Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 26 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

116 affiliati alla ‘ndrangheta arrestati dai Carabinieri Colpiti i vertici delle più importanti articolazioni territoriali della malavita locale. Il commento della politica calabrese - GUARDA IL VIDEO E LEGGI I NOMI DEGLI ARRESTATI

Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Nel corso della notte, i Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un Decreto di Fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 116 persone indagate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, turbativa d’asta, illecita concorrenza con violenza e minaccia, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e numerosi altri delitti collegati, tutti aggravati dalla finalità di agevolare l’organizzazione mafiosa denominata ‘ndrangheta.

In queste ore, oltre mille Carabinieri del R.O.S., del Comando Provinciale di Reggio Calabria, degli Squadroni Eliportati Cacciatori di Calabria, Sicilia e Sardegna e del Battaglione Calabria sono tuttora impegnati nella vasta operazione anticrimine con arresti, perquisizioni e sequestri in tutti i principali centri della Locride, ove sono stati fermati affiliati alle locali di ‘ndrangheta di Locri, Roghudi, Condofuri, San Lorenzo, Bova, Melito Porto Salvo, Palizzi, San Luca, Bovalino, Africo, Ferruzzano, Bianco, Ardore, Platì, Cirella di Platì, Careri, Natile di Careri, Portigliola, Sant’Ilario, tutte rientranti nel mandamento ionico. Arrestati anche alcuni affiliati alle locali di Reggio Calabria, cosca Ficara – Laetella e cosca Serraino e alla locale di Sinopoli del mandamento tirrenico.

I provvedimenti scaturiscono da un’indagine diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria che ha consentito di iscrivere nel registro degli indagati ben 291 soggetti, ai quali sono complessivamente addebitati 140 capi d’imputazione. L’indagine, sviluppata dai Carabinieri del ROS e del Gruppo CC di Locri, ha interessato la quasi totalità delle organizzazioni criminali comprese nel “mandamento” Jonico, composto dalle “Locali” più strutturate e maggiormente legate alle tradizionali regole di ‘ndrangheta, tanto da essere considerate il “cuore” dell’organizzazione .

La misura, articolata in più parti, compendia ulteriori emergenze investigative del proc. 1095/10 RGNR DDA RC (già operazione c.d. “Reale”, ora integrata dalle informative denominate “Blu notte” del R.O.S. di Reggio Calabria), nonché le emergenze di altri procedimenti, tra cui il nr. 8357/09 RGNR DDA RC (c.d. operazione “Eirene”), 2406/10 RGNR DDA RC (c.d. operazione “Edera”), 5213/10 RGNR DDA RC (c.d. operazione “Intreccio”), 7300/12 RGNR DDA RC (c.d. operazione “Arcadia”) e ulteriori procedimenti. Le investigazioni hanno riguardato le cosche operanti nei tre Mandamenti in cui risulta suddivisa la Provincia di Reggio Calabria, ma principalmente il Mandamento Jonico.

L’intensa attività investigativa di questo Ufficio, denominata “MANDAMENTO” e condotta attraverso un elevatissimo numero di intercettazioni e servizi di osservazione, resi difficili dalla particolare situazione ambientale di taluni centri aspromontani, integrati dall’esame di materiale documentale e riscontri a dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha consentito di ottenere una considerevole mole di acquisizioni investigative, alla quale si sono aggiunti gli approfonditi riscontri su taluni filoni investigativi già conclusi (indagini Meta, Solare, Reale, Crimine, Saggezza, Morsa, Acero).Tale vasta documentazione ha, quindi, permesso di far emergere uno spaccato approfondito e completo delle dinamiche associative delle più importanti articolazioni ‘ndranghetiste.
Sono state infatti individuate le gerarchie e gli organigrammi di ogni “Locale” a partire dalla cosca Ficara – Latella, egemone nella zona Sud di Reggio Calabria, per proseguire lungo l’intera fascia Jonica (da cui il nome dell’operazione, “MANDAMENTO”) sia dei comuni rivieraschi che quelli montani, con un monitoraggio investigativo capillare e completo come mai avvenuto in precedenza.

Tale specifica radiografia investigativa ha consentito di documentare le tipiche espressioni del metodo mafioso, identificando gli autori di estorsioni, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche, danneggiamenti nonché della infiltrazione negli appalti pubblici e lavori privati, i quali, per numero e estensione, costituiscono un allarmante indice del capillare e asfissiante controllo del territorio esercitato dalla ‘Ndrangheta. L’indagine ha consentito di definire ulteriormente il complesso sistema di regole e rituali della ‘Ndrangheta, aggiornando le acquisizioni sul tema provenienti dall’indagine “Crimine”, individuando nuove cariche , doti e strutture sovraordinate di cui l’organizzazione si era da ultimo dotata per migliorare la sua efficienza operativa, in linea con quanto emerso nelle operazioni “Crimine” e “Saggezza” e nella recente indagine “Mamma Santissima” del ROS. In tale contesto sono inoltre state accertate le modalità di funzionamento dei “tribunali” di ‘Ndrangheta e le procedure dei giudizi sugli affiliati sospettati di violazioni, nonché le regole applicabili in caso di faida .

Oltre a delineare il complessivo scenario della ‘Ndrangheta nelle sue linee ordinative generali, l’indagine ha documentato distinte dinamiche associative all’interno dei principali “Locali”, particolarmente indicative del grado di pericolosità e livello di infiltrazione nel tessuto sociale/economico dell’organizzazione nelle sue strutture di base.

In particolare, con riferimento al:
‒ ruolo della famiglia “Pelle Gambazza”:

è stata confermata la centralità della famiglia Pelle e di Pelle Giuseppe “Gambazza” in particolare, non solo con riferimento al “mandamento ionico”, ma a tutta l’organizzazione a livello “provinciale”; ciò sia in relazione a problematiche associative (Pelle Giuseppe viene consultato ed assume le decisioni finali in relazione a molteplici questioni riguardanti la concessione di doti e cariche in tutta la “Provincia”, ovvero riguardanti dissidi interni anche a singole locali), sia in relazione a singole attività estorsive o comunque di infiltrazione nei pubblici appalti (quale diretto interessato e/o garante degli equilibri spartitori di tipo ndranghetistico tra le varie famiglie); sul punto, di particolare rilievo sono le intercettazioni che dimostrano la sistematica pressione estorsiva, costituita dal 10% del valore delle opere, nonché l’infiltrazione negli appalti pubblici tra cui quello relativo ai lavori della linea ferroviaria Sibari – Melito Porto Salvo nella tratta Condofuri – Monasterace del valore complessivo di 500.000,00 €;
‒ “Locale” di Locri:

è stata accertata l’operatività delle cosche CATALDO e CORDÌ, protagoniste di una storica faida iniziata sul finire degli anni ‘60 che ha insanguinato, in varie fasi, il centro locrese. L’attività ha disvelato come a seguito della formale chiusura del “Locale”, decretata alla fine degli anni ’90 dagli organismi di vertice della ‘Ndrangheta proprio a causa dell’ennesima recrudescenza della faida, le due cosche rivali abbiano raggiunto una formale pacificazione al fine di “riattivare” il “Locale” e rientrare nel consesso ‘ndranghetista da cui erano state escluse. In tale contesto sono stati individuati i dettagliati organigrammi delle due cosche e di quelle satellite , nonché documentato:
 l’esecuzione di diverse estorsioni a imprese e esercizi commerciali;

 l’infiltrazione negli appalti pubblici per la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia , dell’ostello della gioventù , del centro di solidarietà Santa Marta e di istituti scolastici, nonché nella gestione di terreni pubblici e nell’assegnazione degli alloggi popolari. In merito a quest’ultimo argomento l’indagine ha consentito di accertare le azioni della cosca CATALDO volte a conseguire il controllo di alcuni alloggi popolari in Locri;
‒ Locale di Africo:
sono state documentate le dialettiche associative e di influenza nei rapporti di alcuni “Locali” di ‘Ndrangheta, risultati condizionati sia per vicinanza territoriale che per rapporti familistici. In particolare sono emersi:

 il veto posto dal capo del Locale di Africo alla riattivazione del Locale di Motticella formalmente chiuso dagli organismi di vertice della ‘Ndrangheta a seguito della faida che ha interessato quel centro negli anni 80/90, i cui strascichi non consentono, tuttora, una formale pacificazione;

 la contesa all’interno del Locale di Ferruzzano tra due fazioni per la carica di capo Società, sfociata con scontri a fuoco per i quali si è ottenuta una aderente chiave di lettura;
‒ Locali di Platì e Natile di Careri:
è emersa la sintonia criminale tra i due Locali confinanti, nei quali spiccano le cosche BARBARO e IETTO – CUA, protagoniste della totale infiltrazione mafiosa nel campo dei lavori pubblici.

In particolare, le indagini hanno permesso di accertare:

 la turbativa di numerosi appalti pubblici nel settore delle opere infrastrutturali, indetti dai Comuni di Platì e Careri e dall’Ente Pubblico “Comunità Montana Aspromonte Orientale” di Reggio Calabria, in favore di ditte controllate dalle cosche locali, il tutto secondo logiche spartitorie dettate dagli equilibri mafiosi sul territorio tra le cosche “BARBARO” di Platì, “IETTO – CUA – PIPICELLA” di Natile e “PELLE” di San Luca;
 l’esistenza presso il comune di Careri di un sistema illecito di conferimento diretto e sistematico, tramite “somme urgenze”, di commesse pubbliche in favore di imprese controllate dalla cosca “IETTO – CUA – PIPICELLA”;

 l’infiltrazione mafiosa nei cantieri per la “nuova costruzione e parziale adeguamento della ex SS. 112 Dir. SGC Bovalino – Platì – Zillastro – Bagnara”, appaltati dalla Provincia di Reggio Calabria, che furono in gran parte eseguiti da imprese edili controllate dalle cosche locali, imposte all’A.T.I. aggiudicataria della commessa pubblica con il sistema dei sub-contratti per lavori a misura, per il nolo dei macchinari, per la fornitura di calcestruzzo, materiali edili e da cantiere e mediante imposizione delle maestranze; tale sistema, indispensabile per le ditte mafiose per eludere i controlli preventivi antimafia eseguiti dalla Stazione Appaltante, ha costituito per le società vincitrici della gara pubblica, l’unico modo per trovare un “accordo” con il “territorio”, sottoponendosi alla protezione delle cosche locali e limitando in tal modo i danneggiamenti nei cantieri.

 il controllo esercitato da BARBARO Rosario detto “Rosi”, capo locale di Platì, sugli operai del “Consorzio di bonifica dell’Alto Jonio Reggino” i quali venivano sistematicamente e indebitamente impiegati per eseguire lavori edili di manutenzione nelle proprietà del citato esponente della ‘ndrangheta, mentre venivano retribuiti dal citato Consorzio, ufficialmente per lo svolgimento di opere di bonifica del territorio;

 il coinvolgimento di esponenti delle famiglie mafiose “PERRE – BARBARO” nell’indebita percezione di contributi comunitari all’agricoltura, relativi al periodo 2009 – 2013 e in truffe in danno dell’INPS di Reggio Calabria, realizzate mediante la presentazione di falsa documentazione attestante fittizie assunzioni temporanee di braccianti agricoli, al fine di ottenere il pagamento indebito di contributi previdenziali e di disoccupazione; con l’ausilio del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Agroalimentari – Nucleo Antifrodi di Salerno, sono stati documentati numerosi casi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, commessi mediante presentazione di falsa documentazione per il conseguimento di contributi comunitari all’agricoltura erogati dall’ARCEA (Agenzia Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura).

‒ “Locale” di Ardore:
l’attivazione di una sovrastruttura intermedia, denominata “Corona” con relative cariche , con lo scopo di accrescere il prestigio dei 5 locali che la compongono all’interno dell’organizzazione.
Nello stesso ambito sono anche stati documentati gli attriti, tra gli affiliati della Locale di Ardore (RC) e una parte della comunità Rom insediata in quel Comune, dovuti alle attività criminali predatorie poste in essere da questi ultimi in contrapposizione alla cosca di Ardore.

L’indagine ha riguardato, per una parte, anche le dinamiche interne al Locale del capoluogo reggino, documentando il ruolo di vertice di Pangallo Francesco della cosca Latella – Ficara attiva nella zona sud della città, il quale:
‒ ha riferito sistematicamente a Pelle Giuseppe notizie coperte da segreto istruttorio veicolategli da Zumbo Giovanni , amministratore giudiziario del Tribunale di Reggio Calabria che, grazie a tale posizione, le aveva apprese a sua volta da ambienti giudiziari;
‒ è sospettato di avere avuto un ruolo nella vicenda del posizionamento di una vettura con all’interno armi ed esplosivo rinvenuta dai Carabinieri lungo il tragitto che, il 21.01.2010, avrebbe dovuto seguire il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita alla città di Reggio Calabria .

L’indagine ha reso possibile ricondurre ad un quadro omogeneo vicende ed articolazioni solo apparentemente isolate, contestualizzandole all’interno di uno scenario nel quale la ‘Ndrangheta si afferma, ulteriormente, quale struttura unitaria, segreta, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice.
L’operazione conferma, ancora una volta, come le cosche della provincia di Reggio Calabria, in particolare quelle della Jonica, rimangano il centro propulsore delle iniziative dell’intera ‘Ndrangheta, cuore e testa dell’organizzazione, nonché principale punto di riferimento di tutte le articolazioni extraregionali, nazionali ed estere.

Sotto questo aspetto, l’operazione ha senz’altro inflitto un significativo colpo alla ‘Ndrangheta, privandola degli esponenti apicali e indebolendo le sue numerose articolazioni territoriali anche grazie al sequestro preventivo di un cospicuo patrimonio – costituito da 13, tra società e imprese, nonché un complesso immobiliare – in corso di valutazione.

ECCO I NOMI DEGLI ARRESTATI:

  1. AGUI’ ROBERTO 31.10.1971 Bovalino
  2. ALIGI PASQUALE 22.04.1973 Portigliola
  3. ALVARO PAOLO CL 46
  4. ARMOCIDA Giuseppe cl 59
  5. Balzano Carmelo cl.82
  6. CAMERA MAURIZIO CL 75
  7. CAPOGRECO Vincenzo cl 52
  8. CARBONE Giuseppe 25.03.1956 San Luca
  9. CARBONE MICHELE CL 90
  10. CARUSO Domenico cl. 62
  11. CASILI PIETRO 15.08.1962
  12. CATALDO Antonio cl. 56
  13. CATALDO Francesco cl. 58
  14. CORDÌ Domenico cl 1969
  15. CORDÌ VIncenzo cl 1957
  16. CUZZILLA GIOVANNI ANDREA 19.10.169
  17. DELLAVILLA LEONARDO 05.05.1975
  18. DIENI Pasquale cl’66
  19. FLOCCARI Andrea cl 94
  20. FLOCCARI Renato cl 59
  21. GIAMPAOLO Giovanni cl. 46
  22. GIORGI Sebastiano cl56
  23. GULLI’ DOMENICO 17.04.1985
  24. Ietto Giuseppe cl 61
  25. Ietto Natale cl 58
  26. Latella Alberto cl.66
  27. Lia Candeloro Marco cl.82
  28. Lia Giuseppe cl.47
  29. LONGO Giuseppe cl’44
  30. LUCIANO Vincenzo 25.11.1980 Torino
  31. MACRI’ Giorgio 30.09.1983
  32. MAISANO Saverio cl’57
  33. MAJI Nadia cl 90
  34. MANGLAVITI ANTONIO cl 46
  35. MANGLAVITI Sebastiano 27.08.1934 San Luca
  36. MARTELLI Giuseppe 01.01.1953 Portigliola
  37. MICELI TOMMASO 11.11.1949
  38. Moio Domenico Antonio cl.54
  39. Mollica Arcangelo cl.60
  40. Mollica Francesco cl.62
  41. Morabito Leo cl.30
  42. Morabito Rocco cl.47
  43. MORELLO Antonio cl’59
  44. NASTASI Domenico 29.05.1961 Bovalino
  45. NIRTA Bruno cl’48
  46. NUCERA Santo 10.02.1965
  47. Occhibelli Leonardo cl.35
  48. Palamara Santo cl.67
  49. Pangallo Francesco cl.58
  50. PANUZZO Francesco 25.05.1952 Locri
  51. PARROTTA Paola cl 37
  52. PEDULLA’ Vincenzo cl’72
  53. PELLE Sebastiano 10.04.1971 San Luca
  54. pipicella gaetano cl. 57
  55. POLICHENI Leonardo 18.02.1949 Portigliola
  56. POLITO Antonio cl’83
  57. RASCHELLA’ Francesco cl’62
  58. RESISTENZA FEMIA Luigi cl 48
  59. richichi gaetano cl.62
  60. RODI Teresa cl 39
  61. ROMEO ANTONIO LEONARDO 15.03.1982 Locri
  62. Romeo Giuseppe cl.37
  63. ROMEO Paolo cl 80
  64. ROMEO Salvatore cl 61
  65. ROMEO STEFANO 04.07.1963
  66. SANTANNA Domenico cl 80
  67. SANTANNA Filippo cl’50
  68. SCALI Gianluca 25.03.1972 Locri
  69. SCIPIONE TONINO CL 79
  70. sergi carmine cl. 69
  71. sergi giovanni cl. 65
  72. sergi giuseppe cl. 78
  73. sergi vincenzo cl. 71
  74. SPANO’ Francesco cl’58
  75. SPANO’ Vincenzo cl’55
  76. STALTARI Aurelio cl 63
  77. Stelitano Lorenzo Domenico cl.59
  78. TALIA Carmelo cl’69
  79. URSINO Salvatore cl 47
  80. VADALA’ Salvatore classe 87
  81. VARACALLI FABIO CL 73
  82. zappia leo cl.57
  83. Zavettieri Antonio cl.62
  84. Zavettieri Francesco cl.64
  85. Zavettieri Mario cl.57
  86. zito rocco domenico cl. 60
  87. ZUCCO Bruno 08.08.1968 Portigliola
  88. ZUCCO Domenico 21.07.1965 Portigliola
  89. ZUCCO Domenico cl. 82
  90. ZUCCO Giuseppe 07.09.1976 Locri
  91. ZUCCO Leonardo 20.07.1980

DORINA BIANCHI (SOTTOSEGRETARIO AL TURISMO)

“Calabria libera dalla ‘Ndrangheta. La maxi operazione dei carabinieri del Ros del gruppo di Locri è l’ennesimo successo della continua e costante lotta dello Stato contro la malavita organizzata. A loro va tutto il nostro ringraziamento e la nostra riconoscenza”. A dirlo è Dorina Bianchi, sottosegretario al Turismo e deputato calabrese di Alternativa Popolare.

E aggiunge: “Dobbiamo riprenderci il nostro territorio. Le infiltrazioni e i danneggiamenti negli appalti pubblici e nei lavori privati perpetrati dalle cosche sono un danno enorme perché impediscono lo sviluppo e il rilancio del territorio. La ‘Ndrangheta è un vero e proprio tappo per la nostra Regione ma la sua sconfitta non è lontana ed episodi come quello di oggi rendono la meta ancora più vicina”.

GIOVANNI PUCCIO (PD)

Stamane una ulteriore operazione delle forze dell’ordine ha assicurato alla giustizia una rete di appartenenti alle organizzazioni ‘ndranghetiste della locride. Ultima operazione a conferma che lo Stato democratico ha messo in campo una strategia senza precedenti nella storia repubblicana e ancor più nella storia d’Italia. La presenza del Capo dello Stato qualche mese fa a Locri, la visita di Papa Francesco a Cassano e le parole pronunciate segnano una svolta. Certo occorre consolidare il processo, ma nell’azione del governo Gentiloni ed in particolare nell’azione quotidiana del Ministro Minniti si segna una netta discontinuità rispetto al passato. Non si cade in retorica se si dice che la strategia portata avanti nel corso di questi mesi ha un segno di grande novità ed efficacia. Non è solo l’azione repressiva che si va qualificando, ma è la linea che tende a ricostruire un rapporto di fiducia tra la Calabria e lo Stato. Si affrontano i temi della sicurezza e non solo con l’ottica tradizionale preventiva e repressiva, ma offrendo a chi lo vorrà di potersi liberare da ogni ricatto morale derivante dai legami parentali. Come è accaduto l’altro ieri Reggio con un progetto per il recupero e il reinserimento di minori di famiglie ‘ndranghetiste, sottoscritto dai due ministri competenti e il Presidente della Regione Calabria. Quello sul quale si sta operando è una vera e propria evoluzione antropologica e di ricostruzione democratica dando parola e potere alla Calabria sana che è la stragrande maggioranza. Fino a ieri parlare del Santuario di Polsi immerso nello stupendo Aspromonte si alludeva a cerimonie nelle quali nella fede si mescolavano i confini tra la Calabria onesta e per bene e quella che delinque. La cerimonia di ieri alla presenza delle autorità religiose e delle autorità statali segna un grande spartiacque. Uno spartiacque di valore storico che chiude i varchi ad ogni indulgenza verso il malaffare e per costruire una prospettiva di speranza per il futuro. La società civile ricostruisce così i suoi canali di comunicazione con le istituzioni e con lo Stato e le classi dirigenti saranno ancor più sollecitate a dare risposte in termini di diritti, di valorizzazione delle risorse locali e di crescita e di sviluppo economico sociale. E’ una opportunità per tutti i cittadini e per la politica, tutta. Il Partito Democratico al di la delle sue ragioni sente di giocare una partita che non ha confini di schieramento ma che serve a tutta la Calabria.

GIUSEPPE FALCOMATA’ (SINDACO REGGIO CALABRIA)

«I miei complimenti ed un sincero grazie alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura reggina per lo straordinario risultato conseguito con l’odierna operazione che ha consentito di smantellare i vertici del mandamento jonico, sgominando un sistema criminale che per lungo tempo ha asfissiato la comunità di una vasta area della nostra Città Metropolitana. Gli arresti di questa mattina dimostrano che la squadra Stato, sul nostro territorio, è presente, vigile e operativa». E’ quanto dichiara il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà commentando gli esiti dell’operazione “Mandamento” condotta dai Carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

ARTURO BOVA (PRESIDENTE COMMISSIONE CONTRO LA ‘NDRANGHETA)

“L’operazione «Mandamento Jonico» e tutto ciò che in queste ore sta emergendo dalla scrupolosa attività d’indagine della Procura di Reggio Calabria, ci consegnano l’ennesimo spaccato di una Calabria ancora endemicamente soggiogata dalla ‘ndrangheta. Le parole di uno degli intercettati in cui proclama di essere lui lo Stato, non possono passare inosservate. La ‘ndrangheta sopravvive grazie alla paura che riesce ad instillare nelle persone perbene e al grado di consenso che raggiunge sfruttando l’incapacità o la lentezza delle Istituzioni nel rispondere alle istanze della gente”. E’ quanto asserisce Arturo Bova, presidente Commissione contro la ’ndrangheta in Calabria, per il quale “la necessaria riflessione deve essere portata avanti da chi è Stato in questa terra, da chi ha il dovere non solo morale ma anche istituzionale di stroncare con ogni mezzo la linfa vitale della ‘ndrangheta: il bisogno. Di particolare rilievo – secondo Bova- ciò che le intercettazioni raccontano del controllo dei clan sui cantieri e sui lavori da eseguire, un tema che in Calabria è sempre di tragica attualità. Per questo, auspico che il sistema della stipula di protocolli di legalità sempre più stringenti, possa fare il paio con un sistema più efficace e capillare di controlli in corso d’opera, così da scongiurare pratiche non solo illegali ma anche pericolose per l’incolumità delle persone”. Aggiunge Arturo Bova: “Ciò che ferisce, infine, è l’episodio del 15enne che, secondo gli inquirenti, avrebbe chiesto di essere affiliato alla ‘ndrangheta: qualora fosse confermata la tesi della Procura, saremmo davanti ad un esempio emblematico di quanto lavoro ci sia ancora da fare in parecchi territori della nostra terra. Lavoro che non può essere demandato soltanto alle Procure tramite gli arresti: si tratta di un problema culturale che deve coinvolgere più concretamente e attivamente scuole, famiglie e istituzioni in una collaborazione volta a far comprendere ai giovani il vero volto, oscuro e pericoloso, della ‘ndrangheta”.

AVVISO PUBBLICO

Avviso Pubblico esprime vivo apprezzamento per la maxi retata di questa notte avvenuta nella zona jonica della provincia di Reggio Calabria, che ha portato all’arresto di 116 persone e colpito l’ala operativa e militare di 23 clan, e all’operazione diretta dalla polizia di Stato della provincia di Taranto, che ha eseguito 27 ordinanze di misura cautelare nei confronti di presunti componenti di un clan e di attuali ed ex politici ed amministratori.

Lo Stato non è e non può essere rappresentato dalla ‘ndrangheta – così come emerge dall’intercettazione a Rocco Morabito, figlio del boss di Africo Peppe Morabito ed inserita nel provvedimento “Mandamento jonico” – ma a rappresentarlo devono essere le Istituzioni e tutti i cittadini che hanno a cuore la democrazia di questo paese.

ANCE REGGIO CALABRIA

“Esprimiamo un convinto plauso alla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria e all’Arma dei Carabinieri per la brillante operazione portata a termine, con cui è stato inferto un nuovo, durissimo, colpo alla ‘ndrangheta sul territorio reggino. Si tratta di un risultato estremamente importante che corrobora la speranza e la fiducia nel processo di affermazione della legalità e di un vero sviluppo del nostro territorio”. È quanto afferma il direttivo di Ance Reggio Calabria in relazione alla maxi operazione denominata ‘Mandamento’ condotta dai Carabinieri contro le cosche operanti in vari contesti della provincia reggina.

“Quello che è emerso dalle indagini – proseguono i costruttori edili reggini – è uno spaccato inquietante della realtà territoriale. Un contesto che appare ancora segnato, in profondità, dalla capacità della criminalità organizzata di allungare i propri tentacoli in tutti i settori cruciali della società e di riorganizzarsi costantemente allevando nuove leve anche giovanissime. È questo un aspetto che, come rappresentanti di categoria, ci preoccupa enormemente e ci chiama a non abbassare mai la guardia a tutela delle imprese sane e del sistema socio-economico locale. Il territorio reggino – evidenzia Ance Reggio Calabria – possiede gli anticorpi necessari per far fronte alle minacce della criminalità. Anticorpi rappresentati, principalmente, dall’etica del lavoro, dalla dedizione, dalla passione per ciò che si fa, dall’entusiasmo alla base dei progetti imprenditoriali e dall’impegno diuturno profuso all’interno delle singole aziende. Tutti valori che animano il tessuto imprenditoriale reggino costituito principalmente da aziende sane, che fanno del rigoroso rispetto delle regole, della trasparenza e del più netto rifiuto nei confronti del malaffare, il riferimento ineludibile del proprio agire quotidiano. In questa direzione – rimarcano gli imprenditori edili reggini – auspichiamo che, anche per la spinta positiva che scaturisce dagli straordinari successi dello Stato contro le organizzazioni mafiose, sia possibile imprimere nuovo slancio e vigore ad un nuovo percorso di sviluppo del nostro territorio che, partendo dalla piena e autentica affermazione della legalità, in forma condivisa e coesa, ci veda uniti sullo stesso fronte con tutti gli attori sociali ed istituzionali del territorio. Un territorio – conclude Ance Reggio Calabria – che intende portare a compimento il processo di ‘bonifica’ dalla malapianta della ‘ndrangheta e da qualsiasi forma di sopraffazione e condizionamento mafioso e che per questo deve agire con altrettanta efficacia per la creazione di concrete opportunità di lavoro e di sviluppo”.