Onu e Fao lanciano l’allarme dei container contaminati Si lavora ad un accordo per tenerli puliti
In un articolo pubblicato il 17 agosto, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha lanciato l’allarme sui container che sono diventati i principali vettori per la diffusione indesiderata di specie invasive,
funghi e batteri. La containerizzazione ha rivoluzionato il commercio globale e i trasporti, permettendo di scrivere una nuova grande pagina nella storia del trasporto
internazionale. Hanno cominciato a diffondersi nel 1940 e gradualmente è venuto a dominare il commercio internazionale, a causa delle loro dimensioni standard, che
ha creato la base per il miglioramento dell’efficienza in tutte le fasi di trasporto.
L’idea era tanto semplice quanto rivoluzionaria: della merce imballata in una scatola d’acciaio standard poteva essere trasferito in qualsiasi modalità di trasporto in
tutto il mondo. La standardizzazione dei processi ha accelerato la catena del trasporto globale e reso possibile la globalizzazione. Il numero di container è aumentato
da 3 milioni nel 1979 ai 37.000.000 del 2014. A quel tempo, nessuno avrebbe potuto
prevedere come il traffico di container si sarebbe sviluppato. E’ stato uno sforzo
pionieristico nel vero senso della parola. A causa della containerizzazione, le navi
porta-container sono ora delle navi mercantili in grado di trasportare i maggiori
volumi di carico in tutto il mondo nel modo più ecologico ed economico.
Le principali rotte di navigazione conducono dal Nord Europa verso l’Asia. Considerando che la prima nave container dedicata negli Stati Uniti è riuscita a caricare solo 58 scatole d’acciaio nel 1956, la più grande nave container oggi è in grado di trasportare
più di 19.000 TEU. I cantieri navali stanno già costruendo navi con capacità di
trasporto fino a 21.000 TEU. La capacità di trasporto si è moltiplicata per ben
328 volte in soli 60 anni dopo l’invenzione del contenitore! Uno studio sistematico
intrapreso dalla Nuova Zelanda negli ultimi cinque anni ha, però, dimostrato che
il 10% di tutti i container sono stati contaminati all’esterno e il 5% al loro
interno. Ciò implica grandi numeri, dato che si stima che 530 milioni di viaggi
in container sono effettuati annualmente.
Infezioni famose di organismi importati dall’estero, fra tutti prima dell’avvento dei container, la peronospora della patata e del pomodoro (Phytophthora infestans) portata nel 19 ° secolo dall’America prima in Belgio e da lì in Irlanda, dove ha causato una malattia della patata, che a sua volta ha portato ad una carestia nel 1845 durata sino al 1852 che innescò un’ondata di emigrazione verso l’America. Altri esempi del 20 ° secolo sono il viaggio del rospo delle canne velenoso australiano in Madagascar, dove hanno rappresentato una minaccia per i rettili e gli uccelli locali, e l’arrivo della zanzara tigre asiatica in Albania nel 1970, da dove si diffuse in altri paesi del Mediterraneo. Negli ultimi anni, il batterio Xylella fastidiosa, che sta devastando alberi di olio d’oliva, è arrivato nel sud Italia su piante ornamentali importati dal Centro America, e nuovi tipi di funghi, che causano malattie nelle piante di banane che si stanno diffondendo a livello internazionale.
Si stima che tutti i patogeni insieme stanno causando perdite del 20-40% della produzione agricola mondiale. Per arginare queste perdite, un accordo internazionale, la cosiddetta Convenzione internazionale per la protezione delle piante, è stato siglato già nel 1951. Ma a causa del boom del traffico container, da allora, sono necessarie nuove misure. Come primo passo, la FAO ha emesso raccomandazioni ai suoi membri di rispettare le linee guida volontarie esistenti per mantenere i container puliti. Come passo successivo, sarebbe opportuno per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, un accordo su uno standard internazionale obbligatorio, che prevede che i container siano puliti e certificati secondo le normative e con prodotti garantiti che rispettano l’ ambiente.