Due falle nel tubo di scarico, Iam deve correre ai ripari Scoperte dal nucleo subacquei della Guardia Costiera di Messina durante un controllo
di Domenico Latino
GIOIA TAURO – Si sono concluse le verifiche del terzo nucleo subacquei della Guardia Costiera di Messina sulla condotta a mare dell’impianto consortile IAM di contrada Lamia, dove vengono depurate le acque reflue provenienti dal sistema di collettori fognari e i rifiuti liquidi conferiti tramite autobotti. I sommozzatori siciliani, agli ordini del Capitano Giannone, hanno effettuato tre giorni di immersioni per esaminare il funzionamento dello scarico individuando due falle, di cui una con assoluta certezza più rilevante e molto vicina alla costa. Meno di 100 metri la distanza tra la battigia e la perdita, causata da uno squarcio che vede il grosso tubo cilindrico rotto su 180° (praticamente manca una semicirconferenza) per 20cm circa di larghezza. Dati registrati grazie all’ausilio di sofisticate apparecchiature a disposizione dei reparti speciali della Marina (5 le unità in Italia) oltre i quali, si è provveduto a realizzare anche delle videoriprese. Dalla breve ma abbastanza eloquente registrazione che abbiamo avuto modo di visionare, si evince in modo chiaro l’importanza del getto d’acqua in fuoriuscita continua. All’inizio del filmato, si scorge uno dei sub avvicinarsi alla condotta salvo essere quasi risucchiato da una sorta di vortice formatosi a ridosso della fenditura: l’uomo pinneggiando si allontana a fatica per poi ritornare con un pugno di sabbia in mano che, una volta lasciato cadere sopra la falla, viene “sparato” via a forte velocità, talmente alta è la pressione. Un guasto tecnico troppo vicino alla riva che probabilmente comporterà all’azienda una sanzione fino a 15mila euro: se, come sembra, ci sarà un verbale, poi sarà la Regione a stabilire l’importo da pagare.
Giusto qualche giorno prima dell’ispezione, era stata la stessa IAM a segnalare il guasto alle autorità competenti, avviando l’iter per la riparazione. Per fine mese, infatti, è già stata indetta una conferenza dei servizi alla quale, oltre la Capitaneria di porto, parteciperanno diversi enti tra cui il Comune e la Provincia con quest’ultima che dovrà autorizzare in deroga l’utilizzo della condotta d’emergenza in fondo al torrente Budello, intanto che si provvede al ripristino della tubatura principale, con un intervento che sarà breve (si spera) ma comunque macchinoso. Un passaggio per molti obbligatorio che però ha messo di nuovo in allarme i residenti del quartiere Fiume risvegliando le ire dell’omonimo Comitato, reduce da 15 giorni di sit-in davanti ai cancelli dell’impianto dopo la clamorosa vicenda legata all’inchiesta della Procura di Potenza su un presunto traffico di rifiuti pericolosi dal centro oli Eni di Viggiano ai principali depuratori calabresi (26mila t, secondo i magistrati, quelli smaltiti dalla IAM). “Le verifiche della Guardia Costiera – scrivono gli attivisti gioiesi in una nota – confermano ciò che questo Comitato ribadisce da tempo: che la condotta presentasse delle anomalie era visibile a tutti già da mesi. La chiazza in mare di differente colore è evidenza conclamante che la rottura della condotta esiste non da pochi giorni ed è molto più grave di quanto affermi la IAM. Abbiamo avuto modo di farlo vedere in maniera diretta anche con testimonianze fotografiche all’A.D. della società durante un’intervista televisiva dello scorso aprile: lo stesso ha affermato che la diversa colorazione delle acque è dovuta ad una “differenza di temperatura”. Tali fenomeni – continua il comunicato – si sono registrati e sono stati da noi segnalati fino alla settimana scorsa. Ovviamente, il danno alla condotta va riparato anche se, a nostro avviso, i lavori si protrarranno per un periodo molto più lungo del previsto. Ma non condividiamo assolutamente la condizione che il depuratore sversi i reflui nel fiume Budello, anche solo momentaneamente: lo impediremo in qualsiasi modo. Ci rivolgeremo alla Provincia da cui “pretendiamo” che non sia rilasciata alcuna autorizzazione in tal senso. Pretendiamo che tale risolutezza sia adottata anche dall’Amministrazione comunale ricordando al sindaco che i 6 mesi promessi a margine del Consiglio comunale del 14 novembre scorso, entro cui mettere in sicurezza il Budello, sono scaduti. Infine, non riusciamo a comprendere come all’ordine del giorno dell’ultimo Civico consesso non sia stata inserita la discussione che fa seguito alle istanze avanzate dallo stesso il 9 aprile. Le richieste di azzeramento del CdA e la chiusura della quarta linea sono state discusse e votate dalla IAM il 28 aprile; ai consiglieri che all’unanimità hanno deliberato queste richieste non interessa conoscerne l’esito? Il sindaco non avrebbe l’obbligo morale di riferire in aula cosa sia avvenuto all’interno dell’Assemblea dei soci IAM? E il Consiglio comunale non dovrebbe prenderne atto e determinarsi di conseguenza? Questo Comitato e la cittadinanza tutta si domandano in che modo si ha intenzione di tutelare i diritti dei gioiesi che da anni sopportano le conseguenze dell’attività della IAM S.p.A., da cui non traggono nessun beneficio dovendo corrispondere a tale società anche un canone di depurazione che agli occhi dei contribuenti risulta ingiusto. Si ribadisce che in una società che si vuole definire civile gli interessi di un gruppo di privati non possono prevalere su quelli di un’intera comunità. Quindi – conclude la nota – auspichiamo che il Consiglio comunale recepisca le nostre preoccupazioni e agisca affinché questo stato di cose cambi al più presto”.