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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 NOVEMBRE 2024

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Privatizzazione poste, Carchidi (Slc Cgil) dice no «Il no secco alla privatizzazione di Poste Italiane non è una impostazione ideologica, bensì una assunzione di responsabilità per evitare che si depauperi un’altra importante azienda del sistema paese»

Privatizzazione poste, Carchidi (Slc Cgil) dice no «Il no secco alla privatizzazione di Poste Italiane non è una impostazione ideologica, bensì una assunzione di responsabilità per evitare che si depauperi un’altra importante azienda del sistema paese»
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Domani pomeriggio alle 16.30 la Slc Cgil insieme agli altri sindacati di categoria scenderà in piazza a Catanzaro per protestare contro la privatizzazione di Poste Italiane e tutelare le 5mila famiglie calabresi che vedono incerto il loro futuro.
«Il no secco alla privatizzazione di Poste Italiane non è una impostazione ideologica, bensì una assunzione di responsabilità per evitare che si depauperi un’altra importante azienda del sistema paese». Questo il monito di Daniele Carchidi, segretario generale Slc Cgil Calabria che invita tutti a scendere in piazza contro questa azione del Governo. «Evitare lo smantellamento di un’altra azienda pubblica – dice ancora Carchidi – non è un modo per conservare logiche passate e bloccare l’innovazione. La logica, se questa fosse la base su cui poggiare questa riorganizzazione aziendale, imporrebbe la necessità di stimolare la crescita investendo negli assetti strategici e nell’innovazione infrastrutturale, e una azienda come Poste Italiane potrebbe per la capillarità della sua rete essere una delle aziende pilastro per la digitalizzazione del paese. Quel che emerge invece da questa operazione, in maniera abbastanza evidente, è che si svende il patrimonio del Paese senza risolvere il debito del paese, e sicuramente privando degli strumenti di intervento a sostegno della crescita e dell’innovazione. Poste Italiane svolge attività che garantiscono la fruizione di un servizio universale. Sviluppa servizi integrati per le piccole e medie imprese, fornisce servizi al cittadino, e soprattutto ha un ruolo importante nell’implementazione della digitalizzazione del Paese. Un’ azienda con queste caratteristiche non deve essere sottratta al controllo statale, non può essere governata con una logica che guardi ai ricavi nel breve periodo senza tutelare gli investimenti che lo stato ha fatto negli anni su questa azienda». «Ma soprattutto – conclude il segretario – quel che ci preoccupa, come organizzazione sindacale che rappresenta i lavoratori di Poste Italiane, è quel che accadrà dal punto di vista occupazionale. Poste Italiane ha 140mila dipendenti in Italia. Per la Calabria con i suoi 5mila dipendenti rappresenta la più grande azienda in termini occupazionali per questa regione, un pezzo importante di PIL regionale per salario redistribuito, oltre a tutta l’economia dell’indotto».