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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Giustizia come incontro, importante evento a Palmi Due giorni di incontri, dibattiti e testimonianze presso il Salone Pio X della Concattedrale

Giustizia come incontro, importante evento a Palmi Due giorni di incontri, dibattiti e testimonianze presso il Salone Pio X della Concattedrale
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Al via domani 10 marzo alle ore 16.00, a Palmi, una interessante due giorni che nasce con lo scopo di offrire spunti di riflessione e di discussione sul rapporto tra giustizia e misericordia e dare spazio a un’interessante analisi riguardante la giustizia riparativa.

L’evento, dal titolo “Pena, Misericordia, Riparazione. Domanda di giustizia e risposte all’ingiustizia: esperienze a confronto” – che si terrà nei giorni 10 e 11 marzo presso il Salone Pio X della Concattedrale -, è stato organizzato dal magistrato Antonio Salvati e dall’Associazione di Volontariato “Presenza onlus” in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Università degli Studi di Milano – Bicocca.

La restorative justice in Italia ha contribuito ad un ripensamento del concetto di pena e alla critica alla dimensione afflittiva e retributiva del sistema di giustizia. Sono passati circa venti anni, da quando la giustizia riparativa ha cominciato a muovere i primi passi nel nostro Paese, tuttavia continua a rimanere una pratica minoritaria riservata, nonostante le recenti indicazioni del legislatore europeo.

“Il diritto penale e il processo sono da sempre mossi da un’istanza repressiva – sostiene la giurista Claudia Mazzucato – che trasforma il fare giustizia nell’applicazione della pena, in nome appunto di una «giusta retribuzione» che non giova (nemmeno) alle vittime. Nel tempo sono cambiati gli strumenti e le finalità del diritto penale, sulla scorta delle mutate sensibilità sociali e delle garanzie liberali e democratiche, ma non il modello e l’idea di giustizia sottesi, che restano intimamente connessi al «far del male a chi ha fatto del male», alla retribuzione del reato con la pena. Anziché prevenire il crimine con politiche razionali e poi, semmai, riparare, contenere, ridurre, ove possibile, il male e il dolore causati dal reato, evitando che si ripetano, li si «raddoppia» nella risposta all’illecito”.

Da questa consapevolezza – avvalorata finalmente anche in Italia da un importante progetto raccontato ne “Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto” (edito da Il Saggiatore) -, prenderà le mosse il ricco programma previsto nelle giornate del 10 e 11 marzo.

Venerdì 10 marzo alle ore 16.00, dopo i saluti introduttivi, interverranno – moderati dal magistrato Antonio Salvati – Emanuele Crescenti, Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Roberto Di Palma, Sostituto Procuratore DDA di Reggio Calabria, don Silvio Mesiti, cappellano del carcere di Palmi e Claudia Mazzucato, giurista e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sabato 11 marzo, invece, a partire dalle ore 9.30, si svilupperà una conversazione sull’esperienza narrata ne “Il libro dell’incontro” con il criminologo Adolfo Ceretti dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca, padre Guido Bretagna mediatore penale e le testimonianze di Agnese Moro, Adriana Faranda e Franco Bonisoli.

“L’incontro” di cui si parla nel libro è il percorso “di parole e di volti” affrontato in sette anni e più di cento incontri fra vittime e responsabili della lotta armata degli anni settanta, un progetto destinato ad avviare un radicale cambio di paradigma storico: non si potrà più guardare agli «anni di piombo», ai loro fantasmi e incubi, con gli stessi occhi; né si potrà tornare a un’idea di giustizia che si esaurisca nella pena inflitta ai colpevoli. I tre mediatori del progetto: il padre gesuita Guido Bertagna, il criminologo Adolfo Ceretti e la giurista Claudia Mazzucato hanno aperto la strada ad una via altra che, ispirandosi all’esempio del Sud Africa post-apartheid, fa propria la lezione della giustizia riparativa (restorative justice), nella certezza che il fare giustizia non possa, e non debba, risolversi solamente nell’applicazione di una pena e perché solo cercando insieme la giustizia, la si può, almeno un poco, avvicinare.