Cinema, a tu per tu con l’attore Tony Sperandeo L'artista è entrato nella storia del grande e del piccolo schermo
di Diego Licopoli
A colloquio con Tony Sperandeo, in occasione dello Scilla Film Fest. Grandissimo volto della televisione e del cinema italiano, noto per le sue interpretazioni di personaggi mafiosi, ha creato un vero e proprio marchio di fabbrica, entrando così nella storia del grande e del piccolo schermo. Una persona e un attore dal carattere duro, tenace, passionale, dotato di una grande tempra e di valori degni di un uomo del sud. Un personaggio che non ha bisogno certo di presentazioni, poiché il suo spirito ribelle e la sua grinta riecheggiano in ogni angolo della penisola. Tra le sue interpretazioni più importanti ricordate dal pubblico sicuramente viene menzionata quella del boss “Tano Badalamenti nel film “I cento passi” che lo portò a conquistare il David di Donatello nel 2001.
Nel 1982 esordisce nel film Kaos dei fratelli Taviani. Cosa ricorda di questa prima esperienza cinematografica?
Io di cinema non sapevo nulla, nemmeno che una scena sbagliata si può ripetere. Quando l’ho capito dissi “minchia, allora pure i morti possono recitare” poiché una scena errata si può girare di nuovo. Io venivo dal teatro e dal cabaret e volevo fare cinema a tutti i costi.
Negli anni ha interpretato numerosi personaggi di stampo mafioso, come si è trovato nelle vesti dei suddetti personaggi?
Non so cosa rispondere, se non che quando una persona fa l’attore, si deve adeguare al ruolo che gli viene imposto. I personaggi mafiosi sono diventati il mio marchio di fabbrica, però io non ho fatto solo quello. Io ho girato sette anni la squadra, dove interpretavo il poliziotto, e la gente se lo scorda, ho girato la scorta, dove interpretavo sempre il poliziotto, e la gente se lo scorda; la gente si ricorda solamente delle mie vesti di mafioso. Però se non ci fossero i cattivi i buoni non esisterebbero.
Cosa ne pensa in generale della mafia in Sicilia?
Che lo stato lo permette, poiché c’è sempre in atto una collusione con la mafia stessa. Però ti voglio dire una cosa; noi al sud abbiamo la Mafia, la ‘Ndrangheta, la Camorra e la Sacra Corona Unita, ma da Roma in su i politici si sono divorati l’Italia, poi si sono presi gli arresti domiciliari, ed un mese dopo sono usciti puliti ripresentandosi alle elezioni. La vera Mafia sta dentro lo stato.
Nel 2001 vince il David di Donatello interpretando il boss Tano Badalamenti nel film “I cento passi”. Cosa può dirci di questo grandissimo traguardo?
Quando l’ho vinto ho pensato subito ad un ossimoro, una contraddizione, poiché vinsi quel David interpretando la parte di un mafioso. L’importante è non essere cattivi nella vita ed io, per fortuna, non lo sono.
Cosa si sente di consigliare ai giovani che oggi vogliono intraprendere la carriera di attori?
Di andare a cercarsi un posto di lavoro e “Travagghiari!”