Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 27 NOVEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Quanto c’è di vero nel pericolo “Caterina” Editoriale di Maurizio Compagnone

Quanto c’è di vero nel pericolo “Caterina” Editoriale di Maurizio Compagnone
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Ieri a tarda sera facendo zapping tra i tanti canali culturali che offre la piattaforma Sky, la mia attenzione è stata rapita da un programma appena iniziato, sulle intelligenze artificiali e il rischio dei posti di lavoro. Sono stati mostrati molti esempi di come questi androidi saranno sempre più presenti nella nostra vita. Dalla Russia è stata mostrata una particolare stampante 3D in grado di plasmare moduli abitatitivi in 12 ore. Un innovazione futuristica che mi ha fatto riflettere, quante esigenze abitative di persone colpite dall’ultimo terremoto si sarebbero potute soddisfare piuttosto che lasciarle nei mesi invernali al gelo? Si poteva realizzare 1 modulo al giorno con una cifra irrisoria e togliere dai container e roulotte famiglie con bambini piccoli e vecchi. Un brevetto intelligentissimo per far fronte alle prime emergenze. È ovvio che sono immobili utili solo in casi di eventi particolari, infatti tutto sembra piuttosto che una abitazione, anche se l’interno è dotato di tutti i comfort, persino i condizionatori. Non si può pensare che questo tipo di stampante 3D possa togliere il lavoro, per il suo installaggio c’è bisogno di operai, montatori, elettricisti, idraulici e tecnici esperti. Piuttosto sono un valido supporto per l’uomo. Ma il format era più focalizzato ad alimentare le previsioni fosche per i lavoratori, appena queste innovazioni tecnologiche entreranno nel circuito della produzione. Tra gli analisti presenti in studio c’è chi ventilava una perdita del 50% dei posti di lavoro attualmente esistenti. C’è chi faceva notare come questi robot tolto il costo iniziale che si ammortizza facilmente, al datore di lavoro non comportavano costi per di malattie, ferie pagate, stipendi tutte voci che vengono abolite sulle spese in uscita. Unici costi da sopportare la manutenzione periodica. Io non credo che le macchine possano sostituire l’uomo, certo c’è da dire che senza l’era dei computer la scienza non avrebbe fatto passi da gigante in ogni campo, medico, tecnologico, farmaceutico, edilizia, aerospaziale, navale ecc ecc. Forse chi veramente sarà penalizzato sarà il sindacato che vedrà venir meno la “tangente legalizzata” che il lavoratore mensilmente si vede decurtare dalla propria busta paga. La storia dovrebbe essere nostra maestra di vita e se andiamo a ritroso, possiamo notare che dall’avvento delle nuove tecnologie con la rivoluzione industriale è scomparso il lavoro fordista ma non è stato soppiantato, come pure con l’era dei computer non si è persa occupazione. Quindi vorrei capire come i teorici della cospirazione affermano che le intelligenze artificiali avranno ricadute pesanti sull’occupazione.
Anzi mi dovrebbero spiegare questi analisti catastrofisti che ho ascoltato nel format, come mai in Europa e Stati Uniti la crescita della produttività si è congelata, pure in presenza di uso smodato di innovazioni tecnologiche. Partendo dal loro assunto, le intelligenze artificiali si sarebbero dovute riflettere, in un aumento della produttività totale dell’economia, vi risulta, dati alla mano che sia vero?
A me che sono un analista attento, riflessivo e critico, non sembra di assistere a questa esplosione della produttività. Anzi il contrario basta leggere i dati economici, essi non fotografano nessun informazione in tal senso. Quello che noto e mi fa riflettere, non si fa in tempo a mettere sul mercato un robot che dopo qualche mese è gia superato. Secondo voi a questo punto conviene ad un imprenditore continuare ad aggiornare le macchine, hardware e software continuamente per non veder collassare la sua catena di montaggio? Si è pur vero che all’operaio l’imprenditore non da più il pane, però è altrettanto vero, che trimestralmente i suoi robot hanno bisogno del visagista, del persanal training, di abiti griffati, ben più cari del panino. Quindi penso ci voglia molta più moderazione nell’affrontare il problema, che, secondo me è stato affrontato solo generando allarmismo inopportuno.
A questo punto mi sbilancio nelle mie analisi e vado contro corrente, penso che queste nuove tecnologie
per funzionare necessitano di continui costosi upgrade, che ritengo che dopo lo stupore iniziale rappresentato dall’avvento delle intelligenze artificiali, per i motivi sopra esplicati, entreranno a passo di lumaca nel circuito produttivo.
In uno dei servizi sono state mostrati quei profili professionali destinati a scomparire, l’agente assicurativo, il bancario, la badante
che verrà sostituita da un robot capace di prendersi cura di un anziano, sperando che non diventi gelosa, al mondo d’oggi basta poco per farsi cogliere da gelosia, ricordo un bellissimo film di Alberto Sordi, “Io e Caterina” la storia di un uomo che aveva per domestica un robot, talmente sofisticato che si era umanizzato, ricordo un fotogramma in cui Caterina, colta da gelosia scatena la sua rabbia sul povero Albertone. Se si umanizzano troppo i nostri robot rischiamo di esserne sopraffatti e Sordi descrive con la sua ironia che lo ha sempre contraddistinto, il pericolo. Ci mancavano pure i robot ad essere gelosi non bastavano gli umani da cui siamo circondati. Quello che nel servizio è mancato a mio parere, è l’aver esaminato le nuove professioni che si andranno a creare con l’avvento dei robot nella vita quotidiana.
Queste nuove professioni, che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare, andrebbero a compensare, se non in parte, quei profili professionali che andranno a scomparire spazzati via dalle intelligenze artificiali, di cui le nostre tasche beneficeranno. Lo abbiamo visto con la diffusione della rete, che ci permette di prenotare viaggi, effettuare operazioni bancarie, fare acquisti, pagare bollette, prenotare visite mediche, ricevere referti e cartelle sanitarie, ecc ecc. Ma tutto quello che gira sul rete ha bisogno di un motore e a questo pensano le nuove figure create in questi anni, tecnici e ingegneri informatici, ingegneri di area, determinanti in ogni azienda per gestire tutto il ciclo produttivo. La rivoluzione del computer e del web ha permesso di armonizzare gli archivi, non si conservano più montagne di carta che costringevano con una certa cadenza le imprese a ricercare locali sempre più ampi. Oggi tutto è digitalizzato in una memoria di massa può essere contenuto l’intero archivio che richiederebbe enormi locali. I castrofisti di cui ho le scatole piene, dovrebbero effettuare un rewind alla loro memoria, e ricordare cosa accadde nel decennio 1994-2004 in cui nonostante tutti gli scenari apocalittici che circolavano, la produttività non cadde per colpa dei robot ma per mancanza di domanda. I cospiratori dimenticano che l’economia necessita di due elementi fondamentali che devono incontrarsi “Domanda” e “Offerta”, non si può pensare di produrre di più in assenza di domanda, sarebbe un suicidio per l’imprenditore, ma neppure si può pensare di fare impresa senza conoscere il mercato. Oggi infatti ci troviamo ad una trasformazione dell’imprenditore, come abbiamo imparato a conoscerlo. Quelli che attualmente operano hanno una visione corta del mercato, e sono più finanzieri che imprenditori.
State tranquilli cospiratori, le rivoluzioni tecnologiche non sostituiscono il lavoratore, tutt’al più affiancano il lavoratore, guardate il lato positivo, ma togliete prima quegli occhiali da jettatori, le
rivoluzioni tecnologiche sono state sempre positive: migliorano la produttività, riducono il tempo necessario per produrre beni e servizi, migliorano il benessere del lavoratore. L’aumento della produttività, ignoranti di analisti, non è una offesa, riduce la riduzione dei prezzi tutto a vantaggio dei salari e della riduzione del lavoro visto che generano maggiori utili per le società. Non spreco neppure tempo
a commentare la castroneria detta da Bill Gates, il patron di Microsoft, che ha avanzato l’idea di tassare i robot che andranno a sostituire il lavoro umano, tale stronzata è stato il cavallo di battaglia del candidato socialista alle presidenziali francesi, BenoitHamon, il quale nel cimentarsi in questo tema da puro incompetente, ha farneticato, che la prossima rivoluzione tecnologica, cambierà il nostro modo di vivere e di lavorare. Pertanto è necessaria una tassazione sui robot per mantenere invariate le entrate fiscali degli Stati. Abbiamo visto cosa hanno provocato nel partito socialista francese, le proposte del candidato Hamon, l’estinzione dello storico partito socialista A questo ministro vorrei ricordare senza ricorrere a fantasticherie, che ci sono metodi più alla portata di tutti per gestire l’equilibrio robot-uomo, basta intervenire sul monte ore delle ore di lavoro, sulla redistribuzione dei redditi e come terza misura, la formazione. Ritengo che sia fondamentale pensare a distretti industriali con annesse scuole collegate, in cui lo studente nel corso scolastico, ha possibilità di studiare e partecipare a stage formativi all’interno dell’azienda del distretto. È chiaro che questo processo di nuova industrializzazione non è adatto all’attuale mondo economico. Bisogna ripensare a nuovi sistemi, in quanto la mia proposta di redistribuzione dei redditi e la riduzione dell’orario di lavoro non sono attuabili in un’economia globale come è quella attuale, in quanto i costi che peserebbero sulle imprese, renderebbero meno competitive le aziende che si affidassero a tali politiche economiche, ma la mia analisi non è riferita ad una economia globale, di cui tutti hanno visto i disastri che ha provocato, a fronte della ricchezza di pochi si è avuto una povertà di massa. Il mio concetto, però, ritengo che diventa efficiente in una economia glocale, dove i mercati interagiscono a livello di macro regioni. A questo punto non ci sarà più una corsa al ribasso dei salari, al contrario entra in gioco un fattore determinante, “la meritrocazia” che porta a produrre prodotti di alta qualità a prezzi bassi proprio per quella innovazione tecnologia frutto di quelle nuove tecnologie che tanto terrorizzano gli analisti, che ho avuto modo di ascoltare infastidito per la superficialità nell’affrontare problemi sociologici ed economici così importanti. In conclusione, ritengo giusto che si discuta sulle misure necessarie per gestire la prossima rivoluzione tecnologica, ma ritengo prematuro accreditare la previsione nefasta che le nuove macchine intelligenti, provocheranno un’enorme distruzione di posti di lavoro, come volevano farci credere gli intervenuti al format televisivo.

Maurizio Compagnone
(Opinionista della Gazzetta italo brasiliana)