È nata la rete d’imprese fra i produttori del Greco di Bianco Doc Le dodici aziende vitivinicole del territorio si sono impegnate a promuovere il vitigno autoctono calabro
Bianco (RC) – È nata la rete d’imprese fra i produttori del
Greco di Bianco Doc, vino passito fra i più antichi d’Italia. Le dodici
aziende vitivinicole del territorio si sono impegnate a promuovere il
vitigno autoctono calabro ormai assodato essere una Malvasia e, attraverso
questo, valorizzare turisticamente una delle aree più belle e ricche di
storia della Calabria: la Costa dei Gelsomini.
L’annuncio è stato dato durante il convegno “Il Greco di Bianco Doc e il
Mantonico Igt raccontano la storia del territorio. Come valorizzarli”?
Moderato dal presidente Unaga Mimmo Vita, l’evento si è svolto nella
splendida cornice della Villa Romana di Casignana, gioiello archeologico di
inestimabile valore per la bellezza dei mosaici del II, III e IV secolo d.C.
All’incontro, patrocinato dai Comuni di Bianco e Casignana, Regione
Calabria, Città Metropolitana e Associazioni di Categoria, sono intervenuti
autorità nazionali, regionali e locali, tra cui il parlamentare Nicodemo
Oliverio ed il consigliere regionale Seby Romeo. Presenti anche: i
professori Attilio Scienza, dell’Università di Milano e Rocco Zappia,
dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria; i sindaci di Bianco Aldo
Canturi e di Casignana Vito Crinò; il Presidente dei sindaci della locride
Rosario Rocca; Claudio Saporito (presidente Consiglio comunale di Bianco);
Vincenzo Maione (Arsac); Gennaro Convertini (Presidente Casa dei vini di
Calabria); Saveria Sesto (Associazione Città del Vino); Ferdinando Maisano
(Presidente Rete delle vigne del Greco di Bianco); Franco Scordino
(commercialista); Anna Maria Guiducci (Soprintendente Archeologia RC);
Andrea Musmeci (presidente Arga Calabria); Antonio Cufari (enologo);
Gianfranco Adornato (archeologo); Antonio Lupini (Confagricoltura);
Gianluigi Hyerace (Coldiretti).
La vite dalla quale si ricava il Greco di Bianco ha origini molto remote: si
ritiene che il primo tralcio sia arrivato in Calabria, nel territorio di
Bianco, nella locride, già nel VII secolo a.C., quando i Greci sbarcarono
nella Calabria jonica, presso il promontorio Zefirio, oggi chiamato Capo
Bruzzano. Ma se il Greco di Bianco è un vino che occupa una particolare
nicchia nel vasto mercato enologico, è sul Mantonico che si è concentrata
l’attenzione dei relatori, in particolare del prof. Scienza. “Un vino
originale da inventare, che può essere il nuovo volano dell’enologia del
territorio. Un vino, il Mantonico, che a differenza del Greco Doc, prezioso
in quanto ottimo passito ma consumato principalmente nei momenti importanti,
è più duttile e quindi più adatto ad un uso immediato come richiesto oggi
dalla moda del bere”, ha spiegato il prof. Scienza. A sua volta, il prof.
Rocco Zappia ha sottolineato che il vitigno del Greco di Bianco Doc è “una
Malvasia, quindi con relazioni individuate a livello di germoplasma con le
varie malvasie mediterranee, a cominciare da quelle dell’ex Jugoslavia”. La
sua storicità però è documentata, se possiamo dire, anche dalla tecnica di
appassimento delle uve raccolte rigorosamente a mano e poste delicatamente
su graticci di canna al sole (alcuni produttori usano tecniche più moderne,
ma ammesse dal disciplinare). L’uva subisce un appassimento di 10-12 giorni,
che può determinare, in relazione al contenuto in zuccheri, una riduzione di
peso fino al 35%. Al termine avvengono pigiatura e torchiatura. La resa
massima di uva in vino al consumo non deve essere superiore al 45%.
Per far conoscere le realtà produttive della Doc, con le caratteristiche
peculiari del tradizionale metodo di appassimento delle uve e poi la
pigiatura e la torchiatura e per illustrare il poco conosciuto territorio
della locride, è stata organizzata la visita dei giornalisti dell’Unaga e
Arga (la stampa agricola e agroalimentare italiana, gruppo di
specializzazione della Fnsi, e la sua articolazione calabra) ai produttori
del vino Greco. Durante la visita alle aziende: Ceratti, Moscatello,
Dioscuri, Baccellieri, Caridi, Maisano, Lucà Viglianti, Brancatisano e Naimo
i giornalisti si sono confrontati con i produttori interessandosi delle
tecniche di coltivazione e di lavorazione, approfondendo le potenzialità di
commercializzazione del Greco Doc e del Mantonico Igp. Per la decina di
giornalisti accreditati non sono mancati momenti culturali con le visite al
Museo del Vino “La Verde” di Bianco, al Museo Archeologico Locri Epizeferi,
alla Villa Romana di Casignana, agli antichi Palmenti della Magna Grecia ed
incontri enogastronomici. Elementi forti di questo territorio ricco di
storia e vestigia si pensi all’Antiquarium di Locri. Il messaggio finale è
quello sviluppare l’enoturismo. Vino, bellezze paesaggistiche, come le
piscine naturali di Capo Zefiro, o l’entroterra ricco di borghi storici
sulle pendici dell’Aspromonte sono i volani per la completa valorizzazione
turistica.