Venti anni dall’assassinio dell’imprenditore Polifroni A Varapodio una manifestazione commemorativa il 30 settembre e l'1 ottobre
Nella ricorrenza del ventennale dell’assassinio dell’imprenditore ANTONINO POLIFRONI (30
settembre 1996), riconosciuto ufficialmente vittima innocente della criminalità organizzata, i familiari,
LIBERA, ASSOCIAZIONI NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE e AVVISO PUBBLICO ENTI
LOCALI E REGIONI PER LA FORMAZIONE CIVILE CONTRO LE MAFIE, hanno organizzato una
manifestazione commemorativa articolata su due giorni (come da allegato programma).
In particolare, in occasione della Giornata della Memoria (1° ottobre 2016) a partire dalle ore
10, presso l’Istituto Comprensivo Scolastico di Varapodio, sono previsti interventi e riflessioni sul
tema, a cura dei seguenti ospiti:
Il referente regionale di LIBERA, Don Ennio Stamile
Il referente regionale di LIBERA MEMORIA Calabria, Matteo Luzza
Testimone di giustizia: Nino Bartuccio
Vittima di mafia: Tiberio Bentivoglio
Altri familiari e vittime della criminalità organizzata
Il Collettivo Libera “Antonino Polifroni” del Liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno
Testimonianze di altri familiari e vittime della criminalità organizzata
Autorità delle Forze dell’Ordine
Il Vescovo della Diocesi Oppido-Palmi, Mons. Francesco Milito
Il Governatore della Calabria, on. Mario Oliverio
Il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, dott. Giuseppe Raffa
Il Presidente della Commissione Regionale Antimafia, on. Arturo Bova
L’Assessore provinciale alla Legalità, dott. Eduardo Lamberti-Castronuovo
L’Assessore provinciale alle Attività Produttive, avv. Rocco Biasi
Il Consigliere Regionale, on. Domenico Battaglia
Il Consigliere Regionale, on. Francesco Cannizzaro
Il sindaco di Varapodio dott. Orlando Fazzolari
Il sindaco di Oppido Mamertina e cons. metropolitano dott. Domenico Giannetta
Altre personalità politiche regionali, provinciali, comunali e metropolitane
Moderatrice: Rosa Quattrone, figlia di vittima innocente della ‘ndrangheta
La commemorazione si concluderà con la scopertura e benedizione del Vescovo di una
scultura in pietra, posta sul luogo dell’assassinio.
PROGRAMMA:
30 SETTEMBRE
Mattina – Oppido Mamertina
Arrivo del Collettivo LIBERA “Antonino Polifroni”
del Liceo Scientifico “L. Da Vinci” di Casalecchio
di Reno (BO) accompagnato dal prof.
Giacomo Ciacci e da Fabio Abagnato, Assessore
a Saperi e Nuove Generazioni del Comune di
Casalecchio di Reno
Incontro con gli studenti del Liceo Scientifico di
Oppido Mamertina e con la Coordinatrice di
Avviso Pubblico della Calabria, Maria Antonietta
Sacco
Pomeriggio – Polistena
Cooperativa “Valle del Marro” Libera Terra
Visita ai beni confiscati alle mafie, incontro con i
testimoni di giustizia e i soci della cooperativa:
Don Ennio Stamile, referente regionale di Libera
Calabria
Matteo Luzza, referente regionale di Libera
Memoria
Ore 18.00 – Varapodio
Concelebrazione Eucaristica nella Chiesa di San
Nicola Vescovo, presieduta da don Ennio Stamile
1 OTTOBRE
Ore 10.30 – Varapodio
Istituto Comprensivo Scolastico
Incontro e interventi
Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le
mafie
Avviso Pubblico – Comune di Casalecchio di
Reno (BO)
Rappresentanti delle Istituzioni e delle Forze
dell’Ordine
Mons. Francesco Milito, Vescovo della Diocesi
Oppido-Palmi
Collettivo Libera “Antonino Polifroni” – Liceo
scientifico “Da Vinci” – Casalecchio di Reno
(BO)
Testimoni di giustizia
Familiari delle vittime di mafia della Calabria
Studenti e docenti degli istituti scolastici di
Oppido Mamertina, Molochio – Varapodio
a seguire
Oppido Mamertina – Località Botta
Scopertura di una stele di pietra e benedizione da
parte di Mons. Milito sul luogo dell’assassinio.
BREVE STORIA DI NINO POLIFRONI
Nino Polifroni nasce a Varapodio nel 1947. I primi anni della sua vita sono vissuti durante l’austero immediato dopoguerra, periodo in cui la madre gli trasferisce l’educazione al lavoro ed al rispetto altrui. Trascorre due anni del suo momento adolescenziale (intorno al 1961-62) presso l’Istituto per Orfani di Guerra di Lecce, durante il quale viene ulteriormente avviato alla dura disciplina ed ai principi del lavoro, conseguendo anche un brevetto di tornitore meccanico. Ad appena 16 anni apprende il mestiere di muratore e manifesta quasi immediatamente le sue vocazioni imprenditoriali, organizzandosi in forma associativa con altri suoi coetanei artigiani dell’edilizia. A 19 anni si sposa, a 20 è già padre del primogenito, e, nel frattempo inizia ad applicarsi come cottimista, intraprendendo anche attività fuori del territorio comunale. Nel 1972 all’età di 25 anni, diviene padre per la seconda volta, e, nello stesso periodo, ottiene la qualifica di imprenditore edile artigiano mediante iscrizione alla Camera di Commercio. Nel 1976 raggiunge l’ambitissimo obiettivo di iscrizione all’Albo Nazionale dei Costruttori, prima volta nella storia di un varapodiese. In tale periodo e fino al 1977 quando vi è la nascita del terzogenito, attua le prime vere attività imprenditoriali, divenendo il maggiore costruttore del comprensorio. Nel periodo di attività che va dal 1973 al 1985, cioè nel pieno della propria iniziativa imprenditoriale, subisce innumerevoli tentativi di estorsioni che ne minano temporaneamente la crescita produttiva. Tali tentativi, preceduti o seguiti da atti intimidatori di danneggiamento, trovano la dura ed irreprensibile opposizione dell’imprenditore, che puntualmente reagisce denunciando i fatti all’Autorità Giudiziaria, e, rispedendo al mittente le richieste estorsive. Lui e la sua famiglia, subiscono continue minacce telefoniche e scritte, attentati dinamitardi e con armi da fuoco, intimidazioni e danneggiamenti incendiari, e di conseguenza, dure persecuzioni psicologiche. Dal 1986 al 1994 vi è la nascita degli ultimi 3 figli, ed in tale periodo l’attività imprenditoriale conosce un buon periodo di espansione, anche grazie all’aiuto dei primogeniti, che nel frattempo educa in continuità con i propri principi improntati alla totale dedizione al lavoro. Fino al 1992, il suo coraggio di opporsi anziché cedere alle azioni estorsive ed intimidatorie, lo espone maggiormente ai rischi e all’impazienza delle organizzazioni malavitose, che ormai vedono in lui il simbolo della resistenza alle angherie ed ai soprusi della ndrangheta, e forse per questo, lo additano come un obiettivo simbolicamente strategico da annientare. Nello stesso anno subisce i primi due veri attentati alla vita, il primo mediante colpi di arma da fuoco sull’autocarro da lui guidato, e, il secondo il 30 novembre, quando viene attinto da numerosi colpi di fucile, presso l’ingresso della propria abitazione. Lui e la sua famiglia “sopravvivono” nel terrore, spesso sotto scorta delle Forze dell’Ordine, e, obbligati a modificare il proprio stile di vita al fine di evitare l’esporsi quotidianamente ai rischi di attentato, sempre più frequentemente minacciati dai malavitosi estorsori. Da questo secondo attentato, nel quale subisce ferite gravissime, si riprende con maggiore stanchezza, conservando alcune tangibili cicatrici sul corpo e soprattutto nella psiche. Pagina 1 di 2 L’attività lavorativa subisce un temporaneo lieve declino, ma immediatamente dopo, una repentina ripresa, segno di una grande reazione e della volontà di proseguire, affrontando con coraggio le difficoltà della terra di origine. Per i successivi quattro anni, si alternano logorosamente i periodi di pressione psicologica ed apparente tranquillità, a causa di ulteriori tentativi estorsivi subiti puntualmente all’assunzione di ogni nuova commessa pubblica (per le quali, evidentemente, le organizzazioni si attendono inutilmente il loro illecito introito). In tale ultimo periodo, medita qualche volta l’opportunità di trasferirsi altrove, lontano dai luoghi soggetti ai condizionamenti mafiosi, ma puntualmente declina l’idea decidendo di voler continuare a vivere nel posto di nascita, nella speranza di un futuro migliore per i propri figli. L’epilogo infine il 30 settembre 1996 a soli 49 anni, quando con azione premeditata, viene atteso vigliaccamente, e quindi barbaramente trucidato a colpi di lupara lungo la strada che porta ad Oppido, in località “Botta”, proprio mentre si dirige presso un suo cantiere. L’accaduto riesce però ad evocare nelle coscienze di molti una certa reazione alla condizione che porta all’uccisione dell’imprenditore, conseguenza di azioni persistenti criminose, alle quali purtroppo, le istituzioni non hanno saputo o potuto fare fronte preventivamente. Tutti infatti sanno della condizione di vittima dell’imprenditore (che regolarmente denuncia quanto subisce), ma prima della sua morte, nessuno ne prende veramente coscienza. Subito dopo l’accaduto, vi è un consistente interessamento dei mass-media locali e nazionali. Nel 2005, ben 9 anni dopo, con Decreto Ministeriale prot. B1241/VT, l’imprenditore viene finalmente riconosciuto “Vittima innocente della criminalità organizzata”, divenendo di fatto, un simbolo della legalità e l’esempio per le generazioni future. Grazie a questa dichiarazione, nel 2006, in occasione del 10 anniversario della scomparsa, i sei figli hanno finalmente la possibilità di promuovere e finanziare in proprio alcuni assegni di studio, relativamente ad una significativa iniziativa culturale (che di seguito assumerà il carattere di una “biennale”), attraverso la quale si intende educare le nuove generazioni ai principi ed ai concetti della legalità e di conseguenza, della pace. Nel 2008, si svolge il secondo appuntamento della “biennale”, in occasione del 12° anniversario della scomparsa. Nel 2010 si è tenuta l’ultima biennale in occasione del 14° anno dalla tragedia, nell’attesa di svolgere una grande manifestazione per il ventennale, prevista il 30 settembre 2016. “Ricordare e rievocare è necessario per evitare che ciò possa riaccadere ad altri”