Taurianova, assolto ex assessore alla Cultura Aldo Spanò Non diffamò la memoria di Cipriano Scarfò, ucciso dai Tedeschi nel 1943
La Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta dal dott. Filippo Leonardo con la latere i consiglieri Genovese – relatrice – e Cotroneo, ha assolto, perché il fatto non costituisce reato, il prof. Aldo Spanò, difeso dall’avv. Antonino Napoli, dall’accusa di aver offeso la memoria del defunto Cipriano Scarfò attraverso la pubblicazione, su una pagina del noto social network Facebook, delle seguenti frasi: “Ragazzi Scarfò è stato un sabotatore che rubò il rame a Taurianova i più anziani lo dicono apertamente. Ed infatti proprio per questo non ha ricevuto, alla memoria, alcuna medaglia da parte dello Stato. Se fosse stato veramente un martire della violenza nazi-fascista, dal dopoguerra ad oggi avrebbe senza dubbio avuto un riconoscimento ufficiale” e ancora “Chi ruba per fame o meno non può diventare un eroe. Se dovesse passare questo concetto pensa quanti eroi si troverebbe la società nei prossimi anni…..”
La Corte di Appello ha pienamente accolto la tesi difensiva dell’avvocato Antonino Napoli secondo il quale le frasi erano inidonee ad integrare il reato di diffamazione contestato allo Spanò disattendendo, di contro, quella della Procura e della difesa di parte civile.
In primo grado, il Tribunale di Palmi aveva ritenuto lo Spanò responsabile del reato di diffamazione e lo aveva condannato alla pena di mesi quattro di reclusione, oltre al risarcimento dei danni, quantificati in € 10.000,00 oltre ad € 1.700,00 per spese, in favore della costituita parte civile, Scarfò Benito, figlio del defunto Cipriano, difeso dall’avvocato Alfredo Giovinazzo. L’argomento che ha dato l’abbrivio alla contesa riguardava la scelta operata dall’allora amministrazione comunale di Taurianova di intitolare una piazza a Cipriano Scarfò quale “martire della violenza nazi-fascista barbaramente fucilato”, dopo un sommario processo, dai tedeschi il 25 agosto del 1943 per avere tagliato i fili del telegrafo della Ventinovesima Divisione Tedesca Panzer Grenadier, accampata nei pressi della contrada Micigallo del Comune di Taurianova.
Lo Spanò, ex assessore alla cultura del comune di Taurianova ed esponente politico taurianovese da sempre vicino alle posizioni dell’onorevole Angela Napoli, aveva criticato l’intitolazione della piazza ricordando come fosse un dato notorio alla cittadinanza che lo Scarfò avesse tagliato la linea del telegrafo, non già per l’eroico e “partigiano” fine di sabotare le comunicazioni tra le truppe tedesche, ma per il meno encomiabile intento di rubare il rame.
Dette affermazioni causavano il legittimo risentimento del figlio del defunto Cipriano Scarfò, Benito, che presentava una denuncia nei confronti del professore taurianovese per diffamazione a mezzo Facebook e si costituiva parte civile nel successivo giudizio penale.
In seguito alla condanna di primo grado, l’avv. Antonino Napoli ha proposto appello eccependo l’improcedibilità dell’azione penale per tardività della querela proposta e la inutilizzabilità delle stampe e degli screenshot di Facebook utilizzati per provare il fatto contestato. Nel merito ha, poi, censurato la sentenza di primo grado, dimostrando la insussistenza degli addebiti mossi allo Spanò e, conseguentemente, l’ingiustizia della condanna.
La difesa nella sua arringa, dopo le richieste di conferma del Procuratore Generale, dott. Giuseppe Adornato e della parte civile. ha evidenziato come nelle affermazioni dello Spanò non vi fosse alcun intento diffamatorio nei confronti della memoria del defunto Cipriano Scarfò ma una critica – anche e soprattutto di natura politica – alla scelta operata dall’amministrazione comunale di interpretare il gesto compiuto dallo stesso come eroica condotta a danno degli occupanti soldati nazisti.
Se può non esserci incertezza alcuna sul fatto storico attribuito allo Scarfò – vale a dire il sabotaggio operato ai danni delle truppe tedesche e la conseguente condanna a morte del medesimo per i fatti descritti – ha evidenziato l’avvocato Antonino Napoli, il giudizio assume una diversa opinabile connotazione nel momento in cui si scrutinano i motivi reali del suddetto danneggiamento.
In merito è risultata illuminante e chiarificatrice, a giudizio della difesa, la lucida deposizione resa, nel primo grado di giudizio, dal teste Giuseppe Gallo, classe 1935, che ha vissuto da bambino i fatti descritti ed ha ricordato come, all’epoca, fosse nota la circostanza che lo Scarfò avesse tagliato i fili del telegrafo per rubarne il rame. Tali dichiarazioni pur non essendo di per sé sufficienti a provare la veridicità delle affermazioni dello Spanò, dimostrano tuttavia, come la figura di Cipriano Scarfò fosse già all’epoca controversa e che il medesimo non fosse univocamente considerato dalla cittadinanza alla stregua di un eroe. Di contro, ha evidenziato la difesa, la tesi della parte civile si fondava solo su una ricostruzione effettuata dal prof. Lentini basata sul ricordo di persone ormai decedute priva, tuttavia, di un riscontro documentale dell’epoca.