Cittanova, su omertà e lettere anonime interviene Rao L'ex candidato a sindaco offre uno spunto di riflessione sul contesto sociale della città
Riceviamo e pubblichiamo
Dalle colonne della Gazzetta del Sud di oggi, 18 aprile, apprendo la notizia relativa al richiamo praticato dall’Arciprete di Cittanova, don Nuccio Borelli, volto a sottolineare l’identità non omertosa del popolo cittanovese. Leggo inoltre quanto sottolineato dallo stesso ai presenti dell’Omelia del Venerdi Santo in Piazza Calvario a Cittanova, riferendosi al ricorrente vizio, praticato in maniera diffusa dalla Comunità cittanovese, consistente nell’invio di centinaia di lettere anonime.
Tutto ciò, forse, si va ad aggiungere all’impeccabile richiamo fatto dal Colonnello dell’Arma, Giancarlo Scafuri, a quanti erano presenti alla S.S. Messa celebrata proprio presso la Chiesa Matrice di Cittanova – dove don Nuccio è Parroco- nella giornata in cui si ricordava l’anniversario del Vice Brigadiere Rosario Iozzia, caduto tragicamente per mano criminale a Cittanova negli anni ’80? La nostra piccola Comunità, attraverso la denuncia anonima, forse inizia a reagire ai tentacoli di un male latente? I segnali di queste numerosissime lettere anonime saranno una richiesta di aiuto oppure sono un chiaro segnale di protesta, rivolto all’attenzione delle Istituzioni e volte a reclamare il riconoscimento dei diritti in qualche modo lesi? Queste numerosissime lettere anonime, nel tempo hanno prodotto prove certe oppure hanno diffuso il solito pettegolezzo di paese?
Infine, la recente scelta praticata e posta all’attenzione della riflessione del Parroco potrà mai essere un metodo di denuncia per eventuali sopraffazioni subite e, per paura, non denunciate personalmente alle autorità preposte? Alle certezze esposte dal Parroco durante la sua Omelia e riportate nell’articolo sopra indicato, io avrei queste domande da mettere sul tavolo della discussione per comprendere sino in fondo le cause che hanno spinto gli estensori delle lettere anonime, superando il sentimento del doversi accontentare degli effetti senza chiedersi perché. Non volendo aprire polemica alcuna in merito, perchè animato da filiale rispetto nei confronti del pensiero e della persona nonché dall’autorevolezza autentica nei confronti di don Nuccio.
Intendendo però soffermarmi sull’argomento, ponendo all’attenzione del lettore l’attuale prassi scelta dall’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone, volta a consentire anche la segnalazione in forma anonima di illecito, utilizzando il format presente sul portale www.anticorruzione.it. Mi chiedo: la denuncia in anonimato è valida in Italia e non è valida a Cittanova? Perché? Siamo ben consapevoli di come è vissuta la quotidianità a Cittanova. Oggi non c’è quel benessere e quella serenità del passato. Il persistente senso di una crescente chiusura sociale, alla quale si aggiungono le costanti e diffuse difficoltà vissute dai moltissimi giovani, diplomati e laureati, sempre più costretti a cercare altrove occupazione e realizzazione della propria vita rende incerto il futuro della collettività. Il debolissimo e sensibile tessuto economico locale è tenuto ancora in vita grazie soprattutto al coraggio ed alla perseveranza dei pochi imprenditori, amanti sinceri di questa meravigliosa e martoriata terra.
La Chiesa, come la politica, sono da sempre vicini ai deboli, agli ultimi e dovrebbero conoscere meglio di chiunque altro le difficoltà e le debolezze della società in cui vivono ed operano, grazie all’ascolto, se praticato, ed alla conoscenza personale dei casi più gravi. Attraverso la Caritas la Chiesa agisce silenziosamente per dare un pasto caldo a chi si trova in condizioni difficilissime. Anche la politica, quando può, aziona i propri sistemi per ridurre il malessere sociale. Certo, a voler mettere il coltello nella piaga, chi non ha un pasto caldo durante la settimana, deve osservare forzatamente il digiuno durante le giornate di festa, in quanto le strutture caritatevoli rimangono chiuse.
Un proverbio cinese ci rammenta un grande insegnamento che vorrei condividere con il lettore: dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. Alla gente bisogna dare un lavoro e con esso si conferirà anche la dignità. Purtroppo tutto ciò non accade perché la nostra Comunità ormai segna il passo, non si muove, non progredisce, non cresce. Come può alzare la voce oggi la Chiesa locale, se da tempo ha perso lo smalto della propria missione dettata in buona parte dalla dottrina sociale della Chiesa? In tal guisa non può arrogarsi il diritto di sapere tutto, etichettando finanche ed in maniera negativa l’agire liberatorio dell’uomo che trova il coraggio di ribellarsi attraverso il ricorso insolito alla denuncia anonima.
Penso sia opportuno interrogarsi a fondo, cercare risposte attraverso il dialogo e la conoscenza del nervo scoperto che ha causato e causa le sofferenze delle persone, sempre e comunque, titolari della loro dignità, spesse volte messa sotto i piedi con troppa superficialità da un sistema che usa la sopraffazione come metodo per far tacere la gente debole. E’ vero, la fede dimostrata dai Cittanovesi è forte. E’ forte anche il senso di dispiacere vissuto dai genitori, quando assistono alla partenza dei loro figli, dopo averli sostenuti con tantissimi sacrifici nella fase della loro istruzione e della loro formazione. L’incremento delle denunce presentate presso il Commissariato di Polizia e presso la Stazione dei Carabinieri di Cittanova, nel corso degli ultimi anni, hanno dettato una netta inversione di tendenza nei confronti del passato.
Le persone si fidano sempre e di più delle istituzioni, mentre ripongono sempre meno fiducia nella politica e nella Chiesa, seppur Papa Francesco si adoperi quotidianamente a mostrare il volto umano di Cristo ai fedeli eliminando privilegi nel Clero e riducendo le distanze. A dare supporto a tale affermazione è Demos & Pi, noto istituto di ricerca, fondato da Ilvo Diamanti, che opera nell’ambito della ricerca politica e sociale attraverso indagini di carattere locale, nazionale ed internazionale. Anche questo dato dovrebbe far riflettere caro don, se chi scrive attesta falsa testimonianza oltre a peccare commette un reato, ma se scrive in forma anonima indica fatti veri, rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana.
Nell’arco di soli 20 anni, la nostra economia è passata dalla serenità generata all’assistenzialismo (disoccupazione agricola, maternità, allattamento, disoccupazione, integrazione dell’olio) all’incertezza totale ed all’indebitamento diffuso, segnando profondamente la vita ed i consumi dei cittanovesi. La nostra economia oggi si regge su quattro pilastri particolarmente instabili: una risicata parte di cittanovesi sono impiegati presso uffici e attività poste all’interno ed all’esterno delle mura; una crescente quota di professionisti, ormai costretti a cercare lavoro fuori sede; i coraggiosi imprenditori ed infine i pensionati, fonte di sussistenza anche per i casi di famiglia allargata nei quali sono presenti disoccupati di lungo termine.
In tale contesto, la mancanza della libertà e il senso dell’oppressione, divengono quel deterrente che non potrà consentire mai la rinascita sociale ed economica di Cittanova. Davanti a questi due ostacoli, nessuno sarà propenso a rimanere, combattere le eventuali illegalità apportando quel profumo e quella bellezza che soltanto la libertà può conferire. Al momento registro la positività della discussione, in merito ai contenuti, in questa sede ho espresso il mio pensiero e spero, in futuro, di poter assistere al protrarsi di una discussione costruttiva e pacata estesa al mondo dell’associazionismo, dell’economia, della Chiesa, della politica, delle Forze dell’Ordine che continuano ad operare per la nostra sicurezza con enormi difficoltà ma con l’alta responsabilità del ruolo di rappresentanti di quello Stato composto da tutti noi e forte dell’identità culturale del nostro paese, piantata come un seme dagli insegnamenti impartiti dai Padri Alcanterini ai nostri illustri antenati, durante la fase dell’eccelso sapere di casa nostra, destinato ad essere sepolto dal terremoto del 1783.
Oggi più che mai, quel sentimento dell’identità e della passione, unito al senso di attaccamento della nostra Cittanova, dovranno rivedere la luce e divenire gli unici strumenti da utilizzare per restituire i fasti e la laboriosità diffusa dai nostri concittadini apprezzati in passato da tutti.
Francesco Rao