D’Ascola al Convegno “Ruolo architettura penitenziaria” "Il vero problema dell'affollamento del carcere lo potremmo definire con un'unica denominazione, povertà dell'arsenale sanzionatorio ed elefantiadi del diritto penale"
“Si pone il problema di rieducazione, sta nell’art 27 della nostra Costituzione. Per la prima volta parliamo dei diritti dei detenuti. Si afferma che i detenuti devono essere titolari di diritti alla salute, all’affettività. Nella pratica quotidiana della carcerazione il diritto alla salute è negato”. Lo dichiara Nico D’ Ascola presidente della commissione Giustizia del Senato nel corso del convegno “Ruolo dell’architettura penitenziaria nell’attuazione del principio costituzionale della finalità rieducativa della pena” alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. “Al di là della rieducazione che costituisce una soluzione inevitabile per un diritto penale che ruota esclusivamente sul carcere,che non conosce sanzioni non carcerarie, il problema che è fondamentale e che chiamerei quello della povertà dell’arsenale sanzionatorio. Il vero problema dell’ affollamento del carcere – prosegue il presidente – lo potremmo definire con un’unica denominazione, povertà dell’arsenale sanzionatorio ed elefantiadi del diritto penale. Il diritto penale è una soluzione che interviene quando il reato è già commesso, quindi è un intervento soltanto punitivo e deve valutarsi in collegamento con gli altri ordinamenti sezionali di tipo punitivo. Fin tanto che ci intestardiremo nel ritenere che il diritto penale sia l’unica soluzione, il problema del carcere non si risolverà, soprattutto alla luce di un sistema punitivo che è a senso unico. Il nostro arsenale sanzionatorio sostanzialmente è quello del 1930, non esistevano soluzioni concettualmente accettate, scientificamente collaudate di sanzioni punitive, magari privative della libertà personale, ma non detentive. Non risolveremo il problema del carcere se non avremo affrontato il problema del diritto penale nelle sue elefantiadi e della estrema povertà dell’arsenale sanzionatorio. E’ necessario passare dalle riforme di settore alle riforme di sistema. Il sistema punitivo- conclude D’Ascola – va costruito e prima ancora pensato come caratterizzato dal diritto penale che ne occupi soltanto una sezione”.