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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 22 OTTOBRE 2024

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Alla scoperta di Sant’Eufemia d’Aspromonte Continua il nostro viaggio tra i paesi della Piana di Gioia Tauro

Alla scoperta di Sant’Eufemia d’Aspromonte Continua il nostro viaggio tra i paesi della Piana di Gioia Tauro
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di Domenico Caruso

Paesi d’incanto vid’io / in una magia di colori, / […] ma nel mio cuore/ ma nei miei occhi / non ci sei che tu, / Mamma Calabria e la mia antica gente. / […] Povera Mamma Calabria, / bella come certi poveri / forte come gli oppressi / nobile e fiera come il dolore! / A te un giorno io verrò / gli ulivi tuoi m’attendono / accanto al mio ultimo nido: / ché una mano gli occhi mi chiuda, / pietosa, per sempre, / ché una lacrima almeno, / pura e lucente, / il mio passato eterni. (Luigi Colella).

Un po’ di storia

Origini e vicende feudali

Il Monachesimo in Occidente ha lasciato profonde tracce nei nostri paesi, come si rileva dai numerosi ruderi dei Conventi Basiliani (compreso quello di S. Bartolomeo di Trigona nei pressi di S. Eufemia).

I primi abitatori della città potrebbero essere stati di origine greco-dorica, come attestano il punto al centro denominato Mistra e i numerosi cognomi che hanno conservato l’antica forma (Basile, Calabrò, Crea, Macrì, Marafioti, Piromalli, Romeo, Tripodi, Versace, ecc.). Non ci risultano particolari del periodo romano, mentre il nome cristiano è di epoca posteriore all’editto di Costantino (313 d.C.).

Per G. Pensabene (v. Dizionario Etimologico – DES) il termine deriva dal latino praemia (premi), le ricompense che venivano date ai veterani dopo le guerre vittoriose.

Dopo la dominazione bizantina, S. Eufemia subì quella normanna, la sveva e l’angioina. Fu, quindi, invasa da spagnoli e francesi ed insieme a tutti i popoli del Napoletano ebbe a soffrire la tirannide borbonica fino all’abdicazione di Carlo III che, lasciato a Ferdinando IV il regno delle Due Sicilie, andò a reggere quello di Spagna. Mal sopportando il peso della servitù feudale, l’Università – oggi Municipio di S. Eufemia – nel 1790 si ribellò al Conte di Sinopoli ed in seguito a ciò mutò il nome in Comune di S. Eufemia d’Aspromonte. Nel periodo medievale, comunque, essendo casale di Sinopoli ne condivise le sorti e rimase dei Ruffo fino all’eversione della feudalità (1806). Durante la Repubblica Partenopea la città venne assegnata al cantone di Seminara. Con il riordinamento francese (legge 19 gennaio 1807) fu elevata a sede di Governo comprendente i Luoghi (Università), di San Procopio, Sinopoli (Superiore, Inferiore e Vecchio), Acquaro, Cosoleto, Sitizano e Melicuccà. Il decreto del 4 maggio 1811 la dispose nel Circondario di Sinopoli e quello del 3 dicembre 1847 la incluse nel nuovo Circondario di Pedavoli.

Distrutta dai sismi del 1783 e del 1908, si sviluppò prima da sud-ovest e poi dal lato di ponente.

(Bibliografia essenziale: Breve monografia su Sant’Eufemia d’Aspromonte di Vincenzo Tripodi – Vannini Ed., 1999 e Caterina Iero, Sancta Euphemia, Laruffa Ed. RC, 1997).

Eventi straordinari

Il ferimento e il Cippo di Garibaldi

La mattina del 25 agosto 1862 Garibaldi con i suoi cinquemila volontari, attraversato lo Stretto di Messina, sbarcò a Pizzo Falcone (vicino Melito Porto Salvo) deciso di proseguire vincitore a Roma o di perire. Le proteste di Napoleone III, che proteggeva il Papa, costrinsero il Governo Italiano a bloccarlo con i bersaglieri del Re ed il generale Cialdini fu inviato a Reggio per dichiarare lo stato d’assedio sulla Calabria. Il prefetto della città, pertanto, pregò Garibaldi, per mezzo di una commissione, di non entrare nel capoluogo. L’Eroe fu costretto, così, a dirigersi verso la montagna con una guida rivelatasi ingannevole. Stanca dalla dura marcia ed affamata la legione era a riposo, quando i soldati del colonnello Pallavicini aprirono il fuoco. I volontari cercarono le armi per difendersi, ma Garibaldi intimò loro di non rispondere all’attacco. Benedetto Cairoli ed altri, che facevano compagnia all’Eroe, si avvicinarono inermi verso i soldati per sospendere l’offensiva. Ciò non ostante una scarica di fucileria centrò Garibaldi: una palla lo colpì di striscio alla coscia sinistra e un’altra gli fracassò il malleolo del piede destro. Fu trasportato in barella a Scilla e lungo il tragitto riposò nella capanna di massaro Vincenzo (contrada Marchesella). Alla fine del breve scontro, oltre ai feriti, il bilancio fu di cinque morti tra i soldati e di sette tra i volontari. Nel luogo, appartenente al territorio di S. Eufemia, vicino al pino su cui – secondo la tradizione – si sarebbe appoggiato Garibaldi, sorge il “Cippo” (un piccolo Mausoleo con cimeli risorgimentali) meta di turisti.

Il miracolo del 1843

«Il 7 ottobre 1843, durante la veglia notturna che precedeva la festa dei SS. MM. Cosma e Damiano, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie si verificò un evento prodigioso, a cui assistettero diversi fedeli presenti ed altri che vi confluirono richiamati dalle grida d’incredulità e di stupore: le statue dei Santi aprivano e chiudevano gli occhi, muovendoli verso il cielo e verso l’altare del Crocifisso.

Già durante il terribile colera del 1837 la popolazione si era rivolta ai due grandi Medici, confidando nel loro possente patrocinio, e le loro suppliche erano state ascoltate».

Ecco la formula, con la quale i devoti imploravano i Santi Cosma e Damiano, per ottenere le grazie di cui avevano bisogno:

San Coscimu e Damianu / siti medici suprani, / siti medici valenti / chi sanati a tutti li genti. / E sanati puru a mia / ca vi dicu n’Avi Maria.

(Da: C. Cutrì – E. Tripodi, Cosma e Damiano Medici-Martiri-Santi nella storia del culto in S. Eufemia d’Aspromonte, Virgiglio Ed. Rosarno, 1998).

Feste e ricorrenze

Principali riti civili e religiosi: Sant’Eufemia, patrona (16 settembre), con spettacoli musicali, fuochi d’artificio e tradizioni locali, annunciati il 6 del mese con un grande falò; Madonna del Carmelo (II decade di luglio) e SS. Cosma e Damiano (I domenica di agosto) come per la patrona, con manifestazioni varie. La festa di S. Antonio (13 giugno) e quella di Maria Ausiliatrice (24 maggio – nell’antica chiesetta vicina ai ruderi del monastero basiliano di S. Bartolomeo) hanno più un carattere religioso. Molto suggestiva è la Processione dei Misteri, con costumi d’epoca, del Sabato Santo. Durante il mese di agosto e poi in autunno si svolgono diverse sagre (come quella della patata, della salsiccia e della castagna).

Personaggi principali

A Vincenzo Ascrizzi (1904/1989) si devono, fra l’altro, la ricostruzione di alcune chiese e l’edificazione del monumento ai Caduti.

Tra i poeti segnalo: l’accademico Sac. Luigi Colella (1905/1981) autore della raccolta “Epifania”; Domenico Cutrì (1902/1983), che ha scritto con successo numerose opere in lingua e in vernacolo; il medico Bruno Gioffrè (1865/1931), di eccezionale abnegazione e vasta cultura.

L’insegnante Vincenzo Tripodi (1861/1949) è autore della “Breve monografia su S. Eufemia” (1945).

Tra gli artisti vi è la famiglia Tripodi comprendente: il capostipite Carmelo (1874/1950), pittore – scultore – musico – fotografo ed i figli: 1) Carmelo Agostino (1924/1973), pittore e scultore; 2) Domenico Antonio (n. 1930), noto pittore che ha riscosso un successo internazionale con “Il colore nella Divina Commedia” (recentemente ha trattato nell’Aula Consiliare di Roma: Dante e l’arte visiva); 3) Graziadei (n. 1932), pittore ed autore di un’opera relativa alla sua specializzazione “Il Restauro come e perché” – Ediz. Scientifiche Italiane Napoli, 1981.

Canti popolari

1 – Bona sira Madonna mia, / tuttu lu mundu s’inchina a tia. / Cu’ lu fruttu chi portasti, / tuttu lu mundu ‘lluminasti, / ‘lluminasti puru ‘a menti mia, / bona sira Madonna mia.

2 – Bambinuzzu chi jiti a la scola, / la mamma vi chiama ca l’ura già sona, / a trent’anni curuna di spini, / cu’ ferru e catini a l’amatu Gesù. / A undi posati lu vostru peduzzu, / nesci lu gigliu e lu basilicò.

3 – Disu l’occhi, me’ Signuri, / e ‘nta la cruci vi viju stari, / ‘nchiovatu di pedi e di mani, / ‘ncurunatu di crudi spini. / Ssa piaga chi aviti a lu pettu, / vi la fici lu me’ difettu, / vi la ficiru li Giudei / pe’ li grandi peccati mei.

(Da: C. Iero, Sancta Euphemia, op. cit.).

 

(continua)