accesso alle prove orali. Da ultimo, e forse la cosa più
importante, l’Amministrazione deve valutare un allargamento dei posti
previsti dall’attuale bando, che avrebbe costi esigui e non paragonabili con
quelli abnormi che si dovranno affrontare con il concorso esterno.

L’incontro organizzato dall’associazione “Tutela & Trasparenza” che si è
svolto lunedì 7 marzo 2016 a Milano presso Hotel Galles, relativa all’esito
dell’accesso agli atti della prova scritta per 1400 v.isp, è stato un
autentico successo di pubblico. Il Presidente Walter Massimiliani ha
approfondito il discorso, ricostruendo per intero gli avvenimenti che hanno
portato all’incontro e, dopo aver precisato che non si tratta di una guerra
a coloro che sono stati ritenuti idonei alla prova scritta ma semplicemente
di una richiesta di equità di giudizio, ha mostrato alcuni dei numerosi
elaborati che sono stati analizzati e per i quali sono state rilevate
evidenti criticità sotto vari punti di vista, in particolare:

presenza di elaborati con segni o frasi non inerenti lo svolgimento della
traccia;

elaborati con ampi passi identici a testi o link presenti sulla rete;

elaborati con contenuti palesemente inadatti e scarsi dal punto di vista
sintattico grammaticale e/o di concetti giuridici. L’Avvocato Leone il 28
gennaio 2016 ha preso parte all’importante incontro/dibattito svoltosi
all’Hotel Holiday Inn di Cava de’ Tirreni (SA) in merito al ricorso per il
Concorso Interno per 1400 Vice Ispettori della Polizia di Stato, organizzato
dalla Associazione di agenti “Tutela e Trasparenza”. Tantissimi i presenti
accorsi presso la sede designata, per cercare di approfondire dal punto di
vista giuridico il bando di concorso, che presenta una serie di criticità
degne di nota, nonché la fase di correzione e di valutazione degli elaborati
che, in modo manifesto, appare illogico e illegittimo.

Al fine di consentire di capire di cosa stiamo parlando descrivo brevemente
il concorso in argomento: nel mese di giugno 2014 si è svolta una prova
preselettiva articolata con nr. 80 quiz a risposta multipla su 5 materie
d’esame (diritto penale, procedura penale, diritto amministrativo, diritto
civile, diritto costituzionale) cui hanno partecipato 22mila candidati ed
alla quale sono risultati idonei 7032 candidati;

nel mese di gennaio 2015 si è svolta una prova scritta consistente nella
stesura di un elaborato di diritto penale, conclusa da 6355 candidati ed
alla quale sono risultati idonei 2127 candidati che hanno riportato una
votazione superiore a 35/50.

Il 17 dicembre 2015, a distanza di 11 mesi dalla prova scritta, è stata
diffusa una lista degli idonei che sin da subito a suscitato forti dubbi di
correttezza per la distribuzione dei voti. Infatti oltre 2/3 degli idonei
(più di 1400) hanno superato la prova con il voto di 35/50; nessun candidato
ha conseguito 34/50 e solo in 73 hanno conseguito la sufficienza compresa
tra 30/50 e 33/50. Inoltre una gran parte dei candidati sono stati valutati
non idonei con il voto di 25/50 e 28/50. Si evidenzia che l’associazione
“Tutela & Trasparenza”, ha effettuato un accesso agli atti straordinario e
storico richiedendo ed ottenendo TUTTI i 2127 elaborati dei candidati idonei
e TUTTI gli atti endoprocedimentali. L’analisi di tale materiale effettuata
con una task force di colleghi poliziotti che in dieci giorni ha controllato
tutti gli elaborati, ha permesso di scoprire delle considerevoli anomalie,
in particolare:

numerosissimi elaborati con palesi errori sintattico grammaticali diffusi;

numerosissimi elaborati con palesi errori concettuali grossolani e
confusione su elementi basilari di diritto penale tali da stravolgerne
completamente le basi;

numerosi elaborati singolarmente identici a libri di testo e/o da documenti
rinvenuti sulla rete internet;

alcuni elaborati con segni o con messaggi di testo rivolti alla commissione
come: SI RINGRAZIA PER L’ATTENZIONE, NOTA PER IL FUNZIONARIO CHE CORREGGE,
SCUSATE PER LA CALLIGRAFIA E GRAZIE et.

Il lavoro dell’associazione non si è comunque esaurito in tale fase, sono
stati infatti presentati circa 400 ricorsi al TAR, circa 50 al Presidente
della Repubblica e circa 150 istanze di ricorrezione al Dipartimento di
P.S., tali numeri hanno di fatto bloccato le udienze in Camera di Consiglio
al TAR Lazio al punto che ad oggi non risultano ancora calendarizzati la
maggior parte dei ricorsi.

D’altronde di cosa parliamo: è tutta “Cosa nostra”. Si sa la famiglia in
Italia è sacra.

Parliamo del Corpo Forestale. Amici e parenti la grande famiglia della
Forestale. E’ sempre una notizia attuale e quindi utile leggere l’articolo
de “La Stampa” del 13 maggio 2009 riguardo il Corpo Forestale. I figli di
dirigenti e comandanti alla corte di papà. Bravi. Anzi, bravissimi. Ma non
c’erano dubbi, visto che spesso la sapienza passa di padre in figlio. E
così, da una parte il caso, dall’altro le conoscenze e le tante doti è
accaduto che tra i 500 vincitori al concorso allievi per il Corpo forestale,
molti tra questi sono figli di comandanti, dirigenti, uomini di stretta
vicinanza del capo del Corpo, Cesare Patrone. Il fato, infatti, è stato così
generoso nei loro confronti, che molti di costoro sono stati, addirittura,
assegnati nelle stazioni dove comandano i loro capo famiglia. Non sfugge,
infatti, che la sorte abbia riservato a Matteo Colleselli la stazione di
Candaten proprio nell’area dove papà, comanda la regione Veneto; e così è
accaduto a Stefano Piastrelli figlio del capo di Perugia, o a Massimiliano
Giusti discendente diretto del numero due della regione Umbria. Ma le
regalie della dea bendata non finiscono qui. Tanto che a trarne beneficio è
toccato pure a Matteo Palmieri, «omonimo» del capo della segreteria del
Corpo e destinato in Puglia, terra d’origine, a Francesco Polci (figlio del
vice comandante d’Abruzzo assegnato a Chieti), a Massimo Priori (omonimo del
caposervizio del personale assegnato a Livorno), a Vittorio Scarpelli
(figlio del dirigente del servizio ispettivo assegnato nel vicino Abruzzo),
nonché al figlio del comandante di Taranto, Pasquale Silletti, assegnato
alla stazione di Cassano Murge a Bari, a Dante Stabile, parente del capo di
Napoli finito alla stazione di Boscoreale in Campania. E’ chiaro, però, che
la fortuna non poteva girare a tutti. Ma dove non osò la sorte, giunsero i
«pizzini» del patronato: per Alfonso, figlio di Rosetta, per Emidio figlio
di Cesarina di zio Antonio, o per Maria, figlia di Raffaele di zia Maria. E
ancora, per Massimiliano, cugino di Rosetta, ma anche per Paolo che è nel
cuore di zio Domenico e altri. Del resto si sa, in Italia le cose marciano
spedite solo se stanno veramente a cuore a qualcuno. E tra le camicie verdi
del Corpo Forestale la regola, stavolta, non fa eccezione. I capisaldi
sembrano tre: l’ambiente e il soccorso, il rispetto della legge ma anche la
famiglia. Non a caso, infatti, a capo del Corpo è finito Cesare Patrone,
figlio dell’ex geometra della Forestale, Michele. Al suo fianco ci sono
anche il fratello Amato (sovrintendente), la moglie di quest’ultimo Serena
Pandolfini (sovrintendente), Domenico, zio del capo ma ora in quiescenza,
dalla fulgida carriera e la figlia di quest’ultimo Rosa, primo dirigente del
Corpo, la quale classificatasi quarta al concorso da primo dirigente (i
posti erano tre) si è vista riconoscere dall’amministrazione il ruolo, ma
senza arretrati per la decorrenza della nomina dal 1 gennaio 2002 (data del
posto vacante), secondo quanto stabilito dall’ufficio centrale del bilancio
del Ministero. Nomina sì, dunque, ma senza «indennizzo». Ma per la serie, la
speranza è l’ultima a morire, ecco che in soccorso di Rosa Patrone, la
Camera ha approvato un emendamentino ad hoc che si «applica anche agli
idonei nominati, nell’anno 2008, nelle qualifiche dirigenziali» e che
risarcisce e stabilisce anche le quantificazioni economiche: oltre 177mila
euro per il 2008, 24mila per il 2009 e altri 24 mila per il 2010. Insomma,
un indennizzo niente male, che desta non pochi malumori. Così come destano
sorpresa i risultati del concorso per 182 posti da vice ispettore. Dopo la
prova scritta tra i primi posti a piazzarsi ci sono i più stretti
collaboratori del capo del Corpo. Uomini certamente brillanti e qualificati
come il suo autista Domenico Zilli (voto 30 su 30), Marco Giurissich della
segreteria (30/30), Amato Patrone, fratello del capo (30/30), Noemi La
Motta, segretaria del capo (29,5/30), Serena Pandolfini, la cognata di
Patrone (29,5/30), Claudio Bernardini, segreteria della cugina del capo del
corpo (29/30), Cristiano De Michelis, assistente del capo (29/30), Quintilia
Pomponi, segreteria della cugina del capo (29/30), Vania La Motta, sorella
di Noemi, cognata di Zilli l’autista del capo. Tanta conoscenza e bravura,
nelle prove scritte, ha stupito il parlamentare del Pdl, Marco Zacchera che
in una interrogazione spiega «che dall’esame dei 50 concorrenti che hanno
superato il punteggio di 28/30 appaiono alcune anomalie, ovvero che ben 32
di essi hanno sede di lavoro a Roma, molti negli uffici dell’ispettorato
generale, mentre altri 8 hanno sede di lavoro in Calabria e solo 10 nel
resto d’Italia», e quindi chiede «di accertare se i testi dei quiz siano
stati resi pubblici a nicchie» e se non si ritenga di «dover sospendere il
concorso». Niente da fare, ovviamente. Il concorso va avanti, così come
procede spedita anche un’altra interrogazione. Stavolta, a siglarla è il
parlamentare leghista, Maurizio Fugatti al quale non sfugge che «dei 29
candidati che hanno riportato voti tra il 29 e il 30, ben 21 provengono dal
medesimo ispettorato generale». Attitudini spiccate? Chissà. Di certo,
nemmeno Fugatti sembra capacitarsi di «un personale così altamente
qualificato in servizio all’ispettorato – scrive – e che sarebbe
consigliabile correggere tale squilibrio sul territorio nazionale,
assegnando a compiti territoriali almeno parte delle migliori risorse ora
collocate a mansioni amministrative». Ma nonostante ciò al Corpo si guarda
avanti. L’attenzione nelle ultime ore è rivolta a tutta una serie di
promozioni varate in una delle riunioni del cda della Forestale presieduto
dal ministro Zaia. Anche qui, la fortuna ha lasciato il segno. Tangibile, ma
solo per pochi, «posandosi» sui fascicoli di nove candidati, otto dei quali
del nord Italia e Veneto, che così hanno ottenuto il punteggio massimo pur
non avendo alcuni titolo speciale valutabile.

Dr Antonio Giangrande