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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Una donna di 70 anni dà alla luce il primo figlio La sua decisione di avere un figlio in tarda età ha generato molto scalpore

Una donna di 70 anni dà alla luce il primo figlio La sua decisione di avere un figlio in tarda età ha generato molto scalpore
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Daljinder Kaur una donna indiana è passata alle cronache per essere diventata la
mamma più “vecchia” del mondo, dando alla luce martedì il primo figlio a 70
anni di età. Per realizzare il loro sogno hanno dovuto ricorrere alla fecondazione
in vitro in una clinica dello stato di Haryana (Nord). La coppia sposata da 46 anni,
aveva abbandonato praticamente ogni speranza di avere un figlio e disprezzata dal
suo entourage, in un paese dove la sterilità è spesso considerata una maledizione
di Dio. Il bambino è “in buona salute e pieno di energia”, dopo essere nato il 19
aprile con un peso alla nascita di due chilogrammi. Il marito di Kaur, Mohinder Singh
Gill, proprietario di una fattoria fuori Amritsar, pur essendo perfettamente consapevole
che il tempo rema contro la coppia, non curandosi delle critiche ha dichiarato di
essere al settimo cielo per la felicità, ritenendo il figlio che hanno chiamato
Alessandro un dono di Dio. Non è la prima volta che in India una coppia avanti nell’età
ha dei figli: nel 2008 una donna di 72 anni dello stato dell’Uttar Pradesh (Nord)
dopo la fecondazione in vitro, ha dato alla luce due gemelli. Se questa puo’ essere
vista come una buona notizia per molte donne ancora desiderose di maternità, a volte
la scienza può portare a scelte irresponsabili e risultati preoccupanti. In una
società come quella indiana che considera disdicevole non avere figli, Kaur e il
marito ora possono ritenersi soddisfatti, commenta Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti [1]”, ma non hanno di certo messo al primo posto
il benessere del figlio che crescerà senza di loro. Certamente hanno alimentato
il dibattito aperto dall’introduzione di tecniche di riproduzione assistite sempre
più sofisticate, sui limiti sociali e biologici legati al rinvio della prima gravidanza.
E’ inutile negare che una maternita’ in eta’ avanzata, addirittura dopo i 60 anni,
comporti molte problematiche in più. Il rischio di avere un bambino con disturbi
cromosomici aumenta con l’aumentare dell’eta’ della donna. Il più comune di questi
e’ la sindrome di Down, una combinazione di ritardo mentale e di anomalie fisiche
provocata, come e’ noto, dalla presenza di un cromosoma aggiuntivo. Con il passare
degli anni aumentano anche i rischi di difetti di natura non cromosomica e di complicazioni
della gravidanza come diabete gestazionale, ritardo della crescita intrauterina,
placenta previa con rischio di emorragie, maggiore probabilità di parto prematuro
e necessita’ di taglio cesareo. Per il bimbo, invece, crescono le possibilità di
basso peso alla nascita, presentazioni anomale e di una maggiore mortalità perinatale.
Una volta cominciata la gravidanza bisogna, poi, fare i conti con una probabilità
di aborto spontaneo tre volte piu’ alta che per le ventenni. Superati i problemi
fisici, rimangono altre domande. Altra preoccupazione riguarda il divario generazionale
sproporzionato, che potrebbe portare a incomprensioni e addirittura incomunicabilità
tra due mondi differenti, soprattutto se il delicato periodo dell’adolescenza coincide
con il periodo non proprio sereno della menopausa. Per non parlare dello smarrimento,
se non d’imbarazzo di fronte ai coetanei, di questi bambini che si troveranno a chiamare
”mamma” una donna che avrebbe l’eta’ per essere la loro bisnonna.