Le mani della ‘ndrangheta nella grande distribuzione in Calabria Il ruolo dell'ex deputato Paolo Romeo. Ecco le intercettazioni
Il Segugio
Gli interessi della ndrangheta nel settore della grande distribuzione alimentare sono consolidati e risalenti, spaziando dal diretto controllo di punti vendita, alle forniture di beni e servizi, all’assunzione di personale. Si tratta, infatti, di attività commerciali indispensabili ad ogni ambito sociale che, tendenzialmente, non soffrono le crisi cicliche o, quanto meno, sono meno esposte alla volatilità che caratterizza altri settori economici, garantendo margini remunerativi continui nel tempo ed un costante flusso di denaro contante, generato dalle vendite.
Sul punto, le indagini confluite nel procedimento n. 4614/2006/21 RGNR DDA (cd. Sistema-Assenzio), hanno offerto plurimi, illuminanti elementi, fotografando la scalata di due imprenditori: Suraci Domenico Giovanni e Crocè Giuseppe, stabilmente contigui alle principali cosche di ndrangheta cittadine ed accertando la strutturazione di cartelli di fornitori, espressione delle principali consorterie della città.
Le consolidate relazioni sinallagmatiche che stavano alla base delle relazioni tra imprenditori della grande distribuzione e fornitori, hanno costituito l’humus in cui si sono innestate le assunzioni di favore di dipendenti e l’inserimento di flussi economici, di ignota provenienza, in quelli generati dall’attività commerciale. Insomma, un vero e proprio sistema che garantiva gli interessi della ndrangheta nel citato settore.
E per ben intenderne la rilevanza strategia, va evidenziato come i citati imprenditori, all’esito del fallimento della GDM S.p.a. (per anni la principale catena commerciale cittadina a marchio “Quiper”), rappresentassero il più importante (per fatturato e numero di punti vendita totali) gruppo della grande distribuzione nella città di Reggio Calabria in cui operavano con il marchio “Simply”, dopo che lo stesso Suraci, unitamente, ad altri sodali, avesse gestito, sempre per conto e nell’interesse della ndrangheta, dapprima i supermercati a marchio “Vally Calabria”, quindi quelli a marchio “Conad”, tutti diffusi su larga parte del territorio comunale.
Nel rinviare per di dettagli alle plurime misure cautelari emesse nel proc. n. 4614/2006/21 RGNR DDA (con particolare riferimento alla OCC n. 41/2012), basta qui rammentare come l’indagine abbia evidenziato gli interessi della ndrangheta – ed in particolare dell’articolazione territoriale De Stefano-Tegano – a decorrere dagli accertamenti confluiti nella sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria (n. 500/2008 R.G.A. del 2.2.2009), nei confronti di De Stefano Orazio Maria Carmelo + 10, laddove quel Giudice fece esplicito riferimento al citato Suraci quale tramite di Orazio De Stefano – e di conseguenza degli interessi dell’organizzazione criminale a cui questi appartiene – nel business della grande distribuzione alimentare. Sempre nella citata OOC, letta congiuntamente a quella n. 2/2012 (anch’essa emessa nel proc. n. 4614/2006/21 RGNR DDA), emerge come un siffatto ruolo – anche attraverso la consumazione di condotte di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata ai danni dello Stato, lo svuotamento patrimoniale o il grave indebitamento di talune società, abbandonate a se stesse per poi rilanciarne altre, operante sotto diverso marchio e denominazione – è stato svolto dal Suraci attraverso la sua partecipazione e controllo sostanziale di numerose imprese operanti nel mercato della grande distribuzione alimentare reggina. E per dare una plastica percezione dell’impressionante continuità aziendale, camaleonticamente mutata sotto i vari brand, con cui le imprese presentavano la loro offerta al pubblico, è utile riportare un sintetico elenco tratto dall’informativa cd. “Sistema” del RONI CC di Reggio Calabria, confluita nel citato procedimento n. 4614/2006/21 RGNR DDA (si rinvia alle pagg. 453 ss della citata informativa per una dettagliata ricostruzione delle dinamiche sociali delle imprese attraverso le quali, dalla Vally S.r.l. in poi, Dominique Suraci ha gestito i suoi interessi economici nel settore):
“…
Analizzando la visura camerale delle società che a partire dalla VALLY Calabria srl si sono susseguite nella gestione di diversi punti di distribuzione alimentare si rileva la costante partecipazione dell’anzidetto consigliere o delle persone a lui riconducibili.
In dettaglio:
in seno alla società denominata VALLY Calabria srl il predetto SURACI Dominique ha ricoperto la carica di Amministratore delegato dal 22.12.1999 al 29.05.2001. Inoltre risulta titolare di quote societarie (quota nominale di 25 milioni di euro) attraverso la società denominata GESTIM srl (in cui il predetto Dominique SURACI risulta aver ricoperto la carica di amministratore unico dal 16.12.1995 al 14.03.2000 e in cui risultano essere stati titolari di quote l’ex moglie Sabrina SERGI e l’ex suocero Sergio SERGI) e successivamente attraverso la società denominata SURACI Trasporti Internazionale srl (in cui il predetto Dominique SURACI, unitamente ai propri stretti congiunti, risulta titolare di quote societarie e in cui sino al 9/07/2002 ha svolto la carica di amministratore unico) (vds allegato 60 e 61 volume 3);
in seno alla società denominata M.O.DIS srl il predetto SURACI Dominique partecipa al capitale sociale attraverso la succitata GESTIM srl (vds allegato 62 volume 3);
in seno alla società denominata GESAL srl il predetto SURACI Dominique partecipa al capitale sociale attraverso la società denominata EUROSERVICE srl. (in cui Dominique SURACI ha ricoperto la carica di procuratore dal 10.02.2003 sino al 26.08.2004 e in cui risulta titolare di quote la compagna, la più volte citata Seloua SENIA, nonché la di lui cugina Antonia SURACI) (vds allegato 63 e 64 volume 3);
in seno alla società denominata SGS Group srl il predetto SURACI Dominique esercita il proprio controllo, prima della cessione alla famiglia CROCE’, attraverso la società denominata SDS Holding srl (in cui sono stati formali intestatari di quote Vincenzo FERRIGNO, amministratore unico dal 24/9/2005 sino al 6/11/2009, e Seloua SENIA) (vds allegato 65 e 66 volume 3);
in seno alla società denominata SALDO srl il predetto SURACI Dominique risulta titolare di quote societarie attraverso la società denominata FAST Group srl (in cui sono formali intestatari di quote i soliti Vincenzo FERRIGNO, amministratore unico dal 26.02.2009 sino al 3/7/2009, e Seloua SENIA, amministratore unico dal 3/7/2009) (vds allegato 67 volume 3)
…”.
E sempre nella menzionata informativa, al capitolo “Fatto reato 1” si riferisce in ordine ad una delle principali ragioni, per le quali la ndrangheta è specialmente attratta dal citato settore commerciale, laddove si legge che:
“….
Emblematiche sono le esternazioni del già citato Antonino PANAGIA , come detto, soggetto più volte controllato con importanti esponenti della cosca operante in Bova Marina e indicato dal collaboratore di giustizia Domenico CERA come organico all’organizzazione criminale riconducibile alla famiglia VADALA’ operante nel territorio di Bova Marina, nonché direttamente interessato con Dominique SURACI e al di lui “socio” Giuseppe CROCE’ negli affari legati proprio alla distribuzione alimentare.
PANAGIA, in una conversazione tra presenti intrattenuta con Giuseppe MESIANI MAZZACUVA, figlio del defunto boss Mario MESIANI MAZZACUVA , avente ad oggetto la costruzione di un supermercato, individua il fattore stimolante di un siffatto investimento nel “vorticoso” movimento di denaro che ne deriva, asserendo testualmente: “ (…) No se non tiene il discorso loro sai, con quel progetto sai che si deve di iniziare a metterti in collegamento per portare un supermercato a noi, perchè là si girano i soldi, vedi come ce l’hanno tutte quante le famiglie il supermercato, tutte le grosse famiglie hanno il supermercato, noi perché non lo possiamo avere? siamo più fessi degli altri per avere un supermercato? nel supermercato girano soldi, pure che non che non si guadagna molto, ma un giro vorticoso. Capisci? (…)” .
…” (la conversazione riportata è stata registrata in data 21.04.2005 dalle ore 14:05:18, all’interno dell’autovettura Mercedes Classe E targata CF 263, con progressivo nr. 1305 e R.I.T. 338/05 D.D.A., nel proc. n. 1262/04 D.D.A.).
Sono, insomma le vive parole del Panagia ad illustrare l’importanza della gestione dei supermercati, per i locali di ndrangheta distribuiti sul territorio; e ciò non già in ragione della loro particolare redditività, quanto piuttosto perchè si tratta di imprese in cui si registrano significativi movimenti di denaro contante, sicchè in questi flussi economici è agevole inserire ed occultare quelli derivanti dalle attività illecite tipicamente riconducibili alla criminalità organizzata (è proprio questo lo scopo implicito a cui fa riferimento il Panagia nella citata conversazione, concludendo la sua affermazione con “capisci?”).
Ed allora non è affatto un caso che, riscontrando l’affermazione del Panagia nel predetto colloquio, al progr. 965 ed a quello 2492, RIT 565/07, proc. n. 4614/2006 RGNR DDA, registrati entrambi negli uffici della SGS S.r.l., impresa già partecipata da intestatari fittizi e gestita di fatto da Suraci Domenico Giovanni e Crocè Giuseppe, si facesse schietto riferimento all’inserimento nei flussi economici generati dai supermercati di altri, provenienti da terzi. Mentre, ai progressivi 469, 470 (stesso RIT e procedimento) si evocano le indicibili “…porcherie…” che ai citati Suraci e Crocè erano state concesse da prezzolati funzionari del sistema bancario.
E sempre in merito all’infiltrazione della ndrangheta nel settore della grande distribuzione, è utile rammentare talune delle emergenze del proc. n. 3227/2009 RGNR DDA (cd. Araba Fenice), confluite nella OCC n. 42/2012, con cui – tra gli altri – è stato cautelato Mario Giglio, avvocato, espressione tipica della borghesia cittadina al servizio della ndrangheta. Orbene, quest’ultimo era stato tra i soci, unitamente al citato Suraci Domenico Giovanni, della società che gestiva i supermercati a marchio “Vally Calabria”, prima e “CONAD”, poi, e conversando, in data 10.11.2009, presso gli uffici dell’EUROEDIL S.a.s, con Liuzzo Giuseppe Stefano Tito (raggiunto dalla medesima misura cautelare quale dirigente della ndrangheta) e Massara Osvaldo (anch’egli cautelato nel predetto procedimento, ma già condannato in relazione all’art 416 bis c.p., nel primo grado del procedimento n. 259/2006/21 RGNR DDA, cd. Alta Tensione), riferiva della sua esperienza nel citato settore e delle difficoltà incontrate. Nel dialogo, l’avv. Giglio proponeva un deciso cambio di strategia che i vertici della ndrangheta avrebbero dovuto adottare, così da potere riconoscere un centro decisionale unico anche in siffatto settore economico, alla stregua dell’organizzazione criminale siciliana, ed implementare così l’efficienza del sistema d’infiltrazione della ndrangheta nella grande distribuzione alimentare. Si riportano, alcuni stralci della citata conversazione ambientale, intercettata il 10.11.2009, ai progressivi nr. 8002 e 8003, RIT 1649/09, proc. n. 3227/2009 RGNR DDA, all’interno dell’ufficio della EUROEDIL S.a.s.:
“…
L = LIUZZO Giuseppe Stefano Tito
M = MASSARA Osvaldo Salvatore
G = avv. GIGLIO Mario
…omissis..
Ora 10.26.33
I tre iniziano a sussurrare rendendo incomprensibile la conversazione
M: …inc/le…
G: si!
M: …inc/le…
Continuano a sussurrare
M: si, si, è un bordello … però c’è troppa gente … c’è troppa gente ignorante … ma assai … e sapete perché escono ignoranti? Perché quelli che avete detto voi cominciano a capire che devono cambiare … ed allora, qualche storto pensa che sono scomparsi … i cristiani, no?
G: ORMAI SI È INTELLIGENTE ANCHE NEL MONDO DELLA CRIMINALITÀ
M: si, si …
G: evoluto, cioè … qua da noi abbiamo … se voi andate in Sicilia … in Sicilia … vedete ambienti diversi, vedete … ancora siamo storti … ancora abbiamo la cultura del …inc/le…io l’ho verificato … sulle mie spalle, vale a dire … porto sempre lo stesso esempio perché l’ho verificato … me ne fotto chi sente o non sente
M: si, si …
G: 1994/95 … ci mettiamo a fare quei cazzo di supermercati VALLY …
M: io li ho portati …
g: abbiamo fatto la società io, MACHEDA, DE ANGELIS, Antonio COTUGNO … la prima volta con un altro mio cugino, poi abbiamo cacciato a questo e abbiamo messo VENTURA, poi è uscito VENTURA … poi abbiamo messo a … e allora io non faccio l’imprenditore, grazie a Dio conosciamo un poco a tutti, abbiamo delle amicizie e non gli abbiamo scassato il cazzo più di tanto … però, POSSIBILE CHE UNO SI DEVE INCONTRARE CON L’ERGASTOLANO LATITANTE PER VEDERE CHI DEVE PORTARE IL PANE A GALLICO? … mi viene da morire, voglio dire …cioè, se io devo portare il pane a Gallico … cioè, quando è sceso questo della CONAD ha detto io “capisco le situazioni” … VADO A PALERMO ERAVAMO 46 PUNTI VENDITA PARLIAMO CON UNO … PAGHIAMO LA MAZZETTA … QUESTO È IL SISTEMA! E’ inutile che ci nascondiamo, abbiamo pagato la mazzetta e non ci hanno mai rotto i coglioni … SIAMO VENUTI QUA A REGGIO … E … CHI DEVE PORTARE 20 CHILI DI PANE A GALLICO SI DEVE INCONTRARE CON PAOLO TEGANO … CHI DEVE PORTARE OTTO CHILI DI PANE ALL’ARCHI DEVE VEDERE CHE DICE MOLINETTI PERCHÉ HA IL FORNO.
G: CHI DEVE ANDARE A SANTA CATERINA C’È MORABITO CHE LO HA SUO COGNATO, CHI DEVE ANDARE A PELLARO NON SI CAPISCE CON CHI CAZZO DEVE PARLARE … voglio dire …
Si sentono le risate dei presenti
L: minchia, sembra veramente … sembra un libro, una storia …
G: ma non è concepibile … cioè 70 riunioni … 70 riunioni … e uno, un imprenditore deve venire da Bologna e scendere a Reggio per vedere se quattro spase (ndr: vassoi) li deve portare LO GIUDICE o Pasquale VOTANO … ma dove siamo a New York? Nel Burundi, nell’Africa … non è che capiscono, dice … non abbiamo la CONAD che scende ed investe a Reggio Calabria … cerchiamo in modo intelligente un prodotto tipico calabrese …
M: …inc/le…
G: di commercializzarlo su tutto il territorio nazionale … allora, facciamo i pomodori sott’olio? A noi ci serve una gentilezza … dato che produciamo pomodori sott’olio … me li mettete in 500 supermercati per vedere se è un prodotto che va? Pasquale …inc/le… di ma non mi cacate il cazzo, voglio dire, di prima mattina …
M: si …
G: la gente si schifa … chiamalo, chiamalo … ma sto parlando di … si può dire non del 1600 … di avantieri … ma io me ne fotto, ma io chiudo queste quattro saracinesche, ammazzatevi che io vado e mi compro quattro alberghi a Montecatini … a Taormina, a Taormina tu pensi che devono pagare la mazzetta?
M: quella è zona franca, quella più degli altri posti …
G: non paghi la mazzetta? O vai a Portorosa e non paghi la mazzetta per il posto barca?
M: là, neanche i cani, neanche uno scippo … perché se lo trovano …
G: ti prendono a calci nel culo …
M: …inc/le…
G: te ne vai tu dalla tedesca … ti pigliano loro stessi a calci nel culo e ti fanno arrivare a Ganzirri …
Si accavallano le voci
L: tu sei andato mai a Capri? Io sono andato a Capri … rolex con brillanti, tutto come sono ora … così camminavo io a Capri … e tiravo 5.000 euro dalla tasca tranquillo … tranquillo … così, in pantaloncini … in camicia aperta così, vedi in questa maniera, tranquillo io camminavo … capisci?
G: diecimila persone a 5.000 euro portano un indotto ….
L: si, si …
G: di strutture alberghiere, di mangiare …
L: andavo a mangiare al “QUISISANA”, l’avvocato sa … (rivolto a MASSARA) tu non sei stato mai a Capri?
M: a QUISISANA dove? All’ospedale?
L: a Capri … al QUISISANA, l’avvocato lo sa … QUISISANA …
G: d’accordo, quello che in caso di malattia …
L: io alloggiavo al QUISISANA a Capri …dormivo e mangiavo, uscivo da là e andavo sulla spiaggia … aperitivo, gelatino …inc/le…
M: io come faccio al andare al QUISISANA? Io faccio il pittore, dove cazzo devo andare? ..inc/le… devo fare?
L: quando vuoi andare a Capri me lo dici che ti scrivo un paio di localini dove io andavo spesso …
M: ma con quali soldi Pino? … non è il fatto dei localini … il fatto è che devi avere la pila (ndr: i soldi)
G: DOBBIAMO CAMBIARE …
M: … avvocato …
G: e lo so … noi ancora siamo rimasti indietro …
M: avvocato … non dovete parlare con me di queste cose …
G: no, io dico … a voce alta …
M: chi mi conosce …
G: che dobbiamo cambiare …
M: bravo! Allora …
G: l’abbiamo tutti questa cazzo di cultura … ce l’ha il professionista, ce l’ha il finanziere, ce l’abbiamo qua la cultura della stortia …
M: ma sapete perché?
G: io la chiamo della stortia …
M: allora, seguitemi avvocato, io sono … io sono del parere … che la stessa persona … parlo di me, no? Non voglio parlare …
L: si, ma non cambia niente …
M: concludo e poi ti lascio parlare ….
L: quello che sto pensando io …inc/le… a Reggio…
M: l’avvocato conosce cani e porci …
G: si, si, si …
M: mi immagino un povero sventurato … in che fuoco incombe se va ad aprirsi una bottega … Dio ce ne liberi … ora la stessa bottega … la stessa persona
L: guarda, c’è di lato quello che vende la carta igienica … non puoi vendere carta igienica … una povera ragazza … una povera ragazza è andata e si è comprata, per sua sventura, una bottega … per comprarsi questa bottega sua madre pensionata, prende 680 euro, si è dovuta fare un prestito alla Posta di 6.000 euro … hanno iniziato … il pane lo devi prendere qua, questo non lo puoi vendere, inizialmente tanto e tanto (inizia a ridere) … inc/le… questo non lo posso vendere, la carta non la posso vendere … mi ha detto, mi ha detto “signor LIUZZO, il pezzo più grosso siete voi, perché abitavo prima in un altro posto, mi ha detto, mi ha detto “se mi abbandonate posso chiudere” … che vuoi, mia suocera … mandava sotto …inc/le… poverina … ma stiamo parlando che questa poverina non poteva portare un prosciutto …
…”.
Ed è impressionante constatare, nell’ultima parte del dialogo, come il controllo asfissiante della ndrangheta sul sistema delle forniture degli esercizi commerciali non risparmiasse, nelle vive parole di un testimone autorevole, qual’è il Liuzzo, neppure piccole “botteghe”, avviate per i figli da genitori che vi investivano i risparmi delle loro povere previdenze. Mentre, a fronte della pluralità d’interlocutori, l’avv. Giglio suggeriva una centralizzazione nella gestione delle forniture che consentisse a ciascuno di soddisfare i propri appetiti criminali, senza creare troppi impacci all’imprenditore colluso.
Insomma, l’avv. Giglio preconizzava uno sviluppo criminale del sistema d’infiltrazione della ndrangheta nella grande distribuzione alimentare che la presente indagine, ben focalizza.
Ed infatti, il fallimento della GDM S.p.A. ed il sequestro delle imprese riferibili al duo Suraci-Crocè hanno rappresentato un momento di grave crisi dell’apparato di penetrazione della ndrangheta nel settore della grande distribuzione alimentare, imponendo la programmazione e la ristrutturazione dei sistemi d’infiltrazione, nonché la necessità di creare nuovi equilibri tra i vari interessi criminali coinvolti. La diffusione territoriale, estesa all’intera area del comune di Reggio Calabria, e la rilevanza economica del settore interessato alla ristrutturazione degli assetti imprenditoriali, hanno, infatti, imposto una gestione della suddetta crisi da parte di soggetti e strutture dell’organizzazione criminale, poste ai vertici assoluti della sua piramide organizzativa, consentendo – ancora una volta come già nel proc. n. 7497/2014/21 RGNR DDA (cd. operazione Gambling) – di apprezzare l’unitarietà della ndrangheta nella sua dinamica operativa.