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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Cammino di fede e speranza nella silloge di poesie di Lina Latelli Presentato a Lamezia Terme il libro “Ali riflesse nel sole”

Cammino di fede e speranza nella silloge di poesie di Lina Latelli Presentato a Lamezia Terme il libro “Ali riflesse nel sole”
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di Antonella Mongiardo

È  stata presentata a Palazzo Nicotera, nell’ambito della rassegna culturale “Maggio dei libri 2016”, la silloge di poesie “Ali riflesse nel sole” di Lina Latelli Nucifero. Alla presenza di un folto e qualificato pubblico, hanno conversato con l’autrice Daniela Lucia, nel ruolo di moderatrice e relatrice,  e Giovanna Villella, critico letterario e teatrale. Entrambe  hanno messo in luce il valore letterario dell’opera, oltre alle qualità artistiche e umane della Latelli, «poetessa naturale e aggraziata, donna colta e riservata, che abbassa la voce dove altri alzano i toni. È  parola che si offre al mondo prestando la voce al silenzio». Entrambe  hanno messo in risalto, in particolare, «il lirismo appena accennato, la rara capacità di trasformare concetti comuni in essenza poetica».

In “Ali riflesse nel sole”, la penna è mossa dal dolore, sentimento che in Lina Latelli non è statico, ma dinamico, perché genera movimento, azione. Esso è declinato in diversi aspetti, personale, psicologico, sociale. «La lirica – ha sottolineato Giovanna Villella – pur partendo da un’esperienza interiore si proietta all’ esterno, trasformandosi in autentica poesia sociale di ampio respiro. L’ animo non cerca di liberarsi dal dolore, ma vuole custodirlo. Lo sguardo si apre al mondo in una dimensione etico- sociale di solidarietà universale. In tal senso, Lina Latelli si impone come una delle voci più generose del nostro tempo».  La chiave di lettura della raccolta è l’intenso desiderio  di ritrovare la serenità. «Un desiderio  che viene affidato all’ acqua purificatrice – ha commentato Villella- anche se il deserto dell’io è sempre in agguato. C’è nei versi una coesistenza di stati emotivi, la disperazione graffiante, il rimpianto, l’aspirazione ad un mattino più luminoso.  Ma l’anima saprà rinascere dalle ceneri del dolore per ritrovare l’armonia dei colori, la freschezza dei fiori, la delicatezza del cielo, la bellezza del mare».

Secondo Daniela Lucia i versi della Latelli sono «ricchi di profondità, aggraziati, leggeri e soavi, ma, nel contempo, taglienti come lame. Il percorso di lettura della silloge è scandito da tre momenti fondamentali: lo spazio e il tempo; la condizione umana e il dolore, declinato nelle brutture e nei conflitti che hanno caratterizzato la storia dell’umanità; e, infine, la speranza».

Lina Latelli, dopo aver apprezzato la capacità delle relatrici nel « cogliere l’essenza della mia poesia,  esplorandola da ogni angolazione e penetrando nei meandri del mio io», ha sottolineato come ci sia stato in lei lo sforzo di superare un dolore immenso che ferma il tempo:«Il dolore aiuta a vedere le cose sotto una luce nuova, a superare la banalità, a vedere le cose nella loro essenzialità. Il dolore si colloca come momento catalizzatore dell’itinerario poetico uscendo dal privato per ricomporsi nella direzione del riscatto, dell’amore secondo il magistero di Cristo, nel bisogno di affetto, di urgenza di un abbraccio nel quale vince il male, la cattiveria, la disperazione. Eleva i sentimenti, li purifica e interpreta la vita in modo più deciso, tonificato da una saggezza malinconica e riflessiva». Ad approfondire i vari passaggi emersi dalla disamina dell’opera una serie di domande, rivolte all’autrice da parte di Daniela Lucia,  alle quali la poetessa ha risposto partendo dalla lettura del testo ( Trepidante attesa, Statica è l’anima mia, Ha sete d’acqua), per una sua maggiore intelligenza. Tra l’atro è emerso il messaggio insito nell’opera individuabile nell’anelito di sollevare le persone, toccate da un tristo destino, incoraggiandole  ad intraprendere insieme un cammino di fede e di speranza. La solidarietà, la condivisione della sofferenza tra chi vive una stessa dolorosa situazione, la solidarietà, fratellanza si pongono come uniche coordinate  capaci di fare uscire i sofferenti da una condizione di solitudine, emarginazione e chiusura con il mondo circostante.