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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 NOVEMBRE 2024

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Il Nord Italia e la scuola: quando l’invidia la fa da padrona Quando il nord vuol sempre primeggiare e quando i dati vengono analizzati dalle opinioni risibili e partigiane degli opinionisti settentrionali

Il Nord Italia e la scuola: quando l’invidia la fa da padrona Quando il nord vuol sempre primeggiare e quando i dati vengono analizzati dalle opinioni risibili e partigiane degli opinionisti settentrionali
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Prove Invalsi – Ocse ed Esame di Maturità con lode: c’è chi fa, volutamente,
confusione per instillare, ancora una volta, malsane stille di razzismo. Si
fa confondere l’oggettivo con il soggettivo.

Quando il nord vuol sempre primeggiare e quando i dati vengono analizzati
dalle opinioni risibili e partigiane degli opinionisti settentrionali.

Inchiesta del dr. Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico,
giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le
Mafie.

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, alla luce dei risultati
scolastici degli studenti italiani diffusi l’11 agosto 2016 dal ministero
dell’Istruzione, solleva il problema delle modalità di valutazione degli
studenti nelle scuole italiane, scrive “L’Ansa” il 12 agosto 2016. «E’
evidente che c’è qualcosa che non funziona nella scuola italiana e nei suoi
sistemi di valutazione – accusa – se i ragazzi del Nordest, in testa alle
classifiche Ocse e Invalsi per preparazione, poi risultano all’ottavo posto
nelle statistiche dei “cento e lode” alla maturità». Da qui l’appello al
ministro: «convochi al più presto una commissione ministeriale di esperti,
riattivi sistemi di verifica su campioni omogenei di scuole e di studenti».
E’ un leghista e per tale va trattato.

L’invidia è un moto dell’anima tanto velenoso quanto inconfessabile: è la
stretta che si prova quando si esce perdenti da un confronto sociale.
L’invidia è un meccanismo che mettiamo in atto quando ci sentiamo sminuiti
dal confronto con qualcuno, con quanto ha, con quanto è riuscito a fare.
Diciamo che è un tentativo alquanto maldestro di recuperare la fiducia, la
stima in noi stessi svalutando l’altro. Si tratta quindi di un processo: c’è
il confronto, l’impressione devastante di impoverimento, di impotenza e poi
la reazione aggressiva.

Essere un’eccellenza appaga mente, cuore e portafoglio. Ma senza esagerare,
scrive TGCom 24. Perché se da un lato sono tante le università che, per
esempio, prevedono alcune agevolazioni per chi si diploma con 100 e lode,
dall’altro nel corso degli anni il premio previsto per gli stessi dal
Ministero dell’Istruzione ha subito sforbiciate evidenti. Troppe lodi? Dati
alla mano non si direbbe, anche se la polemica sulla generosità delle
commissioni al Sud si ripete costantemente.

Il Corriere anche quest’anno rilancia la polemica sui “diplomifici”,
sostenendo che le scuole del sud Italia sgancino più facilmente votoni agli
studenti, con la conseguenza che i maturandi meridionali ad aver preso 100
sono stati il doppio di quelli del Nord. Verità o bugia?

Gli opinionisti “po’ lentoni” (lenti di comprendonio, anche se oggi
l’epiteto equivalente a “Terrone” da rivolgere al settentrionale è
“Coglione”) su tutti i media la menano sulla solita tiritera: ogni qualvolta
che il meridione d’Italia eccelle, lì c’è la truffa.

“Il Sud trabocca di 100 e lode ma i dati internazionali dipingono un
panorama del tutto diverso: che i prof meridionali siano di manica più
larga?”, asserisce Gian Antonio Stella, opinionista del nordico “Il Corriere
della Sera”. Lui, il buon veneto Gian Antonio Stella, spiega che: «Allora,
come la mettiamo? Come possono i monitoraggi nazionali e internazionali sui
ragazzi fino a quindici anni segnalare nel Mezzogiorno una scuola in grave
affanno e i voti alla maturità una scuola ricca di spropositate eccellenze?
Assurdo. Un caso per tutti: la Calabria, ultima nei test Invalsi, prima per
fuoriclasse. Sinceramente: è possibile un ribaltamento del genere? O è più
probabile la tesi che i professori del Sud, per una sorta di solidarietà
meridionale basata sul comune sentimento di emarginazione e di abbandono,
abbiano verso gli studenti la manica un po’ più larga? Un punto, comunque,
appare fuori discussione. Non solo esistono due Italie e due scuole
italiane, due universi di studenti e due di professori. Ma il divario,
anziché ridursi, si va sempre più allargando. E ciò meriterebbe da parte di
tutti, non solo del governo, un po’ di allarmata attenzione in più.»

Come si fa da un dato (i monitoraggi nazionali ed internazionali sui ragazzi
fino a quindici anni) estrapolare l’assunto del broglio riguardanti i voti
della maturità data ai ragazzi di tre o quattro anni più vecchi? E cosa
ancora più grave, in considerazione della stima che si ha per un bravo
giornalista, come si può mettere sullo stesso piano il dato oggettivo dei
monitoraggi nazionali ed internazionali riguardanti il totale del corpo
studenti di una data zona rispetto al voto soggettivo di eccellenza profuso
in capo al singolo studente meritevole? E se fossero stati premiati apposta
per il fatto che si siano elevati rispetto alla massa di mediocrità?

«I più danneggiati da questa fiera diplomistica sono i bravi studenti di
quelle regioni troppo generose messi alla pari di loro compagni, bravini
forse, ma promossi generali sul campo con rito sommario – rincara Mario
Margiocco nato a Genova nel 1945, giornalista dal ’71.- Un preside di
Brindisi sembra non rendersene conto e, come altri in passato, taglia corto:
“I nostri studenti sono davvero bravi”. Anzi bravissimi, eccezionali. Tutti
100 e lode strameritati? Troppa grazia.». Chiosa in chiusura con evidente
sarcasmo il ligure.

Cari signori dal giudizio (razzista) facile. Vi rammento una cosa.

Io, Antonio Giangrande, uno che si è laureato a 36 anni, sì, ma come?

A 31 anni avevo ancora la terza media. Capita a chi non ha la fortuna di
nascere nella famiglia giusta.

A 32 anni mi diplomo ragioniere e perito commerciale presso una scuola
pubblica, 5 anni in uno (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità),
presentandomi da deriso privatista alla maturità statale (non privata)
assieme ai giovincelli.

A Milano mi iscrivo all’Università Statale alla Facoltà di Giurisprudenza.
Da quelle parti son convinti che al Sud Italia i diplomi si comprano. E nel
mio caso appariva a loro ancora più evidente. Bene!

A Milano presso l’Università Statale, lavorando di notte perché padre di due
bimbi, affronto tutti gli esami in meno di 2 anni (non gliene frega a
nessuno dell’eccezionalità), laureandomi in Giurisprudenza, dopo sosta
forzata per attendere il termine legale previsto per gli studenti ordinari.

Un genio, no, uno sfigato, sì, perché ho fatto sacrifici per nulla: fuori
dall’università ti scontri con una cultura socio mafiosa che ti impedisce di
lavorare.

Mio figlio Mirko a 25 anni ha due lauree ed è l’avvocato più giovane
d’Italia (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità).

Primina a 5 anni; maturità commerciale pubblica al 4° anno e non al 5°,
perché aveva in tutte le materie 10; 2 lauree nei termini; praticantato;
abilitazione al primo anno di esame forense con compiti corretti in altra
sede. Così come volle il leghista Roberto Castelli. Perché anche lui
convinto degli esami farsa al sud.

Un genio, no, uno sfigato, sì, perché ha fatto sacrifici per nulla: fuori
dall’università, o dalle sedi di esame di abilitazione o nei concorsi
pubblici ti scontri con una cultura socio mafiosa che ti impedisce di
lavorare. Una cultura socio mafiosa agevolata anche da quel tipo di stampa
omologata e partigiana che guarda sempre la pagliuzza e mai la trave. Che
guarda il dito che indica la luna e non guarda mai la luna.

Alla fine si è sfigati comunque e sempre, a prescindere se hai talento o
dote, se sei predisposto o con intelligenza superiore alla media. Essere del
nord o del sud di questa Italia. Sfigati sempre, perché basta essere
italiani nati in famiglie sbagliate, e forse, anche perché in Italia nessuno
può dirsi immacolato. Per una volta, però, cari giornalisti abilitati (ergo:
omologati) guardiamo la luna e non sto cazzo di dito.

Dr Antonio Giangrande Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger,
youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie.