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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

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Donne e territorio, Greco: «Non c’è più tempo da perdere» La sindaca di Cariati, presente con una delegazione di oltre 50 donne al corteo di Cirò Marina, lancia un monito e un invito a fare rete

Donne e territorio, Greco: «Non c’è più tempo da perdere» La sindaca di Cariati, presente con una delegazione di oltre 50 donne  al corteo di Cirò Marina, lancia un monito e un invito a fare rete
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Cariati (CS) – «Dire che no, non ci stiamo. Che la violenza contro le donne deve
essere combattuta, sconfitta. Che è arrivato il momento di riconoscere
una reale uguaglianza alle donne, per fare in modo che gli uomini si
abituino a non trattarle più come oggetti o come proprietà è
importante, ma non basta più». Questo il parere di Filomena Greco,
sindaca di Cariati, che ieri ha preso parte alla fiaccolata che si è
tenuta a Cirò Marina per ricordare la giovanissima Antonella Lettieri,
barbaramente uccisa la sera dell’8 marzo scorso.

Il corteo, che ha percorso silenzioso le vie della città, ha visto la
partecipazione di oltre duemila persone, del sindaco di Cirò Marina e
presidente della Provincia di Crotone Nicodemo Parrilla, e dei
rappresentanti delle più importanti istituzioni del territorio.
C’erano il presidente della Regione, Mario Oliverio, la senatrice
Doris Lo Moro, la consigliera regionale Flora Sculco, e numerosi
sindaci.

«L’attenzione e la partecipazione di ieri – sottolinea Greco –
sono state un segnale importante, che deve rappresentare un inizio
però, non una parentesi».

A Cariati, ad esempio, è nato ormai da tempo ed è in espansione il
Coordinamento Donne. Un gruppo energico, che vuole dare il proprio
contributo per lo sviluppo politico-culturale del territorio. Ieri una
parte di questa comunità, circa cinquanta donne, era presente al
corteo.

UNITE PER FARE LA DIFFERENZA. «Non c’è più tempo da perdere –
ammonisce Greco – . Da sempre noi donne ci siamo rimboccate le
maniche. Abbiamo combattuto per ottenere i sacrosanti diritti alla
parità che ci spettano. Ora dobbiamo fare un passo in più: dobbiamo
unirci, fare rete tra noi. Unite possiamo fare la differenza».
Poi spiega: «Sono convinta che sia proprio il rapporto tra donne uno
degli aspetti cruciali nella battaglia per la conquista del rispetto e
della parità. Sappiamo consolarci, ma non sappiamo spalleggiarci.
Dicono di noi che entriamo in competizione e che da un certo punto in
poi smettiamo di collaborare e ci facciamo la guerra. Forse ciò non è
del tutto sbagliato. Gli uomini sanno coalizzarsi, fanno squadra. Noi
no. E diventiamo più sole, più deboli. Perfino nelle lotte che
condividiamo e che dovrebbero unirci».

L’appello di Filomena Greco è quindi chiaro ed è rivolto sì alle
istituzioni, perché tengano alta l’attenzione, ma soprattutto alle
donne, a tutte le donne: bisogna fare rete. «Le leggi da sole non
bastano. Dobbiamo stare insieme per difenderci, per confrontarci, per
creare spazi in cui condividere esperienze e far maturare nuove idee».

MAI PIU’ SOLE. E sull’esperienza positiva del gruppo nato a
Cariati, dice: «Come donna e come sindaca, questa organizzazione mi ha
ridato speranza. In un’epoca in cui si rimane a casa anche se la
società va allo sfascio, non si frequentano più le piazze, i partiti
e le associazioni come si faceva un tempo, le donne possono determinare
il cambiamento. Perché hanno ancora l’energia e la forza, hanno la
speranza ed è qualcosa che hanno di innato. Sono madri: soprattutto a
loro è affidato il compito di mandare avanti l’umanità. Io più di un
anno fa – racconta – ho dato a queste donne l’input, insieme
abbiamo fatto il resto. Una di loro mi ha confidato pochi giorni fa di
avere ridato un senso alla sua vita grazie al gruppo. Sembra assurdo,
ma è facile da capire. Si sente finalmente parte di qualcosa, può
contare sulla collaborazione delle altre, può proporre un’idea e non
si sente più sola. Insomma, la sua opinione conta – poi conclude – .
Io voglio, come donna e come rappresentante di un’istituzione,
continuare questo cammino che abbiamo intrapreso. Voglio che si
allarghi, perché solo insieme possiamo smettere di essere vittime,
perfino di noi stesse, e finalmente iniziare ad avere e pretendere
rispetto per quello che siamo: persone».