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TAURIANOVA (RC), SABATO 23 NOVEMBRE 2024

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Le istituzioni calabresi a Polsi contro la ‘ndrangheta Il vescovo Oliva: "I summit del malaffare in questo luogo hanno offeso Maria e i calabresi". Il ministro Minniti: "Spetta a noi il compito di conquistare il cuore e il cervello dei calabresi"

Le istituzioni calabresi a Polsi contro la ‘ndrangheta Il vescovo Oliva: "I summit del malaffare in questo luogo hanno offeso Maria e i calabresi". Il ministro Minniti: "Spetta a noi il compito di conquistare il cuore e il cervello dei calabresi"
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“Qui la ‘ndrangheta è sempre andata a braccetto con pezzi di chiesa. E la società civile non è stata attenta. Oggi è una gioia e un onore la vostra presenza in questo luogo simbolo del sud dove c’è una chiesa che cerca di abbattere da questo luogo simbolico l’immagine di un luogo contiguo con la ‘ndrangheta”. Così il vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva ha aperto i lavori dell’incontro sul tema “Madonna di Polsi, la simbologia del santuario tra sacro e legalità” che si è svolto nello stesso santuario alla presenza del ministro dell’Interno Marco Minniti.

“Non c’è più tempo da perdere: se vogliamo sconfiggere la ‘ndrangheta, e la sconfiggeremo, questo obiettivo deve essere il nostro orizzonte e quello che stiamo facendo oggi qui è straordinariamente importante. A noi spetta il compito di conquistare il cuore e il cervello dei calabresi. Solo così riusciremo a fare anche di questo luogo una pietra miliare del passato, del presente e del futuro di questa terra”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Marco Minniti. “Sono fiero – ha aggiunto – del lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura ma occorre fare altro, invitare alla reazione sociale e dire che parole come fede, dignità, amore, onore non hanno nulla a che vedere con la ‘ndrangheta che è un nemico mortale”.

“I summit della ‘ndrangheta in prossimità di questo luogo – ha aggiunto – hanno offeso Maria e la gente di Calabria che viene a pregare. Qui la ‘ndrangheta non può avere vita e protezione. A questo popolo che già soffre non si può togliere la speranza di futuro offuscata da una minoranza di violenti. In questa terra molto è stato il lavoro delle forze dell’ordine, ma occorre formare alla reazione sociale contro la ‘ndrangheta. Il nostro lavoro deve essere quello di evangelizzare ma anche di sensibilizzare la società civile. La ‘ndrangheta ha seminato un humus malefico che rende sempre più difficile l’idea di futuro di molte generazioni. Cosa fare?” si è poi chiesto mons. Oliva: “Occorre purificare la religiosità popolare e separarla dalla mentalità mafiosa. La chiesa calabrese su questo impegno è compatta ed ha maggiore attenzione da parte di tutti”.

Il presidente della Conferenza episcopale calabra, mons. Vincenzo Bertolone, citando Polsi come simbolo di fede, ha ricordato come “qui abbiamo registrato i segni dell’attenzione dello Stato con la visita del presidente Mattarella in occasione del 21 marzo a Locri e speriamo che questa attenzione continui anche in questo luogo simbolo di una terra che ha bisogno anche di azioni concrete che diano fiducia ai cittadini”. Al presidente della Regione Mario Oliverio, anche lui presente, mons. Bertolone ha chiesto “segni di vita e di futuro per i giovani calabresi”.

“Questo è un santuario meraviglioso, ha detto il prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari. Oggi viviamo un grande riscatto per le popolazioni dell’Aspromonte e la presenza del ministro Minniti è una sfida. Venire qui ne è valsa la pena, questo santuario è il luogo centrale del rapporto tra chiesa e mafia. Ecco perché siamo qui insieme per lanciare un grande messaggio di speranza alle persone perbene di questa terra. Oggi questa squadra Stato ha piantato un grande albero della vita in un luogo simbolico a cui sono legate da secoli le generazioni di questo territorio”.

Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette ha sottolineato come “questo luogo sacro la ‘ndrangheta ha pensato di eleggerlo a suo tempio. Siamo qui a confermare la determinazione dei carabinieri e delle forze dell’ordine del contrasto alla ‘ndrangheta, qui e ovunque nel mondo visti i tentacoli con i quali è diventata criminalità globale”. “Questo – ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho – è un santuario meraviglioso eppure la ‘ndrangheta è stata capace di profanarlo. ‘ndrangheta che uccide, che dà in pasto ai maiali, che scioglie nell’acido gli uomini. Quali uomini d’onore sono questi? Chi lavora con la ‘ndrangheta diventa schiavo, chi sta con essa perde la propria libertà. Noi siamo qui per dire che noi onoriamo la chiesa, quella chiesa che sceglie le strade della libertà e della promozione dell’uomo, che lo libera e che segue le parole di papa Francesco. La ‘ndrangheta va condannata dalla storia perché annulla il futuro di intere generazioni”.

Il governatore Oliverio ha evidenziato come “oggi parte un messaggio forte in questo luogo simbolico per la ‘ndrangheta che ha piegato e condizionato la spiritualità popolare. E’ una giornata storica del percorso di liberazione della ‘ndrangheta, un giorno di riscatto per questa terra soffocata da una presenza che ha offuscato le bellezze, la storia e la prospettiva di sviluppo. Da qui si riparte per rilanciare questa stupenda Calabria”. Tra i presenti anche il sindaco di Reggio Calabria, il procuratore generale di Reggio, i presidenti dei Tribunali di Reggio, Locri e Palmi, il presidente del Consiglio regionale, il rettore dell’Università di Reggio Calabria, i comandanti regionali e interregionali della Guardia di finanza e dei Carabinieri, il questore di Reggio Calabria, sindaci e amministratori locali. Pochi i cittadini di San Luca.