Gestione dell’acqua a Crotone, 15 indagati Concluse le indagini nei confronti degli amministratori della Soakro: le contestazioni vanno dall'abuso d'ufficio alla bancarotta fraudolenta
Questa mattina i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Crotone su disposizione della Procura della Repubblica di Crotone hanno proceduto alla notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari svolte nei confronti degli amministratori della Società Pubblica “So.a.kro. S.p.A.” con sede in Crotone. L’attività investigativa a cui fa riferimento l’operazione sopra denominata nasce da pregressa attività info-investigativa svolta dalla Guardia di Finanza circa la non aderenza alla normativa sui contratti pubblici dei lavori finanziati con fondi “FESR 2007-2013” nonché relativamente ad una situazione finanziaria non florida da parte della società pubblica anzidetta, che gestisce (rectius: gestiva) il servizio idrico integrato dell’”ATO Calabria 3 Crotone”. La tipica attività trasversale di polizia economico-finanziaria, posta in essere dai finanzieri crotonesi coordinati dal Procuratore Capo – dott. Giuseppe Capoccia, ha seguito un doppio profilo: – preliminarmente (marzo 2015) veniva avviato un controllo di carattere fiscale, in relazione al quale il responsabile legale della società veniva segnalato alla A.G. per l’omesso versamento di imposte per € 1.558.330, di cui € 597.849 riferibili all’omesso versamento delle ritenute operate sui dipendenti per l’anno 2013, reato previsto dall’art. 10 bis del D.Lgs. 74/2000; – successivamente, senza soluzione di continuità, veniva avviato anche un controllo in materia di spesa pubblica. Le risultanze delle due attività hanno permesso di far emergere diverse condotte delittuose afferenti le false comunicazioni sociali, l’abuso d’ufficio e, infine, a seguito della declaratoria di fallimento, i reati di bancarotta fraudolenta, con la segnalazione alla A.G. ordinaria di 15 persone, responsabili a vario titolo dei reati di: false comunicazioni sociali di cui all’art 2621 c.c., per i bilanci presentati dalla suddetta società degli anni 2010-11-12, poi assorbito dal più grave reato di bancarotta fraudolenta ex art. 223 co. 2° Legge Fallimentare. 323 co. 2° – 314 c.p. (tale ultima fattispecie assorbita nel più grave reato di cui all’art. 216 della Legge Fallimentare).
Relativamente al “falso in bilancio”, condotta rilevante sotto il profilo dei reati fallimentari, nel corso dell’attività ispettiva, relativamente agli anni 2010, 2011 e 2012, è stato constatato che la società in questione ha contabilizzato delle note di accredito da ricevere da una società in liquidazione volontaria (la “SO.R.I.CAL. S.p.A.”), che gestisce il servizio idrico regionale. Dette appostazioni contabili, cosi come emerso dalla documentazione esaminata, sono state effettuate per stornare, a fronte della fornitura di acqua da parte della “SO.R.I.CAL. S.p.A.”, una parte del costo fatturato alla società controllata. In particolare, se la SOAKRO non avesse iscritto in bilancio le note di accredito da ricevere, negli anni dal 2010 al 2012, avrebbe dovuto necessariamente provvedere a coprire la perdita d’esercizio che si sarebbe generata, in quanto nettamente superiore ad 1/3 del capitale sociale. Ciò avrebbe avuto ripercussioni, in prima battuta, sull’utilizzo delle riserve del capitale sociale, con conseguente tassazione in capo ai soci e, successivamente, una volta esaurite le riserve, la società avrebbe dovuto ricorrere alla diminuzione del capitale sociale. Di contro, la riduzione del capitale sociale, che sarebbe sceso al di sotto del limite legale, avrebbe costretto i soci (tutti Enti Locali) ad effettuare versamenti per ripianare la perdita e per ricostituire il capitale sociale o, in alternativa, a chiedere lo scioglimento della società. In ultima analisi, a prescindere dalle modalità di copertura delle perdite d’esercizio che si sarebbero generate, l’esposizione in bilancio delle stesse avrebbe denotato una gestione antieconomica del servizio, che, contravvenendo ai criteri di economicità per la concessione dei servizi in house, avrebbe esposto la società controllata alla revoca dell’affidamento. Per ciò che concerne, invece, le fattispecie delittuose di abuso s’ufficio cui all’art. 323 co. 2°, i finanzieri hanno ricostruito in € 2.609.316 gli importi degli affidamenti illegittimi negli anni dal 2011 al 2015. Detta condotta criminosa si è concretizzata, per le seguenti motivazioni: (1) negli anni dal 2013 al 2015 (fino all’11.03.2015), la società ha stipulato diversi contratti di cottimo fiduciario e lavori di somma urgenza, che sono risultati essere accumunati dal fatto che i servizi ivi indicati non potevano essere considerati singolarmente, ma come delle prestazioni effettuate nell’ambito di un servizio unitario, che, superando il limite di €. 40.000,00, ai sensi della vigente normativa sugli appalti pubblici, dovevano essere concessi attraverso le normali procedure e nel rispetto dei principi di trasparenza, rotazione e parità di trattamento. Inoltre, alcuni dei citati contratti, considerati unitariamente nell’intero arco temporale a cui si riferiscono i rapporti economico-commerciali con la “Soakro S.p.A.”, superando il limite di €. 200.000,00, previsto per i lavori o servizi, dovevano essere affidati non in economia attraverso il cottimo fiduciario, bensì attraverso le ordinarie procedure di affidamento per i contratti pubblici. Gli importi dei contratti illegittimamente affidati ammontano complessivamente ad €. 1.672.042,29; (2) la società controllata è risultata beneficiaria di finanziamenti ricevuti per la realizzazione di progetti cofinanziati dall’unione europea (fondi fesr, apq e cipe). Considerato che la stessa, ai sensi della vigente normativa, non ha reintegrato il “conto dedicato” alle commesse pubbliche delle somme utilizzate per scopi diversi dalla realizzazione dei progetti de quo, la società, nel corso degli anni (fino al 2015), e per essa i dirigenti, ha distratto fondi pubblici, per un ammontare complessivo di €. 710.485,99; (3) la società, negli anni dal 2012 al 2015, in virtù della sua veste di società “in house”, ha conferito incarichi che, oltre a non essere in linea con la vigente normativa in merito ad incarichi di studio, consulenza e di collaborazione, dovevano essere affidati tramite evidenza pubblica. L’importo complessivo di detti incarichi ammonta a complessivi €. 200.380,48; (4) la società, nell’anno 2014, in violazione alla normativa sugli appalti pubblici, a fronte di lavori di manutenzione e costruzione di impianti idrici e fognari effettuati da una impresa locale, ha sostenuto spese, in presenza di d.u.r.c. (documento unico di regolarità contributiva) non più valido e caratterizzato da irregolarità contributive, per un ammontare complessivo pari ad €. 18.818,00; (5) nell’anno 2013, la società, in violazioni alla vigente normativa, ha distratto spese, utilizzate per la manutenzione ordinaria di pulizia di impianti di sollevamento, che, sulla base dell’attività ispettiva eseguita, sono risultati non pertinenti ad un progetto cofinanziato con l’unione europea, per un importo complessivo pari ad €. 7.590,00. Per quanto riguarda lo specifico aspetto dei reati fallimentari, in data 13.01.2016 il Tribunale ordinario – sez. fallimentare di Crotone – ha emesso nei confronti della “Soakro S.p.A.”, sentenza dichiarativa di fallimento, motivo per cui, in virtù delle risultanze già acquisite, la Procura delegava agli investigatori del Nucleo p.t. approfondimenti in relazione alla plausibile commissione di condotte integranti reati fallimentari. Tali approfondimenti ed indagini hanno permesso di rilevare che, nel corso degli anni dal 2010 al 2015, la società ha posto in essere una serie di condotte che hanno generato un aumento dell’esposizione debitoria complessiva per €. 50.759.963,55, tipiche della bancarotta fraudolenta. In particolare, nel periodo dal 2010 al 27.01.2016, come si evince dal bilancio di verifica acquisito dalla curatela fallimentare, la società in questione ha contabilizzato delle “false” note di accredito da ricevere ed esposto “crediti inesistenti”, per un totale di €. 8.203.103,20. Dette appostazioni contabili, come accennato, sono state artatamente effettuate per stornare alla società in argomento una parte del costo fatturato dalla società fornitrice che gestisce il servizio idrico regionale. Così facendo, è stata mascherata attraverso falsi bilanci, la profonda voragine che si era creata nei conti della società, permettendo alla stessa di proseguire nella sua attività, in una situazione di risalente e palese insolvenza, in cui ha: continuato a ricevere finanziamenti pubblici nell’ambito del fesr 2007/2013 e a.p.q.; utilizzato le predette somme per effettuare sia pagamenti economicamente e giuridicamente non giustificati (consulenze) sia pagamenti “preferenziali”; fatto aumentare in maniera esponenziali i propri debiti per come sopra specificato. È stata inoltre accertata una distrazione (prima facie rubricata come Peculato di cui all’art. 314 c.p.) per €. 541.933, negli anni dal 2011 al 2015, la società ha conferito un incarico di consulenza, privo di qualsiasi ragione economica, in quanto i relativi compensi sono stati erogati nei confronti di una società il cui amministratore, sulla base dell’attività ispettiva eseguita, è risultato aver svolto funzioni di amministratore “di fatto” della società controllata. Pertanto, tali compensi, per un ammontare complessivo di €. 470.738 erano piuttosto legati a quest’ultima funzione che non alla “formale” consulenza affidata alla sedicente società di consulenza. Inoltre, negli anni 2013 e 2014, la società, nei confronti di soggetti inseriti a vario titolo nella struttura societaria, ha concesso dei premi in denaro da erogare in forma di una tantum e connessi al raggiungimento di determinati obiettivi. Detti premi, per complessivi €. 71.194 sono risultati essere privi di qualsiasi ragione economica, oltretutto perché gli obiettivi non sono stati raggiunti per come erano stati prefissati. Allo stato delle indagini la somma complessiva relativa alle condotte criminose ammonta a € 11.649.028. Infine, negli anni 2012 e 2013, il direttore amministrativo prima e successivamente l’amministratore della società nella loro qualità di equiparato ad un “incaricato di pubblico servizio”, si è reso responsabile di falso ideologico ai sensi dell’art. 479 e 493 c.p, per aver falsamente attestato la corrispondenza dei verbali del consiglio di sorveglianza depositati presso la C.C.I.A.A., relativi all’approvazione dei bilanci dell’anno 2011 e 2012, con quelli conservati agli atti della società. Anche con l’odierna operazione la Guardia di Finanza, nel suo specifico ruolo di polizia economico-finanziaria, a supporto delle precise indicazioni della Procura di Crotone, coordinatrice di tutta l’indagine, pone in evidenza l’importanza di salvaguardare l’integrità dei pubblici bilanci, al fine di garantire ai cittadini legalità, equità e trasparenza nella gestione delle pubbliche risorse e, quindi, efficienza nell’erogazione dei pubblici servizi, quale quello idrico.