Taurianova e le corna del diavolo La criminalità scorre sul filo del rasoio
Uno dei più grandi romanzieri francesi disse che il crimine è uno delle due corna del diavolo, poi l’altro è rappresentato dal vizio. “Crimine” e “Vizio”, sono due facce della stessa medaglia ma hanno corna diverse. Il punto nodale sta nel cercare di prevenire crimini e vizi, ma soprattutto, si spera, anche di scoprire i viziosi criminali. Sì, perché a Taurianova il vizio del crimine sta durando da alcuni anni e nessuno mai è stato assicurato alla giustizia.
Cerchiamo di fare una riflessione (indegna, ma necessaria), e partiamo da un lontano presente. Nel 2007 a Taurianova vince un sindaco di nome Domenico Romeo, dura appena due anni e viene sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, poi una commissione d’accesso postuma, sancì che c’erano delle infiltrazioni mafiose e venne sciolto con l’ex art. 143 del TU degli Enti Locali nel 2009. La seconda volta nella storia della città, dopo quegli anni novanta che hanno seminato terrore e morte per le strade della città.
Tralasciando il primo scioglimento il quale è tutta un’altra cosa e tutta un’altra storia. Concentriamoci sull’ultimo decennio che abbiamo attraversato, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ora, in quel biennio accade l’impossibile, ci furono azioni di criminalità i quali avevano come obiettivo gli amministratori comunali dell’epoca tra cui lo stesso sindaco con l’uccisione di un cavallo e la macchina crivellata a colpi di pistola.
Il vicesindaco (Francesco Terranova) una minaccia intimidatoria con una bottiglietta (e se non erro), contenente liquido infiammabile, un avvertimento che presagiva qualcosa di molto serio. A un altro amministratore (Francesco De Marco), attuale consigliere comunale di maggioranza, avevano sventrato le ruota della propria auto, mentre lo stesso era impegnato in un civico consesso.
E come contorno, chi ha la memoria buona, ricorderà la serie di furti di appartamento di quegli anni, alcuni anche con qualche scena di violenza ai malcapitati. Nessun colpevole, che la memoria ricordi. Arrivano i commissari della legalità, stanno due anni, non accade nulla. Il loro compito è quello ripristinare una sorta di “agibilità democratica”.
Trascorrono i due anni e si ritorna a votare. Rivince Domenico Romeo nel 2011 e cosa accade? Altri attentati criminosi, tagli di piante di kiwi, attentati vari, un altro cavallo ammazzato e stavolta con un metodo altamente mafioso perché viene addirittura utilizzato del tritolo (che non è cosa da principianti maneggiare questo esplosivo).
Ritorna la commissione di accesso e (ri)sciolgono il comune per la terza volta, sempre per infiltrazione mafiosa. Ritornano i commissari prefettizi, evidentemente i loro predecessori non sono stati così bravi a ripulire la città e creando la sempreverde “agibilità democratica”.
Ora, ci ritroviamo a un bivio, che senso ha avuto tutto ciò se poi alla fine, niente è accaduto e nulla è stato reso alla giustizia in termini di “sospetti” e prevenzione contro ipotetiche infiltrazioni? Chi ne ha portato il fardello peggiore? Ovviamente, la città!
Veniamo a giorni nostri. Dopo l’ennesimo biennio ecco un nuovo sindaco che prende le redini della città nel 2015, Fabio Scionti che si insedia e promette un cambiamento con il suo “Avanti tutta”, ovviamente la città gli crede e lo vota. Ma in quest’ultimo mese cosa accade? Bruciano la macchina a un consigliere comunale di maggioranza (Pino Falleti), inviano lettere intimidatorie al sindaco e di conseguenza all’amministrazione che lui regge.
Iniziano le rapine ad attività commerciali, ben tre esercizi commerciali in preda a delinquenti che hanno perpetrato ruberie anche in modo eclatante, dallo sforamento di un tetto a, addirittura, l’uso di un flessibile con relativa appropriazione della cassaforte in una gioielleria. Possibile che nessuno abbia sentito nulla? Un flessibile e una mazza, rumore ne fanno?
Cosa pensare? E soprattutto, in che mondo viviamo o in che città stiamo vivendo? Se ogni atto criminoso non ha un colpevole e non si riesce ad assicurare un colpevole alla giustizia?
Agire con ogni mezzo si deve e si può fare, la condizione collaborativa è fondamentale, il coordinamento delle forze con un presidio di sicurezza non può e non deve tardare a realizzarsi. Sicuramente il sindaco sa che dalla fine di febbraio i sindaci hanno più poteri di sicurezza urbana.
Sicuramente il sindaco sa che è stato approvato un decreto in cui stabilisce delle linee guida dando più poteri ai sindaci i quali possono “cooperare” con i prefetti per rafforzare il controllo sul territorio e stabilire nuove modalità di prevenzione del crimine come di altri fenomeni di illegalità sul territorio. Addirittura, possono anche vietare la “frequentazione di determinati pubblici esercizi e aree urbane ai soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale”, così recita il decreto.
Allora, quello che è stato scritto in questa riflessione non vuole essere né pretende di essere una polemica né innescare conflitti di saccenza o di superiorità intellettiva, ma solo un monito che aiuti tutti, di qualsiasi colore politico e identità a mettere da parte ogni livore e stare uniti.
Ognuno nel rispetto dei propri ruoli, di essere cooperanti e collaborativi ai fini di una seria e fattibile (e soprattutto vera) agibilità democratica, nel rispetto della sicurezza dei cittadini. I quali, in questi anni alcuni si sono visti violentati dai tentacoli di una criminalità balorda e allo stesso tempo, altri, vivono con la paura in quanto tali episodi, non fanno altro che creare una sorta di strategia della tensione che in altri anni ha portato solo guai e penalizzazioni di una comunità, con ombre oscure e oltraggio alla civiltà e alla democrazia.
Ma soprattutto, hanno (e se non si fermerà tale condizione criminale), si creerà una privazione della libertà sociale, economica e politica. E non è giusto. No, non è giusto.